Rialzarsi

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Capitolo 38:


Rialzarsi

|Non è forte chi non cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi|

(Jim Morrison)

10 Marzo 3019 _ 3° Era della Terra di Mezzo

Si dice sempre che quando si sta per morire la nostra memoria si prende gioco di noi facendoci ricordare tutta la nostra vita. Mostrandoci ogni attimo passato sulla terra a guardare, respirare, a vivere. Strano è che io non riesca a vederlo. Non riesco a vedere nulla, nessun rumore esce dalle mie labbra schiuse, nessuna lacrima solca le mie guance durante la caduta e soprattutto la mia mente è sgombra da ogni minimo ricordo. Non so se questo sia un bene... mi dico che morirò così senza rimpianti ma non è vero. Io ho un rimpianto gigantesco. Anzi forse più di uno.

Fin da quando ero una bimba ho sempre amato i bimbi e avrei tanto voluto averne uno... prima o poi. Non volevo prendere il Trono di Gondor, o di qualsiasi altra città, però volevo un bebè. Un piccolo cucciolo d'uomo da crescere e viziare. Avrei tanto voluto...

E con questo minimo rimpianto, che in realtà è devastante, impatto al suolo. L'atterraggio, per quanto violento, in realtà è più morbido di quanto mi aspettassi... talmente morbido da permettermi di sopravvivere.

Resto ferma a fissare il cielo terso per qualche istante prima di chiudere gli occhi... forse sto per morire ora.

Non ho mai pensato che sarei morta in questo modo, ho sempre immaginato la mia morte come un momento tranquillo in cui mi sarei distesa sul letto e dopo essermi addormentata non avrei potuto più riprendermi. Insomma una morte accettabile... anche se pur sempre sofferta da coloro che mi stanno vicino. Avrei accettato una morte più dolorosa se questa avrebbe assicurato a mio fratello di sopravvivere. Sarei morta proprio come ora se Aragorn e Legolas avessero la certezza di uscire illesi dalla battaglia. Vorrei tanto che loro si salvassero, che non perdano la vita. Ci tengo a loro. Ci tenevo anche mentre cadevo. Ci ho sempre tenuto. Sempre.

Cosa mi assicura ora che loro siano vivi? Nulla. Ed è questa certezza che mi rende impossibile morire in pace. Vorrei sapere che loro ce la faranno, che vivranno meglio senza di me, che l'Oscuro Signore venisse sconfitto. Vorrei non esser morta invano. Una parte di me è certa di poterli vedere e aiutare una volta raggiunte le Aule.

Pensandoci bene ogni cosa ha un significato. C'è una ragione se sono stata io a rotolare giù per il monte e non mio fratello: lui deve essere Re, non io. Prendo un profondo respiro e mi lascio andare. Lentamente il rumore del mondo che mi circonda diviene un leggero sottofondo, poi un fruscio confuso e lontano e infine scompare.

Non so con precisione dopo quanto tempo avverto una sensazione di condivisione. E davanti ai miei occhi compare una lontana figura... la sua voce melodiosa mi rimbomba nelle orecchie eppure non mi sembra di conoscerla: troppo rauca per essere elfica ma troppo leggera per appartenere a qualche Umano.

"Celebril... è troppo presto. Devi tornare da loro... aiutarli. Ora è troppo presto"

Non capisco fino in fondo quanto mi dice e perdo qualche parola... qualche sussurro ma alla fine mi sento più leggera. La sensazione finisce lasciandomi immersa in un mondo lontano e parallelo, troppo lontano per essere tra i vivi ma allo stesso tempo troppo vicino per essere morta.

La pelle a contatto con l'erba bagnata dalla prima rugiada mi fa provare un freddo fin troppo vivo per non esserlo. Leggeri tremori scuotono il mio corpo fin quando non mi decido, recuperando un po' di forze, ad alzarmi. Mettendomi seduta noto che la testa mi gira e un senso di nausea mi avvolge: che bel risveglio. Mi domando se questa sia la sensazione che si prova quando si entra nel Reame dei Morti oppure quando si torna alla vita. Un po' come se qualcosa nel nostro corpo ci riporta alla vita. Una strana sensazione...

Celebril di GondorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora