Capitolo 36

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Mi avvicinai al cassetto di Jasmine, le vidi: erano delle lettere mandate in campagna dei suoi genitori, le aprii e lì i miei dubbi si moltiplicarono, quelle lettere avevano qualcosa di simile a quelle anonime che avevo ricevuto, infatti di quelle lettere mi aveva sempre colpito il carattere particolare del computer scelto, si vedeva che era stata scelta con cura, era un carattere molto fine e stranamente quel carattere era uguale a quello della lettera di Jasmine, bhe le cose combaciavano, la lettera che avevo scritto a mio padre riguardo mia madre forse non è mai arrivata a mio padre visto che l'ho trovata tagliuzzata nel cassetto di Jasmine, non mi sono più arrivate lettere che riguardassero mia madre durante la malattia e sopratutto quella lettera che avevo trovato nello studio di mio padre, l' articolo di giornale che riguardava la sentenza per chi dovesse tenermi, quella foto di mia madre, ero molto confusa, ma ricordarmi quelle cose non faceva altro che distruggermi, quei pensieri alimentavano il dolore della mia malattia, che ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno mi prendeva qualcosa mi di mio e la lo portava via, ogni energia si consumava, io mi sentivo sempre più stanca, non avevo più la forza di continuare, eppure non volevo morire prima di sapere la verità, ero sempre convinta che quando sarei morta, l'avrei rivista, sarei corsa da lei sorridendogli e poi le avrei chiesto il perché del suo abbandono, avrei avuto le risposte che cercavo, ma all'improvviso mi resi conto che quando morirò non troverò mia madre, sarò sola di nuovo, e solo a questo pensiero rabbrividisco, poi penso ad Andreas, ai suoi occhi quando mi ha chiesto di fare l'operazione e quell'immagine non mi fa più pensare al male, ma quando riesco a essere razionale provo a ricordare, provo a ricordare quando mi ha portata in quel parco, ora non sono più tanto sicura che fosse una coincidenza, provo a pensare a quello sguardo di felicità crudele che aveva quel giorno.

In quel momento ho capito che la solitudine non mi abbandonerá mai. Sono nata sola, mi hanno solo usata e morirò con la mia solitudine, presto, tardi, non mi importa più, provo a pensare a quante bugie mi hanno raccontato fino ad ora, quante volte hanno finto di volermi bene, provo a pensare quanto mi sentivo felice che mio padre fosse vicino a me in ospedale e mi rendo conto di quanto sono stata stupida a credere alle sue messe in scena e quanto quell'uomo mi faccia schifo. Poi i dubbi mi assalgono di nuovo, penso al perché lui volesse esserci quando stavo male, se non avessi avuto lui io sarei morta a credo che lui lo sappia benissimo, perché non mi ha lasciata morire se sono solo un peso per lui?

All'improvviso sento la sua voce, sento che è entrato in salotto,
Salirà le scale,
ne sono certa,
poi entrerà nella sua camera,
mi vedrà girata di spalle,
un poco gli sale il dubbio,
mi chiederà che cosa ci faccia io lì
io faró un sorriso quasi malizioso
Ma lui non lo vedrà perché sarò girata
Mi alzeró piano piano giusto per sentire meglio il battito del tempo
Mi girerò e lo vedrò
E...

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