Capitolo 41

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Ryan.
La vedo allontanarsi da me e Gabriella a passo svelto, di colpo si ferma e si prende la testa tra le mani, credo stia per cadere a terra.

"Amore." Cerca di attirare l'attenzione Gabriella.
"Non ora." Ringhio.

Mi allontano da Gabriella per andare verso Jaz, ha lo sguardo a terra e il corpo leggermente in avanti, sta per cadere!

Mi precipito su di lei prendendola per la vita facendo scontrare il suo viso sul mio petto vedendo il suo viso, notando che abbia gli occhi chiusi.

In lontananza vedo suo suo fratello Lucas che ci corre incontro, urlando qualcosa che solo quando è vicino a me riesco a decifrare, "Stendetela a terra ho detto!"
"Che le succede?" Domando preoccupato, anche troppo.

Jaz borbotta qualcosa tra le mie braccia ed inizia ad agitarsi sbattendo piedi e mani come se non riuscisse a respirare, ed inizia a sudare.

Alzo il braccio e con la manica le asciugo alcuni strati di sudore sul viso, "Chiamate l'ambulanza, ora!" Urla Lucas.
"Puoi dirmi che cazzo le succede?" Urlo di rimando a Lucas.

"Sta avendo uno dei suoi attacchi, potrebbe morire se non riusciamo a calmarla." Ha detto attacchi. Quei famosi attacchi di panico che le venivano quando eravamo bambini e lei mi parlava dei suoi genitori. Quelli che solo io sapevo calmare.
"So come fare per farla calmare." Dico tutto d'un fiato guardando Lucas.
"Tu non sai fare un cazzo."
"Ahia." Geme di dolore Jaz.
"Oh, dannazione! Non riesco a vedere mia sorella in questo stato, andiamo a casa, la calmerai lì, vado a prendere la macchina di un mio amico Alexander, aspettami." Lancia un' ultima occhiata a sua sorella e poi corre in direzione del parcheggio della scuola.

"Ahiaa, mi fa maleee." Si lamenta Jaz.
"Piccola, ci sono io, per favore, non ti agitare, sssh." La stringo a me e le lascio baci sui capelli.
"Te ne devi andare Ryan." Apre gli occhi, ma subito di richiude gemendo ancora di più di dolore.
"Io non me ne vado piccola."
"Perché mi fai questo?"
Magari potessi dirle tutto, ma soffrirebbe, e non voglio.

"Adesso zitta, sta arrivando Lucas." Mi stringe il braccio e schiaccia la sua testa sul mio petto lasciandosi cullare dalle mie braccia.

Lucas arriva subito dopo con la macchina di quel suo amico Alexander- forse quel ragazzo nuovo arrivato dall'America-
Lucas scende dalla macchina e apre lo sportello di dietro, mi precipito a salire sopra la macchina con Jazmìn.

Lei poverina piange tra le mie braccia, io la stringo forte per farla sentire al sicuro. Spero di riuscirci.


Il tragitto da scuola a casa di Lucas è breve, Jasmine borbotta sottovoce qualcosa che non riesco a decifrare. Mi fa male vederla in quello stato, ancora più male se la causa sono io.


Appena arrivati Lucas si precipita ad aprirmi lo sportello per scendere con Jazmìn in braccio. "Hai già fatto abbastanza, dalla a me." Dice Lucas.
"Nono, la tengo io, aprimi la porta così la porto in camera sua." Apre la porta e io mi precipito di portarla al piano di sopra. "E prendi le medicine." Gli urlo.
Jazmìn si dimena tra le mie braccia, ha gli occhi chiusi e sta sudando.


Entriamo in camera sua e la poggio sul letto. Decido di cambiarle i vestiti dato che sta sudando. Vado nel bagno e trovando un asciugamano decido di bagnarlo un po' per togliere via il sudore dalla sua faccia.


