Act 13

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-Io s-sono Salvatore- balbettò il ragazzo stringendogli la mano timidamente.

Giuseppe si girò un attimo a guardare tutti i suoi bagagli.
Sul letto c'erano pile di vestiti sparsi e altre cose non identificate.

-Scusa il casino, stavo cercando di aggiustare una cosa- disse indicando il disordine con il pollice.

Salvatore allungò un pochino il collo per vedere cosa ci fosse nel disordine, e notò anche diversi fili tutti intrecciati tra loro.

-Oh, e bella maglietta-

A quell'affermazione il ragazzo abbassò lo sguardo verso la sua t-shirt con stampato sopra il simbolo della confraternita degli assassini di Assassin's Creed.

-Grazie-

-Gamer?-

Salvatore annuì e Giuseppe fece di nuovo un ampio sorriso.

-Anche io sono un nerd di prima categoria- disse indicandosi la sua maglietta di Gears of War.

-Gears of War, non male come gioco- commentò Salvatore.

-È il mio preferito, ci sono molto legato-

Non sapeva il perchè.
Non sapeva neanche come.
Ma qualcosa stava spingendo Salvatore a fidarsi di quel ragazzo.

Forse perchè era la prima persona dopo Emily che avesse mostrato gentilezza e disponibilitá con lui.
Forse perché aveva uno sguardo particolarmente rassicurante.
Ma sentiva che con lui poteva stare tranquillo.

Era come quando aveva conosciuto Emily.
Si sentiva stranamente a proprio agio, e gli piaceva.
Decise di instaurare un dialogo più aperto.

-Che sono tutti quei fili, se posso chiedere?-

-Oh!-

Giuseppe si avvicinò al groviglio mentre Salvatore si toglieva il cappotto e appoggiava il trolley.

-Sai, essendo nerd di professione e forse anche un po' troppo...quindi...-

Mise due mani dentro la valigia più grande e ne tirò fuori una sottospecie di scatola nera.
Un'inconfondibile PlayStation 4.

Salvatore sbarrò gli occhi.
Non perchè non avesse mai visto una PS4 in vita sua, anzi, a casa ne aveva anche una, ma trovò pazzesco che quel ragazzo se la fosse portata dietro.

-Poi sai. Ho pensato che in caso il mio compagno di stanza fosse stato fanatico come me una partitella l'avremmo anche potuta fare-

-Beh, credo si potrebbe fare...-

-Figo! Ma prima parliamo un po'-

Giuseppe si sedette sul letto e si accomodò, Salvatore fece lo stesso con il letto affianco.

-Parlami di te- disse il più grande.

-Sinceramente non ho molto da raccontare.
Come sai mi chiamo Salvatore e...non credo di avere una vita particolarmente interessante-

Giuseppe sapeva che mentiva palesemente.
Forse di cose su di ne aveva da raccontare.
Ma nonostante il suo istinto gli dicesse di fidarsi sapeva che doveva andare cauto e con calma.

-Sei il Salvatore quello con la villa pazzesca in periferia?-

-Suppongo di sì, se è questo ciò che si dice di me-

Ovviamente non era l'unica cosa che si diceva di lui, purtroppo.
E lo sapevano benissimo entrambi.

-Cacchio, devi avere tanti di quei videogames...-

Salvatore sorrise leggermente divertito.
Notava una punta di invidia nella voce di Giuseppe, non che gli piacesse vedere la gente così, ma lo trovava buffo perchè nessuno lo aveva mai invidiato.

-Comunque neanche io ho molto da raccontare di me, sono un ragazzo come gli altri. Cioè, forse non come gli altri...-

Salvatore lo guardò stranito, non capivo cosa potesse significare.

-In che senso?-

Giuseppe fece un mezzo sorriso.

-Non mi piace la gente che fa così...con te...sai cosa intendo-

Non poteva crederci.
Quando mai una persona si era comportata così gentilmente con lui?
Di solito la gente preferiva stare alla larga per la reputazione che aveva.

-Grazie...-

-Ma perchè ti trattano così?-

-Me l'hanno giá chiesto, e ti assicuro che neanche io so trovare una risposta-

In realtá ne aveva una, eccome.
Ormai nella sua scuola sono tutti schiavetti di Stefano, e ciò che lui dice per loro è legge.

Probabilmente se un giorno se ne fosse uscito che il cielo era verde tutti avrebbero cominciato a crederlo e a dirlo a loro volta.
Sascha in primis.

Ora che ci pensava Salvatore non aveva mai avuto chiaro il rapporto tra quei due.
Non sapeva se fossero solo migliori amici, se Sascha fosse il suo schiavetto oppure se ci fosse una sottospecie di amore platonico.
O se fossero proprio gay.

Non li aveva mai colti in atti che li facesse passare per innamorati, ma ormai mezza scuola lo sospettava.
Quindi cominciò a farsi due domande.
Comunque Giuseppe non voleva andare troppo sul personale, quindi si limitò ad annuire.

-Giochiamo alla Play?-

-Sì ti prego-

I due si alzarono di scatto e Giuseppe tirò fuori la console.

-Vediamo un po' se questa robaccia riesce a supportarla- disse, rendendo chiaro che con "robaccia" si riferisse alla piccola televisione nella camera.

Salvatore spostò il mobiletto con sopra la televisione per riuscire meglio a vedere i cavi e i collegamenti da fare.
Giuseppe invece stava tentando di snodare tutti i fili.

Poi mise la console sul mobile mentre Salvatore cercava di collegare tutti i fili alle relative prese.

-Non riesco a trovare la presa per questo cavo- disse in difficoltá.

-Aspè ti aiuto-

Giuseppe si chinò in avanti verso tutte le prese di corrente.
E in quel momento qualcuno bussò alla porta.

-È aperta!- esclamó Giuseppe.

La porta si aprì cigolando e da essa fece capolino Emily.

-Sal ti è caduto il telefono e ho pensato di...-

Si fermó perchè tutto ciò che vide furono due ragazzi chinati in avanti a fare non si sa cosa.

-Okay magari passo in un altro momento- disse imbarazzata.

Salvatore nel sentire la voce della ragazza si girò di scatto, colpendo con il gomito la piccola televisione a schermo piatto della camera, che Giuseppe dovette prendere al volo per non farla cadere.

Non si girò nemmeno a chiedere scusa tanto la presenza di lei lo stava scombussolando.
La ragazza gli si avvicinò e gli porse il telefono sorridendo, e lui fece altrettando sussurrandole un "grazie".

-Che state architettando?- chiese lei.

-Stiamo...ehm...collegando una PlayStation- rispose Giuseppe.

-Che davvero?! Comunque tu dovresti essere Giuseppe!-

-Giá, piacere di conoscerti- disse sorridendo il ragazzo e stringendole la mano per presentarsi -tu sei la ragazza di Salvatore, no?-

Quest'ultimo non era mai diventato così rosso in così poco tempo.
Lei invece si era messa a ridere alla reazione.

-No, non lo sono. Piacere, Emily-

-Oh, eppure avevo sentito di sì-

Allora erano queste che giravano su di lui.
Che era fidanzato con Emily e che era ricco sfondato.

Del resto non gli era andata poi così male.

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