Capitolo 32

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Le strinsi la mano,la guardai intensamente,sapevo che si sarebbe svegliata,in un qualsiasi momento lei avrebbe aperto gli occhi. La continuavo a guardare non preoccupandomi di cosa le avrei detto quando si sarebbe svegliata,certo ero sicuro che si sarebbe svegliata,era qualcosa dentro di me che me lo diceva,io l'avrei vista risvegliarsi e poi la avrei sorriso e poi non so. Fatto sta che lei non si è svegliata,eppure qualcosa dentro di me mi diceva di aspettare. Ho aspettato tutto il pomeriggio,la sera e sono rimasto con lei la notte. Erano circa le 3 di notte e mi sono svegliato per vedere come stava,stavo per andarmene,fino a quando non ho visto la sua mano muoversi. Non so se era un riflesso,il buio o le allucinazioni,mi sono avvicinato con cautela e quando,senza accorgermene,le ho sfiorato la mano e lei l'ha stretta,con le uniche forze che aveva.Aprì delicatamente gli occhi e mi sorrise,un sorriso molto debole,così debole che sembrava non ce la facesse più,le ho dato un bacio sulla fronte e ho chiamato subito il dottore. Il dottore entrò di fretta e si avvicinò a Giulia,intanto erano arrivate altre infermiere,le fecero delle domande e delle analisi,io intanto avevo chiamato suo padre che era arrivato immediatamente. Il dottore dopo disse:

- Giulia hai un cuore molto debole,non devi assolutamente fare sforzi eccessivi e non devi ricevere notizie che possono provocarti shock e voi dovete starle accanto,miraccomando Giulia fai attenzione,potrebbe essere la tua ultima opportunità-

- Faremo attenzione,non è vero Andreas?- disse il padre

- certo -

Nei giorni seguenti Giulia fece il recupero e arrivò il giorno in cui finalmente poteva tornare a casa.

Andreas non l'aveva vista da un po' di tempo,il dottore aveva preferito non far avvicinare nessuno,era ancora troppo debole.

Arrivò il giorno in cui Giulia poteva finalmente uscire dall'ospedale.

Non volevo vedere nessuno,volevo parlare con mio padre ma siccome sapevo che era partito proprio oggi decisi di scrivergli una lettera in cui c'era scritto:

