Amici?

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-"Chi ti piace?"- mi volto e si propaga nei miei occhi la figura di Cameron, intento ad avere una risposta.
Apro la bocca per cercare di far uscire qualcosa, ma esce solo il silenzio.
-"Le piace Jack Gilinsky"- afferma urlando la ragazza che sta per morire, a fianco a me. Mi giro velocemente verso di lei e la guardo spalancando gli occhi. Mi volto verso Cameron che ha tramutato la sua faccia in un'espressione poco comprensibile, almeno per me.
-"Non è per niente vero, non lo conosco neanche. È la seconda volta in tutta la mia esistenza che lo vedo"- mi giustifico e non so neanche il perché.
-"Non ti discolpare. Siamo amici, non importa"- mi fa l'occhiolino per poi scomparire dietro di me.
-"Non mi preoccupo a fatto"- sussurro torturandomi le mani, aspettando che Taissa finisce di posare la sua roba nell'armadietto.
'Amici'

La pallina da baseball continua a fare su e giù. Dal soffitto alle mie mani, cosi come i pensieri che mi martellano pesantemente dentro la testa. "Amici", continua a cercare di elaborare il mio cervello. Come faccio a essere amica di qualcuno con cui ho passato mare e monti, con cui ho solo immagini che mi appaiono dinnanzi non appena lo sguardo mi cade per sbaglio su di esso? Merda, questa sua uscita non ci voleva veramente. E' tornato per farmi andare al manicomio? Io mi conosco cazzo, adesso non smetterò di pensarci e di torturami. Butto la pallina dall'altra parte della stanza e mi metto a sedere su questo letto che non è neanche minimamente la metà comodo di quello che avevo prima, nella mia vecchia casa, o quello di- quello suo. La realtà è che niente e nessuno è uguale a lui, neanche lontanamente. Mentre mi impegno a cercarlo in altri e fingo di trovarlo, nessuno può imitare l'originale. Cameron è unico, l'unico che riuscirà mai a farmi sorridere in un modo cosi soprannaturale.
Che cogliona che sono. Dovrei davvero smetterla di pensarci. Lui ci è riuscito, chi sono io per non poterlo fare? Allo stesso tempo mi si contorce lo stomaco a pensare che tante ragazze possano solo illudersi di averlo; di poterlo abbracciare, baciare, prendere e intrecciare le sue forti e caldi mani, mentre io sono qui, a stringere un cuscino. Lo lancio via e mi metto le mani sulla faccia, sotto le quali si fanno strada delle lacrime. Sono sempre più convinta che nel nostro cervello, ci sia una piccola parte nascosta che ci spinge a vedere o a pensare quelle cose che ci fanno male per il semplice fatto di farci provare dolore. Non so che parte masochista sia, ma ne sono convinta altrimenti non vedo spiegazione più plausibile. Dovrei, anzi, devo smettere di pensarlo. Lui è andato avanti mentre io rimango fottutamente indietro. E' in vantaggio. L'unica cosa da fare è questa, evitarlo il più possibile per far in modo che lo dimentichi e poi, anche se lo rivedrò, non mi farà più nulla, perché avrò represso tutto. Avrò vinto anch'io quando riuscirò a guardare dritto negli occhi chi amavo senza cadere a pezzi. Posso farcela.
-"Santo il cielo Nina. Ti sto chiamando da un'ora, mi ris- "- si ferma a fissare i miei occhi e io li asciugo in fretta rivolgendogli uno de miei sorrisi finiti, uno da collezione, quello per le occasioni speciali.
-"E' tutto okay?"-
-"Si -mi alzo- Che c'è?"-
-"Bussano alla porta e io sono in accappatoio. Vai ad aprire?"-
-"Si vado subito"- esco da camera mia e vado ad aprire la porta che rivela Cameron. Cos'è uno scherzo del destino? Qualcuno lassù che si prende gioco di me?
-"C'è qualcosa al soffitto che non va?"- si sporge e si unisce a me per guardare il soffitto. Abbasso la testa in contemporanea a lui e ci guardiamo. Siamo a tanto cosi e. Mi allontano e mi guardo intorno per l'imbarazzo.
-"Ti serviva qualcosa?"- passo al dunque in fretta.
-"In realtà no. Non so perché sono qui"- si passa la mano sui capelli e poi guarda l'orario.
-"Devo andare agli allenamenti"- fa poi lui 
-"Sono già le quattro?"-
