Un discorso da Regina

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Capitolo: 14

Un discorso da Regina

| L'unica persona su cui puoi contare, su cui puoi fare affidamento e dalla quale puoi dipendere sei tu|

(Grey's Anatomy)

16 Gennaio 3019 _ 3°Era della Terra di Mezzo

Triste. Ogni cosa che abita questo luogo è triste. Una tristezza che rende pesante e difficile anche respirare. Il cielo terso e carico di pioggia copre, con le sue nubi, le cime degli alberi che da secoli crescono e colorano queste terre. Prima, quando il potere di Mordor non esisteva e tutti vivevamo nell'armonia più completa, queste lande erano verdi e rigogliose, non c'era nessun tipo di male, dolore o distruzione. Ogni cosa viveva con la grazia che i Valar stessi avevano concesso. Ora non c'è un punto, in questo infinito paesaggio, che non presenti i segni di Sauron. Terre che ormai hanno perso il loro antico valore.

Siamo usciti dalle Miniere da pochi istanti. Ad accoglierci è stato il vento freddo che ancora ora sferza con forza tra i rami degli alberi e poi s'infrange sui nostri visi. Nessuno di noi sa cosa fare, cosa dire per alleviare, ancora una volta, la tristezza che tutti riusciamo a percepire. Non c'è uno fra noi a non esser rimasto colpito da quanto accaduto nelle profondità della terra, non c'è un membro della Compagnia - ma siamo ancora una Compagnia? - a credere di farcela.

Frodo si è incamminato lontano, tra i sassi bianchi, piatti e lisci. Non ho la forza per provare a comprendere cosa stia provando in questo momento. Gli Hobbit con le lacrime a inumidire, bagnare, e rigare i loro volti si voltano verso di noi. Forse sperano di poter trovare nei nostri gesti un po' di coraggio, o forse sperano di veder comparire dall'insenatura, che un tempo ospitava i Cancelli di Moria, il nostro compagno: Gandalf.

Mi appoggio a una roccia. Stanca ecco come mi sento. Sono stanca, schiacciata da troppe responsabilità, da troppi doveri che so di non poter portare avanti. Come faccio a governare su un regno se non riesco nemmeno a tenere in salvo tutti i membri del mio stesso gruppo? Come posso meritare quel rispetto che da anni mi viene concesso? Domande su domande e per ogni nuovo quesito che la mia mente riesce a partorire, un'altra risposta svanisce davanti ai miei occhi. Sospiro. Un lungo e forte sospiro. L'aria fredda riempie i miei polmoni prima di uscire ancora. Uno, due, tre sospiri. Male. Un dolore così forte provo in questo momento nel profondo del mio animo che faccio fatica a sentire quello pungente e del tutto irrilevante della botta. Il fianco, rispetto al mio cuore, sembra essere guarito.

Sposto lo sguardo verso coloro che fino a poche ore fa viaggiavano con me spensierati e senza questo velo di dolore che ora attanaglia il loro animo. Siamo divisi, siamo caduti nella trappola di Saruman. Ora come ora nessun nemico potrebbe attaccarci senza avere la meglio su di noi. Posso davvero lasciare che la morte di Gandalf sia stata vana? Come posso permettere al Male una simile vittoria?!

Senza pensarci troppo sopra mi alzo, ignorando la lancinante fitta che attraversa il mio fianco facendomi percorrere da un leggero tremito, e mi avvicino a Sam. Gli Hobbit sono gli unici che possono aiutare Frodo a superare la perdita. Perché dopo un dolore simile, il corpo rielabora la mancanza subita e prosegue la sua vita.

I tre Mezzuomini mi danno le spalle e a stento si accorgono della mia vicinanza. Pipino mi lancia un sorriso triste e oscurato ancora dalle lacrime.

<< Alzatevi forza. La strada per giungere a Lorien è ancora lunga e noi non possiamo attardare troppo >> parole decise e sincere. La via da percorrere è ancora molta e noi non possiamo definirci al sicuro fino a quando non saremo giunti in territori sicuri.

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