Bambole.

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Il mio corpo è praticamente ghiacciato, immobile. Non mi aspettavo di vederlo qui. Non mi aspettavo di vederlo. Quand'è stata l'ulima volta che ho parlato con lui?

-"Stavo cercando una mia amica per disdire l'uscita a quattro che aveva programmato per non restare sola con Nash"- spiegai dispiaciuta
-"Maria?"-
-"Si"-
-"Perche non vai?"-
-"Perché non c'è nessuno che mi può accompagnare"-
-"Cameron?"-
-"Non. . io e lui non parliamo al momento"-
-"Capisco. Be'. . posso accompagnarti io"- si propose
-"Dici sul serio?"-
-"Se per te non è un problema"-
-"No certo che no. Allora ci vediamo stasera alle 8 okay?"-

Ricordo ancora com'era vestito: sembrava proprio un'altra persona. Ma forse è proprio quello il look che gli si addice. Sembra passata un'eternita.
-"Come mai qua?"- diciamo in coro dopo parecchio tempo che non parlavamo.
-"Io. . "- continuiamo all'unisono per poi scoppiare in una risata.
-"Prima tu"- fa lui. Odio dover spiegare per prima. 'Ho litigato con i miei genitori perche non approvano la mia storia con Cameron che, per la cronaca non esiste più, dopo aver scoperto anche che i suoi genitori sono praticamente i loro migliori amici incontrati per caso in Egitto.
-"Lunga storia"- mi limito a dire.
-"Nina -si guarda intorno accennando un sorriso- abbiamo ancora 1 settimana a disposizione prima che la scuola si riempi nuovamente. Non ti basta?"-
-"Bè la mia famiglia semplicemente sono contrari alla mia storia con Cameron il quale non conoscono neanche"- confesso in fine.
-"Non era poi cosi lunga come storia"- sorride torturandosi le mani. In effetti nella mia testa malata era spiegato in modo più complesso, ma il succo è quello.
-"Perche non approvano?"- chiede vedendo che io non rispondo 
-"Non farmi questa domanda perche non ne ho risposta anche se volessi"- chino il capo.
-"E Cameron?"-
-"Cosa?"-
-"Che ne pensa di questa situazione?"-
'Se n'è rotto le palle' vorrei dire citando le sue testuali parole.
-"Abbiamo litigato"- 'chiuso' sarebbe più adatto, mi corregge la mia conscienza. -"Oh"- mi guarda
-"Si bè e tu. Come mai qui?"-
-"Mi ero stancato dei miei zii che cercano di rimpiazzare i miei genitori quindi io e mia sorella siamo tornati qua giù"- -"Rimpiazzare?"- Io e Jack non abbiamo mai aperto una conversazione del genere, ovvero personali. Abbiamo parlato solo di cose banali. Negli spacchi, nelle ricreazioni a giro per il campus e, solo guardandolo meglio adesso, mi dispiace di non riuscire a vederlo interiormente. Mi rendo conto in questo preciso istante che ero troppo occupata ad interagire con Cameron che per conoscere le persone che mi circondano.
-"I miei genitori sono morti: mamma di tumore e papà per disperazione, penso"- sorride per mascherare il dolore per delle figure che non avrà mai più all'interno della sua vita. Come ci si sente? Come ci si sente a non aver più qualcuno che ti dice che le cose che fai quotidianalmente, sono giuste o sbagliate? Forse è proprio per questo che a volte desideravo farli sparire dalla mia vita. Non ho sempre avuto un rapporto rose e fiori con mia mamma. Quand'èro piccola andavamo d'amore e d'accordo ma, man mano che crescevo andava peggiorando. Forse è colpa dell'adolescenza, mi ripetevano. No. Smettiamola di dare la colpa a questi anni della nostra vita perche non c'entrano nulla. Era ed è mia madre che non mi capisce. Non mi capiva allora e non mi capisce neanche adesso e se c'è una cosa che odio di più al mondo, è non essere capita. Come può una persona avere il tuo stesso sangue ma essere così lontana da te, nonostante si trova a pochi passi? Burlarsi di quelle che sono le tue aspettative per il futuro, di quelli che sono i tuoi sogni. Ricordo che quando ero piccolina ripetevo in continuo a mamma che il mio sogno di quando sarei stata grande era quello di andare via da quello stivale 'immenso'. In cambio ricevevo un 'è impossibile' o un 'svegliati e ritorna nel mondo reale'. Se sono qui, oggi è solo grazie a nonna. Ed è per questo che mi isolavo nella mia stanza in cui passavo ore e ore. Adesso però mi sento in colpa solo ad aver pensato quelle cose dato che, un mio amico non ha avuto la possibilità di scegliere. A lui sono stati portati via con la forza e non ha più qualcuno che gli dia una mano.
-"Mi dis- "-
-"Non dirlo, ti prego. Ne ho sentiti così tanti in questi 19 anni, ma non servono a riportarli"- mi ferma.
Sorrido per la forza che ha.
-"Quindi -cerco di cambiare discorso- tu e tua sorella siete qui?"- solo quando pronuncio questa frase mi rendo conto che Madison è al campus. Madison, la ragazza che ha cercato di portarmi via il ragazzo. La ragazza che si era insinuata nella stanza di Cameron. Se io sono qui, con Jack. . lei dov'è sarà?
-"Esatto. E' rimasta fuori ad ammirare quell'affare postato al centro del giardino"- enuncia come se mi avesse praticamente letto nel pensiero. Sicuramente starà aprendo discorso con Cameron, ne sono sicura.
-"Tutto bene?"- domanda preoccupato. Annuisco accennando un sorriso.

