Desiderio di partenza

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Capitolo 55:


Desiderio di partenza


|Se si sente di dover fare qualcosa, allora bisogna compierla|

(Sconosciuto)


27 Marzo 3019 _ 3° Era della Terra di Mezzo

Le mura della città di Rohan ci avvolgono nuovamente calde e confortanti. Per un attimo mi sembra di tornare bambina, quando, ignara dei pericoli che stavo correndo, mi nascondevo tra i boschi di Imladris e Lothlorien in attesa che i Gemelli mi trovassero... tempi in cui il Male era già all'opera, ma restava celato ai miei occhi - e probabilmente anche a quelli di gran parte dei miei cari -. Tempi che ormai non sono altro che un mero ricordo.

Il sole s'infrange ancora sulle mura ma appare lontano e stanco, stanco di donare luce a un mondo in cui a regnare sono le più fitte tenebre.

"Gandalf..." inizia mio fratello smontando da cavallo e raggiungendo lo stregone davanti a me.

"Non domandarmi, Aragorn, se quanto udito da Saruman sia verità o finzione. Non posso sapere quali siano i piani di Sauron in questo momento. Tuttavia non posso garantirti che la tua città sia ancora al sicuro..." risponde Gandalf come se avesse già intuito le domande che premevano a mio fratello.

"Boromir ci disse, già dall'inizio della nostra impresa, quanto il Male fosse radicato tra le persone della cittadella" disse Gimli posando la mano sul braccio di Legolas.

"Se Sauron colpirà Gondor, mio caro Gimli, lo farà con tutta la forza possibile in quanto egli non desidererà rischiare" sussurro osservando lo sguardo penetrante del Nano.

"Celebril ha ragione. Se Sauron dovesse attaccare gli Uomini lo farà con quanta più forza e malvagità gli sarà possibile affinché nessuno possa raccontarlo" conclude Theoden conducendoci poi all'interno del palazzo.

Già, molti sono stati gli attacchi già portati a termine alla città più florida e grande degli Uomini, a quella città che mi spetta di diritto e che per anni ho scelto di accantonare in un angolo oscuro e remoto della mia mente nella speranza che questo giorno non giungesse mai. Ma prima o poi le cose cambiano e il nostro destino viene a compiersi, per quanto gramo possa essere.

La serata trascorre rapida e sebbene la musica e i balli aleggino per tutta la sala, nulla può impedire ai timori di impossessarsi della mia mente. Se Gondor dovesse cadere, se dovesse essere attaccata non vi sarà alcuna possibilità per il mio popolo di sopravvivere.

Mentre rifletto su ciò qualcuno prende posto accanto a me: una figura esile e dalla lunga chioma, a giudicare dai contorni nitidi della sua ombra.

"Celebril... qualcosa ti turba e questo non dovrebbe accadere in una serata gioiosa come questa" la voce melodiosa di Eowyn mi avvolge distogliendomi, in parte, dai cupi pensieri. Mi volto a guardarla: è felice, il suo sorriso potrebbe - in questo momento - sostituirsi alla Luna e illuminare le sue terre.

"Non è così semplice, Eowyn. Gondor potrebbe essere attaccata e io sono qua: impotente. In pratica potrei essere lontana dalla mia città proprio nel momento più difficile della sua esistenza. Comprendi, ora, mia cara, perché non mi è semplice divertirmi, questa sera?" rispondo tenendo lo sguardo nel suo.

"E allora perché non li raggiungi?" risponde lei guardandomi teneramente.

"Io non sono mai cresciuta tra quella gente, non ho mai partecipato alle loro feste né ho mai osservato i loro nomi, le loro vite, i loro bisogni... per loro io sono un'estranea, una straniera come tante altre. Non hanno bisogno di me nelle loro vite, almeno fino ad ora" sussurro io guardandola in volto.

Celebril di GondorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora