14. Charlotte

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Ed eccoci qua, tutti insieme ad ammirare questo fantastico panorama. Siamo poco fuori Roma e la vista è magnifica. Ci siamo proprio tutti, anche Andreas e fino adesso la situazione è più che tranquilla.
Io, però, non riesco a togliermi dalla testa le parole di Simone di ieri sera. Che cosa avrà mai voluto dire? Che cosa ha fatto Andreas per me che io ancora non so?

Questo dubbio mi sta divorando da parecchie ore e non so se sia il caso di chiederlo direttamente ad Andreas. Se non mi ha parlato fino adesso, perché ora dovrebbe farlo? Se ha qualcosa da dirmi può benissimo venire da me.

- Ragazzi, sto morendo dalla fame- esordisce Giuseppe.
- Anche io! Dove pranziamo?- chiede Stefano.
- Secondo Google Maps ci dovrebbe essere un ristorante non molto lontano da qui. Ci andiamo a piedi?- annuncia Adriano circondandomi la vita con un braccio.
- Dipende quanti chilometri sono- spiega Martina.
- Non molti. Circa quattro o cinque chilometri- continua Adriano.
- Cinque chilometri? Ah, non se ne parla- chiarisco io.
- Sempre la solita pigrona!- ironizza Marcello.
- Fossi in te non parlerei! Hai ancora i sintomi della sbornia e credi di riuscire a fare cinque chilometri a piedi?- controbatto divertita.
- Parole sante- aggiunge Stefano battendomi il cinque.
- È possibile che tu non stia mai dalla mia parte?- chiede in tono scherzoso Marcello a Stefano.
- Come puoi non dare ragione a Char? Tu e Gianmaria avete certe facce!- controbatte Stefano.
- Chi mi ha chiamato?- dice improvvisamente Gianmaria cercando di alzarsi dal muretto.
- Tranquillo tesoro, continua pure a dormire- gli dice ironico Simone.
- Quindi? Che si fa?- chiede Andreas.
- Si va in macchina- risponde Martina.

Dopo qualche minuto di viaggio arriviamo al ristorante. È un posto antico, quasi desolato ed ho come l'impressione che saremo gli unici clienti.

- Franco, Franco! Abbiamo clienti!- urla una donna anziana notando il nostro arrivo.
- Ma che dici! È impossibile! Si saranno sicuramente persi- esordisce l'uomo il cui nome è Franco.
- Non ci siamo persi. Abbiamo solo bisogno di cibo- annuncia Giuseppe.
- Prego, prego! Accomodatevi! Dovete scusarci, ma non siamo abituati a così tanta gente- dice sinceramente la signora facendoci accomodare.

È una piccola e antica trattoria e a quanto pare ci siamo solo noi.
Guardiamo velocemente il menù e mentre ognuno sceglie cosa ordinare, la dolce anziana arriva prontamente con del vino e degli antipasti freschi.
- Questi li offre la casa- annuncia.
- Se ingerisco altro alcol mi troverete in coma- sussurra Gianmaria.
- Come se già non lo fossi- scherza Andreas.

Dopo circa venti minuti la signora ci porta il pranzo. È tutto squisito e peccato che non abbiano molti clienti. Rimaniamo ancora un po' a parlare e fra una sigaretta e una chiacchierata, sento il bisogno di andare a rinfrescarmi un po'.
- Mi scusi, dov'è il bagno?- chiedo attirando l'attenzione dell'anziana donna.
- In fondo a destra. Ma attenzione, lo scarico non funziona bene- mi avverte.
Raggiungo la toilette e noto immediatamente la poca cura a cui è riservata. Non è proprio igienico.
Mi rinfresco un po' e per fortuna ho le mie salviette umide. Sono una salvezza in queste situazioni.
Do un'ultima controllata al mio aspetto ed apro la porta.

- Oddio scusami, non sapevo che fossi qui- dice Andreas indietreggiando.
- Figurati. Attento, non è molto igienico lì dentro- lo avviso.
- Grazie per l'avvertimento- dice facendomi passare.
- Senti Andre, riguardo al bacio di ieri.. Insomma, non vorrei che tu avessi capito male- spiego abbassando lo sguardo.
- Tranquilla, è tutto chiaro. È stato solo un bacio scenico, nulla di più- dice con tono rassegnato.
- Bene. E io.. Io devo andare- dico imbarazzata voltandogli le spalle.
- Char, aspetta. Ti devo chiedere una cosa- mi informa Andreas richiamando la mia attenzione.
- Dimmi pure- lo esorto.
- Riguarda quella sera. Noi beh.. Non.. Insomma, non abbiamo usato precauzioni e non vorrei che..- dice più che imbarazzato.
- No, tranquillo. Uso la pillola..- dico non scandendo bene le ultime sillabe.
- Ma certo. Che stupido che sono! Tu e Adriano.. Scusami- conclude infastidito entrando nel bagno.

Rimango a fissare la porta per qualche secondo, rendendomi conto del discorso appena affrontato. Da quando parliamo in questo modo? Da quando ci imbarazziamo alla vista dell'altro? Perché non mi sono chiarita i dubbi sulle parole di Simone? E poi, perché sono rimasta qua immobile a fissare il nulla?

Torno al tavolo con gli altri ragazzi e dopo esserci divisi il conto, usciamo dalla trattoria.

La giornata trascorre serenamente e a sera inoltrata decidiamo di tornare a Roma. D'altronde domani ricominciano le prove.

- Simone, aspetta- dico prendendolo sottobraccio.
Stiamo aspettando il ritorno di Marcello e Stefano per poter andare via, così ne approfitto per parlare con Simone.
- Fammi indovinare: vuoi riprendere il discorso di ieri sera- dice sorridendo.
- Eh già. Ci ho pensato tutto il giorno e voglio che tu mi dica di cosa si tratta- lo informo.
- Char, non posso. Ho promesso di non dirlo a nessuno- risponde abbassando la voce.
- Giurami che non dici a nessuno quello che sto per dirti- dico guardandolo fisso negli occhi.
- Cosa?- chiede.
- Giuramelo- ripeto.
- Te lo giuro- risponde.

Ci allontaniamo dagli altri e dopo essermi assicurata di non essere ascoltata da nessun altro, decido di parlare.

- Qualche sera fa io ed Andreas siamo andati a letto insieme- mi confido a bassa voce.
- Adriano lo sa?- chiede senza essere molto sorpreso.
- No. E non lo deve sapere- lo avviso.
- Fidati di me- dice sinceramente.
- Perché non sembri sorpreso?- chiedo curiosa.
- Perché me l'aspettavo. Tu e Andreas non resisterete ancora a lungo a distanza. E ascoltami bene: è proprio il caso che tu vada a parlare con Andreas. Deve assolutamente dirti tutta la verità- dice con tono serio.

- Andiamo?- chiede Gianmaria
interrompendo il nostro discorso.
Salgo in macchina e per tutto il tragitto non faccio altro che pensare a come risolvere questo problema. Devo sapere la verità.
Arriviamo in albergo e prima di addormentarmi invio un messaggio ad Andreas:

"Dobbiamo parlare".

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