-"Si"-
-"Devo venire pure io. Per- vabbè, storia lunga."-
-"Andiamo insieme allora"- Mi giro e spero che Taissa si faccia viva al più presto.
-"No, in realtà sto aspettando Taissa, che si sta appunto vestendo"-
-"Taissa ci mette tanto e rischierai di perderti l'inizio degli allenamenti"- cerca di convincermi. Guardo un'ultima volta dietro e infine cedo. Prendo il mio telefono e seguo Cameron. Il tragitto non è tanto lungo, ma ci pensa il silenzio imbarazzante a far sembrare chilometri, questi trecento metri.
-"Allora"- inizio non sapendo che dire, come finire. Perchého aperto bocca?
-"Si?"-
-"Quindi siamo amici"- ridacchio. Dio l'ho detto sul serio?
-"Riguardo a-"-
-"Ragazza distratta"- urla qualcuno dietro di noi. Volto il capo senza fermarmi e intravedo Jack. Mi fermo e aspetto che si avvicini.
-"Mi chiamo Nina"- sorrido per finta.
-"Io preferisco Ragazza distratta"- imita il mio sorriso. Cameron si fa avanti e si schiarisce la voce.
-"Lui è Jack. Jack lui è Cameron"-
-"Lo so chi è, ci alleniamo insieme"- risponde freddo.
-"Stavi andando agli allenamenti?"- mi domanda Jack ignorando completamente Cameron che non smette di guardarlo.
-"Si. Stavo giusto andando"-
-"Sono felice che hai accettato il mio invito"- afferma toccandomi il braccio. In realtà ci vado perché mi ha costretto Taissa e lei neanche c'è.
-"Andiamo? O rischio di arrivare tardi"- Cameron mi afferra la mano e mi trascina con se. Quando siamo abbastanza lontani, mollo la presa.
-"Ma che ti prende?"- sbotto. Perché mi ha trascinato via? Stavo parlando con quel tizio. Anche se non mi va al massimo a genio, non amo fare la scortese.
-"Ci stava provando con te, davanti a me"- sbraita
-"E quindi?"-
-"E quindi ammetti che ci stava provando?"- si avvicina
-"Cameron non ci stava provando e anche se fosse?"-
-"SONO IL TUO"- inizia ad urlare ma si blocca giusto in tempo.
-"Sono il tuo"- rifà prendendo fiato meditando anche sulle sue stesse parole
-"Ragazzi, forza! Signorina fuori dallo spogliatoio dei ragazzi!"- urla il coach. Urla così tanto che mi sta stonando. Faccio per uscire e vado a sbattere contro Jack che stava per entrare. All'improvviso un armadietto viene sbattuto e io mi giro di scatto. Esco velocemente da li e vado nel campo per assistere agli allenamenti. Salgo sulle panche più in alto, cosicché possa vedere meglio tutti e tutto. La partita ha inizio e le squadre sono le seguenti; Nash, Taylor, Shawn contro Cameron, Jack e un'altro ragazzo biondo che sta sempre insieme a quest'ultimo. Mi pare si chiami anch'esso Jack. Non è buffo che il tuo migliore amico si chiami come te? A me darebbe fastidio perché se qualcuno dovesse chiamare lei, mi sentirei chiamata in causa e mi innervosirei. E' stupida come cosa ma quando andavo alle scuole medie, nella mia classe c'era una ragazza che si chiamava anch'ella Nina. Quando le professoresse interrogavano e ci chiamavano per nome e dicevano il nostro nome, avevo l'ansia di sapere se fossi io o era lei. Alle medie non ero molto brava, anzi odiavo andare a scuola. Diciamo che non sono stati gli anni migliori per me, tranne l'ultimo anno dato che cambiai scuola per problemi chiamati 'non sopporto i miei compagni cambiatemi di scuola vi prego'. Avevo davvero un disagio li dentro. Quasi piangevo piuttosto di non entrare nell'istituto. Dopo un quarto d'ora sento il fischietto suonare e io riprendo coscienza del fatto che la partita di allenamento è iniziata già da parecchio e quando metto a fuoco il campo verde che si prospetta davanti ai miei occhi vedo che tutti si accavallano e si avvicinano a cerchio in mezzo due ragazzi che non appena vedo meglio mi accorgo essere Jack e Cameron. Questi due si stanno urlando a vicenda e poi Cameron non ci pensa due volte a riattaccare con le mani.

Spazio autrice💋
Hiii a everyone. Come va? A me bene fortunatamente. Eccomi con un altro capitolo che,spero vi piaccia💙
Bacii💜

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