Act 5

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Salvatore cominciò a zoppicare lentamente verso casa sua.
Non voleva sembrare debole, come lo era sempre stato.
Tuttavia il dolore alla gamba fu troppo per lui e cedette, cadendo rovinosamente a terra.
Emily sussultó e gli corse incontro per aiutarlo.

-Ti accompagno a casa, così da solo non ce la puoi fare-

Lui non disse niente e fece una smorfia di dolore mentre si alzava.
La ragazza gli spostò il braccio non ferito attorno al suo collo e cominció a camminare.

Salvatore per muoversi faceva completamente affidamento alla gamba sinistra e alla forza di Emily.
Lei lo vedeva affranto, quindi cercò di avere un dialogo con lui.

-È la prima volta che ti picchiano?- chiese lei.

Lui scosse il capo.

-Si puó sapere perchè?-

Sul volto di Salvatore crebbe un sorriso malinconino, totalmente privo di felicità.

-Perchè sono diverso, tutto quì. Perché non mi interesso a tutte le cose che piacciono alla massa, mi distinguo. Ma a quanto pare le persone diverse quì non vengono accettate-

Lei lo ascoltava con un velo di tristezza nel viso.
Gli faceva tenerezza quel ragazzo e un po' si rispecchiava in lui.
Spesso veniva emarginata anche lei per lo stesso motivo.

-Sai, ti capisco. Sono diversa dalle altre ragazze e delle volte venivo emarginata per questo, quando ero piccola.
Solo perchè mi piacevano i videogiochi al posto delle bambole, le serie tv al posto delle telenovelas spagnole e da grande non volevo diventare una modella ma Harley Quinn-

-Sì ma...- si interruppe un attimo perchè il dolore si fece più acuto -ora non ti succede più-

Emily rallentó il passo per farlo sforzare di meno.

-Perchè dopo quello che mi succedeva da piccola mi sono chiusa in me stessa. Ho tirato fuori una maschera e ho fatto vedere cosa volessero che fossi gli altri, mentre il mio vero lato lo tengo sempre nascosto.
Ma tu fai bene Salvatore, sei più coraggioso perchè non ti nascondi, lo ammiro-

Lui sorrise e diventò leggermente rosso, stavolta quel sorriso traspariva veramente felicità.

Camminarono un altro po' fino a quando non arrivarono davanti a casa di Salvatore.
Parlarono tanto e scoprirono di avere moltissime cose in comune.

-Wow, casa tua è bellissima. Dovete avere molti soldi per permettervela- disse lei, ammaliata.

-Beh si, abbastanza-

-Chi è che porta i soldi a casa?-

-Mio padre, guadagna una valanga di soldi. A me non è mai piaciuta la vita da ricco...-

Emily apprezzava molto il fatto che Salvatore non fosse uno dei classici figli di papà.
Lo accompagnò fino al portone di casa sua attraversando il grande giardino, poi una volta arrivati lei gli chiese se dovesse aiutarlo per altro.

-No no, davvero. Da qui faccio da solo-

Emily sorrise e sussurrò un "bene..." un po' imbarazzata.

-Allora vado...grazie mille per l'aiuto-

-Di nulla, rimettiti-

Lui la salutò ed entrò in casa zoppicando.
Lei ripercorse il giardino per uscire dal cancello principale.
Una volta a casa fu assalita di domande dalla madre.
Cose come "cos'è successo?" "Come mai sei tornata così tardi" "ti ho chiamato tre volte e non mi hai risposto" etc. etc.

-Mamma semplicemente ho perso l'autobus e avevo il telefono scarico. Non capiterà più-

E detto questo salì le scale e cercò la porta della camera.
Anche se davanti, a sbarrargli la strada, c'era il suo fratellino più piccolo Matteo.

-Vi ho visti- aveva detto con serietà.

-Che stai dicendo?-

-Tu con quel ragazzo, lo portavi sottobraccio-

-Uff, e va bene. É stato picchiato e e l'ho aiutato. Ma tu stai zitto-

-Perchè non l' hai detto alla mamma?-

-Perchè avrebbe voluto dirlo al preside o altre stronzate simili impicciandosi negli affari di Salvatore-

Matteo fece spallucce.

-Non fa una piega-

Fece un passo per scostarsi da davanti alla porta e lei entrò in camera.

-È il tuo ragazzo?- chiese con aria furbetta prima di andarsene.

-Certo che no!- esclamò sbattendogli la porta in faccia e chiudendolo fuori.

Si andó a sdraiare a pancia in su sul letto e sospiró.
Era molto in pensiero per Salvatore, non sapeva se se la sarebbe cavata.

Decise di dare un' occhiata dalla finestra per vedere cosa stesse succedendo.
Vide Salvatore seduto vicino alla finestra con del ghiaccio sulla gamba ferita.

Era dispiaciuta per lui.
Erano cosí simili tra loro, e per questo spesso venivano guardati storti.
Lo capiva.

Si sedette sul letto e aprì il portatile per giocare a Fantasy Revolution.
Stavolta non giocò con SurrealPower, bensì con un avversario casuale.
Dopo aver vinto un'altra partita decise di scrivergli.

SurrealPower

LilySeeker394: giorno :)
SurrealPower: giorno anche a te :)
LilySeeker394: tanto per curiosità...tu come ti chiami?
SurrealPower: Salvatore, tu?

Salvatore...
Emily trovò buffo che quel giocatore e il suo compagno di banco avessero lo stesso nome.
Ma ovviamente si trattava solo di una coincidenza.

SurrealPower

LilySeeker394: Emily :D
SurrealPower: come mai questo nome?
LilySeeker394: mia madre è sempre stata affascinata dai nomi stranieri, e approfittando del fatto che mio padre abbia origini inglesi ha voluto chiamarmi così.
SurrealPower: wow, mi piace molto come nome!
LilySeeker394: aw grazie :3 anche Salvatore è un bel nome
SurrealPower: a me non piace...è troppo lungo
LilySeeker394: allora va bene se ti chiamo Sal?
SurrealPower: si, già mi piace di più :)
LilySeeker394: perfetto Sal, allora dato che abbrevio il tuo nome tu puoi chiamarmi anche Lily
SurrealPower: va bene Lily :3
LilySeeker394: ci sentiamo dopo? Ora devo andare :D
SurrealPower: certo, a dopo!
LilySeeker394: a dopo :)

Emily sorrise e chiuse il gioco.
Ora che ci pensava in questo periodo apriva Fantasy Revolution solo per sentirsi con SurrealPower...

I suoi pensieri furono interrotti dalla voce della madre che le annunciava che il pranzo era pronto, quindi scese in cucina cercando di levarsi dalla mente quel misterioso SurrealPower.

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