Tornato in camera noto che il fratello di Jazmìn ha lasciato le medicine sul comodino. Mi avvicino, prendo una pillola anti depressiva per lei e mi avvicino per farla sedere e darle la pillola, una volta seduta le metto la mano sulla guancia per sostenerla e con il dito accarezzo il suo labbro inferiore per farle aprire la bocca, quando la apre le metto in bocca la pillola e le passò il bicchiere d'acqua, finito di bere, si stende da sola.
"Puoi andare ora, grazie." Dice con la voce flebile.
"Io non mi muovo di qui e poi ti devo cambiare i vestiti." Si volta a guardarmi ed io continuo. "Ma questo non mi permetterà di certo ad andarmene. Mi stendo proprio lì vicino a te come quando eravamo bambini e ti coccolo fino ad addormentarti."
"Lo capisci o no che non siamo più bambini Ryan!?" Cerca di alzare la voce ma non riesce, quindi la sua voce rimena bassa. "Oggi ti stavi sbaciucchiando quella e hai avuto anche il coraggio di lasciarla stare lì per venire ad aiutarmi quando potevo benissimo farlo da sola." Il suo sguardo si incupisce in un attimo.
"Gabriella non è importante quanto te e lo sai." Stavolta non urlo più come prima, ma sussurro.


"Io non sono importante per te, proprio come tu non lo sei per me." Queste parole sono come una lama nel petto che mi pugnala il cuore fino a farlo smettere di funzionare.

"Davvero non sono mai stato niente per te? Neanche quando ci siamo baciati, neanche quando stavamo per fare sesso e lo sai? PARLA CAZZO JAZMÌN."
Si volta a guardarmi e noto solo adesso che sta piangendo. Mi avvicino, mi siedo sul letto e le scosto i capelli per poterla abbracciare, mi avvicino ancora di più e l'abbraccio. Lei nasconde la faccia nel mio collo e all'improvviso la mia maglietta viene bagnata dalle sue lacrime.

"S s scusa." Dice tra i singhiozzi. L'abbraccio ancora più forte e le dico. "Ti perdono piccola, tranquilla, non piangere più." Mi allontano da lei e le dico. "Beh, adesso posso cambiarti o ce la fai da sola?" Faccio un ghigno malizioso per gioco e lei mi lancia un'occhiataccia, capendo cosa volessi dire. Beh, si la volevo spogliare io, è ovvio.


"In realtà ce la faccio da sola, Ryan." Eh no, sta sorridendo strafottente, cazzo.
"Va bene piccola, come vuoi. Ti aspetto nel corridoio, va bene?"
"Okay Ryan." Mi avvio verso la porta aprendola e chiudendomela alle spalle. Nel frattempo che Jazmìn si cambia controllo il cellulare per vedere se mi ha cercato qualcuno. 2 messaggi e 10 chiamate perse da Gabriella. Ma non si stanca mai dico io? Leggo i messaggi.
Il primo dice: oddio Ryan, ho bisogno delle tue mani e del tuo cazzo, vieni subito.
Il secondo: Ryan, lo voglio prendere in bocca e sucartelo fino a perdere i sensi.
Uff. Sempre ste porcherie. Mado che nervi.
"Ryan." Mi risveglia dai miei pensieri Jaz che è sulla soglia della sua camera e mi fissa intensamente. La squadro da capo a piedi e quasi immediatamente mi si rizza l'amico nei pantaloni: ha la maglietta nera a manica corta strettissima al petto che lascia poco all'immaginazione, e un pantalone lungo da tuta grigio, che le scende largo ma che le fa un culo da urlo, non che il suo non lo sia eh. Oddio, a questi pensieri il mio amico laggiù si sta gonfiando. Decido di distogliere lo sguardo e di alzarlo, non dopo di aver fatto un respiro profondo per calmare l'erezione che stava crescendo eh.

"Vuoi che me ne vada?" Le chiesi dolcemente, cercando di reprimere il dolore che mi sta causando l'amichetto.
"Non voglio che tu te ne vada, voglio che resti qua a dormire con me, vuoi?" Mi chiede dolcemente. Wow, ma questa ragazza è decisamente bipolare.
"Certo che voglio." Ritorniamo in camera sua e lei si distende sul letto, seguita da me.

Istintivamente le circondo con un braccio la vita, lei si accoccola al mio petto, ed io, con il viso nei capelli le dico "Buonanotte piccola."
Lei risponde "'Notte Ryan." Lasciandomi un bacio sulla guancia.
Le palpebre iniziano a farsi pesanti..

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