8.

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Ero in serio pericolo.
Continuava a toccare la mia schiena e la mia paura si faceva sempre più grande.
"Spencer, lasciala immediatamente." Disse una voce proveniente dalla porta.
Capii che quello era il suo cognome, ma data la mia insistente paura non avevo ancora capito di chi fosse la voce che mi salvò.
"Lasciala prima a me e poi te la fai te." Disse Mike senza scherzare.
Sentii dei passi avvicinarsi e poi Mike cadde a terra per il pugno che gli aveva dato il ragazzo.
Alzai gli occhi per capire di chi si trattasse e rimasi scioccata.
Joe.
Lui non ci fece caso, mi prese dal braccio e mi portò fuori dalla casa da un'uscita diversa da quella con cui entrai.
Fuori c'era un leggero venticello fresco che mi faceva star bene.
"Grazie." Dissi non guardandolo in faccia.
Con il pollice e l'indice mi alzò il mento così da poterlo guardare.
Non si ci poteva dire niente, era davvero un bel ragazzo, i suoi occhi verdi che non si staccavano dai miei quasi dello stesso colore mi bloccavano. Anche la sfumatura dei suoi capelli mi piaceva, erano di un castano diverso da quello mio. In quel momento le sue labbra erano serrate e poco umide.
Anche lui stasera era molto elegante.
La camicia era bianca e messa all'interno dei pantaloni grigio fumo.
Vidi che gli angoli della sua bocca si alzavano pian piano fino a formare un sorriso, non troppo esagerato, e anche la sua fossetta al lato che prendeva forma.
Sorrisi anche io.
"Quello stronzo del tuo accompagnatore non aveva intenzione di cercarti, neppure non vedendoti dove ti aveva lasciato." Disse dopo.
"Non sarei dovuta venire." Risposi abbassando lo sguardo.
"Ehi, adesso sei con me." Disse con gli occhi ancora su di me.
Ripoggiai gli occhi sui suoi.
Mi guardava come fossi un quadro da ammirare.
"Non guardarmi così." Sorrisi mostrando i denti.
"Non posso farne a meno." Rispose avvicinandosi.
Sentivo calore su tutto il mio corpo anche se facevano non molto gradi.
"Non.. non posso." Dissi ricordandomi di com'era fatto lui.
Sicuramente a quelle come me, che non gli girano intorno, usava questi metodi da eroe romantico per portarsele a letto.
Feci per andarmene ma mi bloccò.
"Non andare." Disse con un pizzico di delusione.
"È tardi." Inventai una scusa.
"Domani non c'è scuola." Disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Dannazione.
"Dylan mia starà cercando."
"Non credo, era immerso nei bicchieri di vodka." Mi disse cercando di convincermi.
"Mi cercherà la mia migliore amica." Dissi non cedendo.
"Allora non farti trovare." Mi sorrise per la centesima volta.
Feci una faccia interrogativa.
Mi prese la mano e mi incitò a correre.
Sapevo che mia madre non era in casa quindi sarei potuta rimanere anche un'intera notte fuori, ma mio fratello, per quanto stronzo, si sarebbe preoccupato.
"Un attimo, mando un messaggio a mio fratello e gli dico che dormo da Sophie."
Annuì facendomelo fare.
Poi mandai un messaggio anche a Sophie.

Non aspettarmi, sono andata a casa e se Dylan chiede di me, cosa che dubito, digli che è venuto Jason a prendermi.

Inviai il messaggio e riposai il telefono nella borsa, poi continuai a seguire Joe.

