Capitolo 42

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Jazmin' s Pov.
Una luce che sbuca dalla mia maledettissima finestra fa in modo che io apra gli occhi per poi sbuffare e imprecare sonoramente. Qualcuno affianco a me fa un risolino che non serve a migliorare le cose dato che praticamente sbraito ancora di più.

"Che cazzo mi ridi Ryan?", scatto incazzata.
"Sei insopportabile anche di prima mattina, interessante.", si passa una mano sul viso frustato.

"Che c'è, non lo sapevi?", faccio finta di ridere ma sfortunatamente non ci riesco dato che mi esce una smorfia.
"L'ho sempre saputo in realtà che eri così dannatamente noiosa", adesso inizia ad innervosirmi e di certo non poco.

"Sono davvero così dannatamente noiosa Ryan?", questa volta il risolino mi esce eccome. "Allora esci immediatamente dal mio fottuto letto e immediatamente dalla mia fottuta stanza, e per di più immediatamente dalla mia fottuta casa, ora!", sbraito più incazzata di prima. Ma come cazzo si permette? Bimbo minchia.

"Certo che me ne vado, puoi giurarci" si alza e si dirige verso la porta per poi aprirla, uscire e sbatterla. Il mio cuore mi dice di seguirlo perché sono io che ho iniziato a sbraitare, ma il mio orgoglio mi dice di aspettare che è meglio.

Ryan' s Pov.
Non ci posso credere che mi abbia cacciato così violentemente da casa sua. Quando si è alzata ha iniziato a sbraitare peggio di mia mamma quando non voglio alzarmi per andare a scuola, e mia mamma quando sbraita diventa una vipera eh. È così dannatamente frustante questa situazione, ho bisogno assolutissimamente di una pausa da tutto ciò, altrimenti sento che ne andrei di matto a continuare così.

Così come?
Già, così come? Così nel senso che...oh, lascia stare.
Perché sei così cocciuto?
Perché devi continuare a rompermi i coglioni? Da quanto in qua esisti tu poi?
Sono la tua mente, esisto da sempre, solo che diciamo prima era arrugginita, poi quando ti sei deciso ad usarmi...puff, sono comparsa io. Figo no?
Ovvio che no mente del cazzo.
AHAHAH, ricordati che sono parte di te, coglione.
Dio, che situazione frustrante.

Mi dirigo a passo svelto a casa mia per potermi almeno fare una doccia per poi andare a scuola. Ieri a scuola ho sentito parlare di una ragazza che probabilmente oggi sarebbe arrivata da Manhattan, dicono sia molto attraente. Chissà chi è, ci tengo molto a scoprirlo, non per qualcosa in particolare, sia chiaro, però io essendo il più figo e donnaiolo della scuola non posso non conoscere le nuove fregne che arrivano, e se ci riesco a farmele anche.

Probabilmente sarebbe stato così fino a quando non avessi avuto il coraggio di  dichiararmi a Jazmin.
E allora cosa aspetti testone di merda?
Sei dannatamente frustante lo sai?
È questo il mio intento, genio.

Arrivo finalmente a casa ed apro la porta, mi aspetterei di trovarmi mamma isterica come sempre, ma non c'è, papà non c'è mai stato perciò neanche mi aspetterei di incontrarlo.

Mio padre è scappato via quando avevo sedici anni, esattamente due anni fa, è scappato con la prima prostituta che gli si capitasse avanti per fargli perdere la testa per poi avere il suo stupido e merdoso denaro. Prima che lui scappasse, negli ultimi mesi notavamo che rientrasse sempre tardi da lavoro, mia mamma non volle darci peso, ma io dopo un po' inizia ad insospettirmi, chi tocca mia madre, per me è una persona morta. Io e mio padre non siamo mai stati di tante parole, le uniche parole che ci scagliavamo addosso erano sempre le stesse, sempre ad urlare quanto fossi imperfetto e quanti guai combinassi, una volta vidi mia madre che cercò di stare dalla mia parte perché non era normale che se il lavoro gli andasse storto lui doveva prendersela con noi. Una volta in assenza di mia madre mi picchiò forte perché avevo versato coca cola sui suoi fogli per cui aveva lavorato giorno e notte. Ma non lo avevo fatto apposta, ero inciampato facendo poi finire il liquido del bicchiere sui suoi stra maledettissimi fogli. Appena ha notato ciò che avevo combinato l'ho guardato e gli ho sussurrato "scusa, non l'ho fatto apposta", appena ho terminato questa frase si è catapultato su di me facendomi battere rumorosamente la schiena a terra provocando un forte dolore su tutta la colonna vertebrale. Poi lì è iniziata la mia rovina. La rovina di una famiglia andata male. Lui iniziò a tirare calci e pugni sul mio stomaco, facendomi contorcere dal dolore, quando per un tempo indeterminabile mi picchiò, si alzò per poi sbattere violentemente la porta, segno che se ne fosse andato. Avevo solo otto fottutissimi anni. Quando mamma ritornò a casa soltanto dopo mezz'ora, mi ritrovò steso a terra, quando ha aperto la porta e mi ha visto steso a terra ha lasciato cadere le buste della spesa a terra correndo verso di me domandandomi cosa mi era successo, senza parlare gli indicai il tavolo con i fogli che avevo bagnato. Mi ha guardato dispiaciuta, per di più mortificata, poi mi ha subito abbracciato sussurrandomi che sarebbe andato tutto bene. Da quel giorno ho iniziato ad avere il terrore di avercelo in casa un uomo del genere, ed essendo primo uomo di casa (non poteva esserlo lui, non era un uomo. Gli uomini, quelli veri, non fanno del male a ciò che amano), ho ritrovato giusto che dovessi anche proteggere mia madre in caso le fosse successo qualcosa che non sarebbe mai dovuto accadere. Ha distrutto una famiglia, ma io e mia mamma siam felici così, bastiamo io e lei, siamo già una famiglia solo noi due.

Entro in cucina per vedere se mamma è lì, ma al suo posto trovo un post-it. 'Se hai bisogno di qualcosa da mangiare ti ho lasciato qualcosa in frigo, per altre cose o problemi chiamami, sono al lavoro. Un bacio, mamma.'

Fortunatamente lei mi ha sempre fatto da madre e da padre, e devo dire che da sola è una persona fantastica, sono fortunatissimo ad avere una mamma come lei. Vorrei poter dire la stessa cosa della mamma di Jazmin...perché mi ostino a parlare di lei?
Perché forse ti piace?!
"Uffa", sospiro frustato. Una doccia, mi serve una doccia, magari mi devo ancora svegliare.

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