-Caro papà grazie per esserci sempre stato e per esserci ancora,mi dispiace davvero molto,io non volevo rovinarti il matrimonio e sopratutto non voglio essere un peso per te come non voglio essere un peso per nessuno,non voglio che la gente abbia paura di parlarmi perché il mio cuore è troppo debole,non voglio convivere con la paura che il mio cuore possa smettere di battere in un istante come un'altro,sai mi ricordo ancora le parole del libro "Novecento" quello che piaceva tanto anche a noi,quello che tu mi avevi letto una sera perché non sapevi come farmi addormentare,dovevi partire il giorno seguente ed eri molto stanco,soltanto che io mi ero stancata delle solite fiabe allora tu mi hai detto che mi avresti letto un'altro libro,un libro che non avevo mai sentito,un libro che anche se non avessi capito nulla mi sarebbe piaciuto,un libro da grandi che però faceva sognare anche i piccolun libro molto difficile con una storia semplice,ecco il libro era proprio Novecento,quel libro che sembrava così corto ma che la sua storia era durata molto,le parole che mi avevano colpito era quando il trombettista aveva detto (se non vi va di leggere la parte evidenziata potete sentirla nello spazio dedicato alle foto o ai video in alto):" E li a quel punto cadde il quadro,a me ha sempre colpito questa faccenda dei quadri,stanno sù per anni senza che accadda nulla,nulla,ma dico nulla,loro "fran" giù,cadono,nel silenzio più assoluto,con tutto immobile attorno,non una mosca che vola a loro "fran",giù,come sassi,non si capisce perché proprio in quel momento,cos'è che fa decidere ad un chiodo che non ne può più,c'ha un anima pure lui poveretto? Ne ha discusso a lungo con il quadro,sì,erano indecisi sul dafarsi poi hanno scelto una data,un'ora,un momento,un istante e quello "fran" oppure erano già d'accordo i due,sì ma discutevano da anni: "eh guarda io mollo fra 7 anni alle 6"
"Okey per me va bene"
"Senti facciamo 6 meno un quarto"
" okey allora il 13 maggio?"
"Okey il 13 maggio"
Sette anni dopo,13 maggio,alle 6 meno un quarto "fran" giù,non c'è una ragione. Sono quelle cose che non ci pensi se no diventi matto,quando casca un quadro,quando ti svegli una mattina e non la ami più,
Quando ti guardi allo specchio e pensi di essere già vecchio,quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra,oppure guardi un treno e dici che io me ne devo andare via da qua,quando quella mattina Novecento alzò lo sguardo dal piatto,mi guardo e disse "io fra 3 giorni a New York scendero da questa nave" ci rimasi di stucco". Ecco papà tu dopo avermi letto quella storia,sicuro che io non avessi neanche capito chi era il protagonista,io mi misi a piangere,tu mi vidi intensamente,vedevi che i miei occhi verdi erano bagnati,allora in quel momento tu avevi capito che io avevo capito quella storia. Si io l'avevo capita,avevo capito quanto ero fortunata ad avere il mio papà vicino e mi faceva disperare il fatto che non potevo stare con te perché tu la maggior parte dei casi non c'eri per me,mi faceva arrabbiare il fatto di doverti perdere un giorno definitivamente con il rimpianto di non essere stata vicino a te,tu credevi che mi ero commossa per il finale della storia,no papà io piangevo perché volevo starti accanto per sempre,avevo paura che i nostri giorni migliori non venissero più a causa della tua sistematica assenza,qualcosa dentro di me diceva che era il momento di parlarti,ma qualcosa mi bloccò,forse un singhiozzo,tu mi hai preso in braccio mi hai messo nel letto,mi hai dato un bacio sulla fronte e mi hai sorriso,lo so che non avevi capito che mi si spezzava il cuore quando pensavo che il giorno dopo tu non saresti stato nemmeno per un istante con me,allora chiusi gli occhi. Papà io non voglio che tu ti senta in colpa,non si può tornare indietro,tentiamo almeno di non avere rimpianti quando uno di noi non ci sarà più. Io in quel preciso istante quando sono crollata al tuo matrimonio mia sono sentita come quel chiodo,il mio corpo aveva già deciso che io non ci sarei stata nei momenti successivi,quella parte di quella storia mi venì in mente il giorno dopo,quando la lessi di nuovo,quella parte di quella storia mi rimase incisa proprio nel cuore,quel libro lo misi in una scatola,sotto il mio letto,avevo deciso che in quella scatola avrei messo solo le cose più importanti per me. Io in quella scatola non misi nulla fino a circa qualche mese fa,dove ci misi la foto della mamma. Papà voglio essere sincera con te,abbiamo bisogno ancora un po di tempo per non avere più rimpianti quando uno di noi non ci sarà,io voglio davvero vivere quei momenti con te,ma io so che il mio cuore non riuscirà a reggere le continue lettere che mi mandano,papà mi continuano a mandare lettere su mia madre,chi era lei? Che fine ha fatto? Papà lo so che forse sono tutte bugie e che forse farei meglio a non leggerle,ma papà se il mio cuore non ce la fa a reggere il loro contenuto,la mia mente non ce la fa a reggere la curiosità e soprattutto sapere la verità,vorrei che la caduta di quel quadro fosse programmata,vorrei che tu adesso programassi di dirmi la verità se mai ce ne è una.
Nella speranza di vederti presto e che tu scelga quell'istante,un bacio,tua figlia
Giulia♡"

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