Arrivammo davanti ad un appartamento abbastanza grande.
"Dormi a casa mia." Disse, ma era un'affermazione.
"Cosa? No! Vado a casa, non voglio fare la fine di quelle troiette che porti a casa tua." Dissi secca.
Mi aspettavo un ghigno da parte sua, invece si mise davanti a me per far incrociare per l'ennesima volta i nostri occhi e rimase serio.
"Io non faccio.." Disse ma lo fermai.
"Ti ho visto ultimamente baciarne una, non coprirti." Dissi cercando di essere più impassibile.
Chiuse gli occhi per qualche secondo.
"Okay, forse a volte ne ho bisogno ma non credere che.. insomma.. che lo faccia con te."
Non dissi niente e cercò in tasca le chiavi per aprire il portone.
Non ero ancora del tutto convinta ma appena aprì la porta venne subito un bambino ad abbracciare il fratello. Mi stranizzai che un piccolino come lui fosse ancora sveglio. Sembrava la copia di Joe e non potetti non sorridergli.
Senza accorgermene mi ritrovai dentro casa sua e cercai di essere meno preoccupata possibile.
"É tuo fratello?" Dissi con una faccia innamorata.
Il bambino parlò al posto suo.
"Sì, mi chiamo Kevin e tu chi sei?"
Aveva una vocina così dolce e carina e non smettevo di guardarlo e sorridere.
"Io sono Jade." Gli porsi la mano e nonostante l'avesse piccola la strinse più di me.
"Sei un'amica di Joe?" Chiese guardando il fratello e poi di nuovo me.
Anch'io guardai Joe e mi accorsi che il suo sguardo era già sul mio
"Sì." Disse lui deciso.
"No." Dissi contemporaneamente.
Ci guardammo e ridemmo tutti e tre.
"Più o meno." Dissi io più decisa di prima.
"Kevin è tardi, dovresti essere già a letto." Disse lui con fare dolce verso suo fratello, cosa che mi fece simpatia.
"Ti aspettavo." Rispose il fratellino.
Gli accarezzai i capelli uguali ma un po' più chiari di Joe.
Tutti e tre ci spostammo verso la cucina, visto che avevamo sete e una signora dalla mezza età mi guardò domandante ma sorridente.
"Lei è più o meno un'amica di Joe." Disse Kevin per presentarmi.
Sorrisi sia a lui che alla madre.
"Io sono la madre, accomodati."
"Grazie signora Evans ma non vorrei disturbarla, sono venuta qui per rinfrescarmi la gola, torno a casa è stato un piacere..." Joe mi bloccò da quello che stavo dicendo.
"Non voglio che tu mi dia del lei, so di non essere giovanissima ma potresti farmici sentire, chiamami pure Louise." Ironizzó lei.
"È comunque non disturbi affatto cara, è sempre un piacere ospitare le ragazze che porta qui Joe, anche se loro, non devono rinfrescarsi la gola." Continuò zittendo tutti.
Guardai Joe in imbarazzo e io tornai seria.
"Appunto mamma, lei doveva bere e dormirà qui, e dormire nel vero senso della parola." Rispose lui guardando attentamente la madre.
"Lo so, l'ho capito dal suo comportamento sia con me, che con te fuori, ho sentito che non voleva." Disse stupefatta e orgogliosa di me come fossi sua figlia.

"Ti accompagno nella sala degli ospiti." Continuò lei.
"No no, dormirò sul divano, non voglio disordinare nulla Luoise." Dissi onestamente.
Dopo tre volte a ripetere che preferivo il divano la convinsi e mi preparó anche un lenzuolo.
Diedi la buonanotte a Kevin e sua madre e rimasi sola con Joe.
"Immagino che il vestito ti dia fastidio, vieni." Disse per poi girarsi e guidarmi in quella che probabilmente sia camera sua.
Prese una maglietta e dei pantaloncini, quelli che secondo lui erano i più stretti, per potermi venire e mi indicò il bagno.
Finii di indossare quel completo e mi sentii abbastanza ridicola, mi struccai con solo dell'acqua e uscii dal bagno.
Joe era rimasto lì ad aspettarmi.
"Ti dona il nero." Disse sorridendomi per poi tornare al luogo in cui dovevo dormire.
"Buonanotte." Dissi sistemandomi per bene nel divano.
"Notte, se hai bisogno, sai dov'è la mia stanza." Disse rassicurandomi.
Annuii e mi portai il lenzuolo fino al collo.
Ero abbastanza comoda e dalla finestra vedevo la luna piena e sembrava che stesse fissando solo me.
Era da prima che facessi la doccia a casa che non facevo pipì e la mia vescica stava esplodendo. Potevo farcela, ricordavo dov'era il bagno.
Attraversai il corridoio e aprii la stanza.
Accesi la luce e non trovai un lavandino, un bidè, una doccia e un gabinetto.
Ma un armadio, una scrivania con sopra molta confusione, paia di scarpe gettate per terra e un letto con sopra un ragazzo girato verso la parte opposta della porta.
Che si girò non appena sospirai rumorosamente.
"Cosa è successo?" Mi chiese preoccupato con voce assonnata sedendosi all'estremità del letto.
"Oh ehm.. scusa io.. c-credevo fosse il bagno." Dissi imbarazzata per via del suo aspetto. Era solo in boxer e potevo ammirare i suoi addominali scolpiti ma non troppo esagerati.
Sorrise e si infilò un paio di pantaloncini, simili a quelli che mi aveva dato, che trovò sulla sedia della scrivania.
"È qui il bagno." Disse indicandomi la porta accanto.
Ci entrai e richiusi la porta.
Quando finii mi aspettavo Joe davanti la porta invece era entrato in camera sua visto che c'era di nuovo la porta chiusa, doveva avere molto sonno.
Mi incamminai verso il divano e mi ci stesi.
Gli occhi mi si chiudevano da soli e tra pochi secondi mi sarei addormentata.
Ma una mano calda e morbida mi accarezzò la guancia.
Credevo fosse un sogno oppure una mia sensazione. Ma aprii gli occhi lo stesso. C'era buio, ma la luce della luna filtrava attraverso la finestra così da farmi intravedere una figura maschile che si allontanò appena aprii gli occhi.
Accesi la piccola lampada che aveva messo la signora Evans.
"Io.. non volevo, giuro." Disse alzando le mani come se qualcuno stesse per arrestarlo.

Hate u, love u.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora