Act 17

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Era notte fonda e Emily era sdraiata a pancia in su sopra al letto della sua camera che condivideva con Marina e Sabrina.
Le era dispiaciuto dover lasciare solo Giuseppe, ma non poteva neanche lasciare li le due ragazze.

Loro si erano già addormentate da un pezzo, mentre lei beh, non ci riusciva, ovviamente.
Sotto alle coperte continuava a rigirarsi, agitata.
Il mattino dopo sarebbbero ripartiti, e Salvatore ancora non si era fatto vivo.

Lo aveva cercato ininterrottamente insieme a Giuseppe per tutta la giornata.
Non aveva smesso neanche un secondo, avevano guardato ovunque.

Si erano addentrati nella foresta, ai piedi della montagna, vicino al fiume, avevano bussato a tutte le stanze dell'hotel.
Nulla, niente.

Sentiva che non era stato Salvatore a decidere di andarsene.
Era stato qualcuno a portarlo via.
E lei aveva una mezza idea di chi potesse essere stato.

Ma ora non le importava chi fosse stato, quello veniva dopo, doveva ritrovarlo.
Ora come ora era impossibilitata nella ricerca.
Doveva aspettare il giorno dopo.

Si rigirò tra le coperte più e più volte, continuava a pensare a lui.
E non era la prima volta che le capitava di non riuscire a smettere di pensare a quel ragazzo.

Salvatore era una delle persone più importanti della sua vita.
Era entrato a far parte di essa e sapeva che non ne sarebbe mai più uscito.

Quando non era con lui si chiedeva sempre cosa stesse facendo in quel momento, come si sentisse.
Lanciava qualche sguardo verso la finestra di camera sua per dare una sbirciata e sorrideva vedendolo così concentrato a leggere un fumetto o a giocare a qualche videogame.

E delle volte si ritrovava a chiedersi perchè non riuscisse a levarsi Salvatore dalla testa.
Non ce la faceva proprio.
Era un suo pensiero fisso.

Si trovava così bene con quel ragazzo, non poteva chiedere di più.
Ma allo stesso tempo soffriva per lui.

Non sopportava di vedere i suoi compagni lanciargli frecciatine,  dargli spintoni o fargli sgambetti quando passava per i corridoi.
O vederlo tornare con i capelli bagnati e incollati al viso perchè qualcuno gli aveva infilato la testa nel cesso.

Ma lui era forte, più di quanto una persona potesse immaginare.
Ogni volta la buttava sul ridere.

-Credo che questi abbiano visto troppi film americani- diceva riferito alla sua "piacevole" gitarella al bagno.

Emily non amava scherzare su tutti i maltrattamenti che Salvatore riceveva.
La vedeva come una cosa troppo seria.
Infondo sapeva che Salvatore ci stava male.

E se c'era una cosa che proprio non sopportava era vedere quel ragazzo soffrire.
Continuava a pensare che non se lo meritasse.

Solo perchè era un nerd e perchè aveva suscitato l'odio del suo fratellastro era odiato da tutti.

Ma lui era un ragazzo dolce, sensibile...per lei avrebbe dato la vita.

E delle volte la ragazza, con questo pensiero che le ronzava nella testa, si ritrovava a chiedere a se stessa se non provasse qualcosa per Salvatore.

Se lei effettivamente non avesse acconsentito alla richiesta di Sal di non innamorarsi mai di lui per non farla soffrire.
E ora che ci pensava era vero, lei soffriva per lui.

Ma quelle sofferenze erano colmate largamente dalla presenza del ragazzo.

Amava come lui ricambiasse timidamente i loro abbracci.
Di come lui diventasse un pomodoro non appena lei gli sfiorava la guancia con le labbra.
E di come lui rideva alle sue battute riguardo a qualche videogioco o fandom, cose che gli altri non sarebbero riusciti a capire.

E ora lui...non c'era.
Era scomparso, chissà dove.
E lei nonostante tutti gli sforzi non riusciva a trovarlo, e si odiava per questo.

Lui aveva dato tanto per lei...e ora nob riusciva neanche a farlo tornare.
Le si rigarono le guance di lacrime.

Era colpa sua.
Colpa sua perchè aveva detto a Lepri dell'adozione e perchè lo aveva convinto a venire alla gita.

Poi, con ancora gli occhi velati di lacrime, si addormentò.
Il mattino si era svegliata molto presto per potersi incontrare con Giuseppe e cercare Salvatore insieme.

Si erano recati nella parte dove la foresta e il fiume si incontravano, praticamente il confine entro il quale Salvatore sarebbe potuto andare.
La ragazza, lo zaino in spalla, si sedette su una roccia a guardare l'acqua che scorreva.

Giuseppe le si affiancò.

-È la prima volta che succede?- le chiese.

-Si...-

-Qualunque cosa accada lo troveremo, non possiamo andarcene senza di lui-

Emily non rispose, cercava di trattenere di nuovo le lacrime.
Poi si alzò, con il vento che le soffiava leggermente tra i lunghi capelli rossi.

Calciò un mucchietto di sassolini nel fiume, come uno sfogo, e si girò, i pugni serrati.
Giuseppe la guardò fisso, notò che la ragazza aveva gli occhi lucidi.

-Non riesco a stare senza di lui, Giuseppe- sussurrò con voce rotta.

-Lo so...- rispose lui.

La abbracciò stretta, sentiva che ne aveva profondo bisogno.
Quando si staccarono lei tirò su con il naso, e poi sussurrò un "torniamo indietro".

Non si erano mai spinti così tanto lontani.
Ciò fece pensare a Giuseppe quanto lei dovesse essere affezionata a quel ragazzo, per essere arrivata fino a quel punto.

In una mezz'ora riuscirono a ritornare all'albergo, stremati dalla ricerca.
Quando arrivarono notarono qualcosa di strano.

Un netturbino guardava in modo sospetto un grande cassonetto della spazzatura.
Lo guardava come se avesse qualcosa di diverso.

I due ragazzi gli passarono di fianco non facendoci molto caso.

-C'È UN CADAVERE QUÌ DENTRO!- gridò una voce.

Era sempre il netturbino, che aveva aperto il cassonetto per poi richiuderlo subito dopo, con orrore.
Emily lasciò cadere lo zaino e corse subito verso di esso.

Giuseppe le corse dietro, allarmato.
La ragazza aprì in fretta e furia il cassonetto, gli occhi pieni di terrore.

Non appena alzò il coperchio e guardò dentro, si portò le mani davanti alla bocca per soffocare un grido.

-SALVATORE-

Salvatore era dentro al cassonetto, gli occhi vitrei che fissavano il vuoto.
Non era morto, ma se non fosse stato per il petto che si alzava e si abbassava freneticamente per poter far entrare più aria nei polmoni possibile sarebbe stato facilmente scambiabile.

La ragazza si chinò subito per tirarlo su, e con l'aiuto di Giuseppe lo fece sdraiare a terra.
Si sedette e fece appoggiare la testa di Salvatore sulle sue gambe, accarezzandogli delicatamente i capelli per tranquillizzarlo, mentre Giuseppe correva a chiamare aiuto.

Era in condizioni pessime.
I vestiti sporchissimi a causa della spazzatura, il naso sanguinante e un occhio nero.

-Emily...- fu l'unica cosa che riuscì a mormorare.

-Tranquillo, ci sono io-

Le lacrime le scendevano copiosamente dalle guance.
Temeva di averlo perso per sempre.
Ora l'aveva ritrovato, ma vederlo così la faceva stare male.

-Chi è stato a farti questo Sal? Chi?- riusciva a malapena a parlare dato che aveva la voce rotta.

-L-Lepri e Burci...forse insieme a qualcun'altro...mi...mi hanno portato qua dietro e...m-mi hanno picchiato...e p-poi mi hanno buttato nel cassonetto- rispose con voce roca il ragazzo, faceva fatica anche a parlare.

-Ho capito- disse lei annuendo, con il labbro che le tremava e le lacrime che non cessavano di scendere.

Sentì la mano di lui posarsi sulla sua guancia.
Non le importava se fosse sporco e ferito, lei gliela prese.

-Lily...ti prego...n-non piangere-

La ragazza annuì, con il volto pieno di dolore e tristezza.

-Torniamo a casa-

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