Capitolo 36

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Ryan.
Ha preso il cuscino e il lenzuolo ed è andata a dormire in salotto, cazzo. Avrei dovuto aspettare, non avrei dovuto baciarla adesso, ma mi son sentito come se anche lei lo volesse. E se lo volesse anche lei, perché si comporta così?
Sono le 3:00 di notte e ancora non riesco a prendere sonno. In testa a me frullano tantissime domande...poi dicono alle femmine che si fanno tanti problemi! Quando uno è seriamente innamorato, è normale che abbia dei dubbi.
Voglio andare da lei nel salotto e tenerla tra le mie braccia. Mi alzo, ma mi risiedo. Non so se lei mi lascerebbe tenerla tra le mie braccia, anche solo per questa notte, per l'ultima notte, la nostra ultima notte insieme.
Adesso sono le 3:45, mi alzo per la decima volta in quarantacinque minuti, fatti forza Ryan mi dico. Arrivo davanti alla porta, la apro, ma subito la richiudo. Porca puttana! Mi sto facendo un sacco di merde di complessi!
Apro la porta di scatto e senza pensarci due volte vado a passo sicuro nel salotto. Appena entro sulla soglia la trovo stesa e girata di spalle, rannicchiata, facendosi piccola piccola, più piccola di quanto lo è già, e questa cosa mi fa sorridere. Mi perdo a guardarla per non so quanto tempo, fino a quando si gira e mi guarda intensamente, chiedendomi "Hai intenzione di guardarmi per molto?" Sbuffa. Adoro quando fa l'incazzata, più fa così più mi piace, è così sexy porca puttana.! Sorrido e lei dice "Cazzo sorridi adesso?" Sbuffa di nuovo. Sta nascondendo il sorriso, la conosco troppo bene.
"Sorrido perché non ti accorgi di quanto sei buffa quando fai l'acida." Mi trattengo a stento dallo scoppiare a ridere in faccia, e fidatevi, quando una donna è incazzata e tu le ridi in faccia, ritrovati pronto per avere le palle in paradiso. Jazmìn me ne ha tirati di calci nelle palle, e fanno male da morire porco dio. Ricordo una volta che talmente era incazzata perché le avevo fatto una battuta sui tacchi che portava, mi ha fatto provare un sapore del suo tacco conficcato proprio lì, quando lo ha fatto mi è mancato subito il respiro e mi son piegato in due dal dolore. Pensavo stessi morendo, invece sono soltanto stato con le palle doloranti per un paio di giorni, poi è passato tutto, si, ma poi.
"Io non sono buffa, coglione!" Si rigira dall'altra parte sbuffando. Mi avvicino a lei e prima che io mi sieda lei dice "Non starmi così vicino o mi farai del male." Nella sua voce noto una piccola malinconia.
Mi siedo e le poggio una mano sulla schiena, rabbrividisce al mio tocco, lo sento, reprimo un piccolo sorriso e le dico "Non ho mai avuto intenzione di farti del male, e lo sai anche tu." Lo sa, sa che io non le farei mai del male, non potrei mai.
"Allora vattene, perché se resti me ne farai tanto." La sua voce si incrina.
"No, preferirei far del male a me, ma mai a te." A quest'affermazione si gira e si siede di scatto bruciandomi con lo sguardo anche se è buio.
"Vaffanculo Ryan." Sbotta.
"Che c'è?" Chiedo esasperato prendendo la sua mano che poi lei subito spinge via.
"Che c'è?" Scimmiotta la mia voce. "C'è che se fai del male a te lo fai anche a me Ryan.!" Confessa. La guardo sorpresa e forse lei se ne accorge, perché abbassa lo sguardo sulle sue mani intrecciate in grembo.
Dopo minuti interminabili di silenzio mi decido a parlare. "Non sapevo che ti importasse tanto di me." Con il dito le alzo il mento per poter guardare i suoi occhi che subito si incastrano ai miei.
"Adesso hai dei dubbi pure su quanto ti voglia bene?" Fa una risata amareggiata. A me si spezza il cuore e non so perché, forse perché ha detto che mi vuole bene, ma non capisco, cosa c'è di male in quello che ha detto e che mi ha fatto star male?
"Non ho mai avuto dei dubbi su questo." Abbasso lo sguardo. Quando lo rialzo il suo viso è bagnato di piccole lacrime. No, cazzo!
Mi avvicino di più a lei e la circondo in un abbraccio nascondendo il mio viso nei suoi capelli morbidi e lisci che profumano di miele, respiro a pieni polmoni il suo odore, quello che mi ha sempre calmato e quello che ho sempre saputo riconoscere tra milioni e quello che riconoscerò nonostante tutto e tutti. Lascio che piangi tutte le lacrime sull'incavo del mio collo, con il braccio sinistro le circondo la vita e con quello destro le faccio delle leggere carezze sulla schiena per farle calmare le lacrime, quando piange mi fa sempre tanto male, diventa sempre più fragile, e non voglio. Lei deve essere forte, per se stessa più che per me. La amerò sempre, qualsiasi cosa accada tra di noi, oltre qualsiasi litigata tenterà di separarci, oltre tutto, oltre noi.
"Piccola, stendiamoci." Le sussurro lasciandole un bacio sul collo, e lei come sempre rabbrividisce al mio tocco. Si stende trascinandomi con lei, faccio per alzarmi e lei mi blocca un polso. "Ri-rima-ma-ni con m-me" dice tra un singhiozzo e l'altro.
"Shh, va bene, rimango piccolina." Mi ristendo vicino a lei. Lei si accoccola al mio petto ed io le lascio baci umidi sulla testa per consolarla, fino a quando i suoi singhiozzi cessano e lei si addormenta tra le mie braccia, rimango a guardarla fino a quando non mi addormento con un profumo di muschio bianco mischiato al miele, i miei profumi preferiti.

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