Jack mi ha invitato a uscire in un locale fuori il campus e naturalmente ho accettato. Non è poco lontano da qui e mi aiuterà a distrarmi. Per sfortuna Jack ha invitato anche sua sorella perche non si fida di Cameron e lui per provocarlo, ha accettato l'offerta di Madison. Adesso ci stiamo dirigendo verso il parcheggio. Fa cosi freddo qui. Sono abituata alla temperatura dell'Italia e qui si gela. Jack apre la portiera e io faccio per entrare ma una mano si posiziona su quest'ultima chiudendola. Mi volto e vedo Cameron. Ma che cavolo?
-"Lei viene con me"- sfuria.
Sorrido. Ma non per piacere per pietà. Riapro la portiera e mi siedo ignorandolo completamente per poi fissare il vuoto dinnanzi a me mentre lui continua a guardarmi.
Mi dice che faccio parte di una delle tante pagine della vita e se lo rimangia. Mi dice che mi lascia per proteggermi da se stesso e se lo rimangia. Mi molla di nuovo e adesso finge di essere geloso? No. Basta.
-"Vogliamo partire?"- sbotto vedendo che nessuno muove un muscolo. Sembra che tutto intorno a noi si è bloccato proprio come la mia tristezza. In questo momento c'è solo rabbia. Non riesco a capirlo. Mi lascia ma non vuole che lo dimentichi?
Mi alzo dalla macchina e mi avvento su di lui. Inizio a spintonarlo e urlagli contro.
-"Mi dici che cazzo di problemi ti affliggono?"- lo urto ancora di più e lui non si muove. Si limita a farsi spingere e questo mi fa infuriare di più.
-"Mi molli e adesso non vuoi che io mi dimentica di te! Sei un fottuto egoista! Non sono una bambola ficcatelo in testa. Non puoi usarmi a tuo piacimento e quando sei stanco mettermi nella tua collezione. Mi sono stufata!"- solo quando sento due mani intorno ad i miei polsi, alzo lo sguardo e mi accorgo delle lacrime che tracciano il mio volto a causa del vento che sento sulle guance.
-"Adesso possiamo andare?"- mi incoraggia quasi sussurrando come se nulla fosse accaduto.
-"Si"- mi giro per salire il macchina di Jack ma mi afferra il gomito
-"Con me"- continua poi.
Tutto quello che ho detto adesso l'ho urlato in faccia al vento?
-"Ti prego"- mi scongiura.
-"Se vengo con te prometti di starmi alla larga?"- dico nella massima serietà. Non voglio che mi sia alla larga in realtà. È l'ultima cosa al mondo che vorrei. Ma non ho altra scelta. Sono la ragazza che diceva alle proprie amiche che si facevano maltrattare dai loro ragazzi di farsi valere e non sto rispettando i consigli che davo.
-"Io. . "-
-"Cameron lasciami andare"- entro in macchina e chiudo lo sportellone.
Dopo pochi minuti entra Jack e accende il riscaldamento vedendomi tremare. Non tremo per il freddo, vorrei dire ma mi limito a sorridere a quest'ultimo.
-"Si può amare senza soffrire, senza provare dolore?"- domando dal nulla.
-"Il dolore è un effetto collaterale dell'amore. Non credo sia possibile amare senza avere dolore"- risponde sempre concentrato sulla guida
-"Mi dispiace di averti fatto assistere a quella scenata"-
-"Non preoccuparti"- si volta e mi sorride.
È cosi strano stare con lui in questo momento e accorgermi che non sappiamo realmente nulla niente dell'altro. È talmente brutto. Di solito dei miei amici so praticamente tutto. Sono una tale curiosona che rischio di sembrare una stalker ma è solo merito della mia curiosità. La mia professoressa di italiano diceva sempre, quando la riempivo di domande, che la curiosità è un bene. Ti porta sempre a scoprire cose sempre nuove. A me piace sapere sempre tutto. Mi piace sapere sempre del mondo che mi circonda ed è per questo che non smetto di fare domande. O almeno prima lo facevo. . .
Mi volto sul sediolino e mi posiziono verso di lui.
-"Allora, dove sei nato? E come mai se qui?"-
-"Eh?"-
-"Su avanti. Ho perso parecchio tempo e devo aggiornarmi"-
-"Che devo dirti, sono noioso"-
-"Non è vero. Raccontami della tua storia"- lo incoraggio
-"Non ho una storia"-
-"Si invece, tutti hanno una storia"- tutti hanno un passato e sono sicura che riuscirò a tirarglielo fuori.
-"Be' sono nato in Floridia e sono vissuto li. A 6 anni mamma e' morta e un anno dopo papà l'ha seguita. Ci siamo trasferiti dai miei nonni paterni dato che materni non ne ho. A 12 anni se ne sono andati anche loro e siamo andati dai miei zii. Sono cresciuto tra le mie cugine e fidati, una casa con 4 ragazze, non è poi il massimo. Non mi piaceva particolarmente stare li, anzi non mi entusiasmava per niente. Cercavano sempre di prendere il posto dei miei e questo lo odiavo. A Madison sembrava andar bene perché lei è debole. Le bastavo anche io ma non vuole ammetterlo. Per caso quando ho finito le superiori mi è arrivato un annuncio da parte di questa scuola e non ci ho pensato due volte ad accettare. Madison mi ha seguito e adesso siamo qui"-
-"Vedi? Questa è la tua storia"-
-"Si. . ma è noiosa. Ho passato la maggior parte della mia vita nei funerali, come hai ben ascoltato"-
È vero. Jack ha praticamente assistito a più morti di quanti un ragazzo dovrebbe nella sua vita. Mi dispiace per lui.
Non so esattamente come continuare il discorso senza sembrare poco sensibile. Cosi mi limito a rivoltarmi e a guardare la strada.
Finalmente sento già di poter vedere meglio Jack.

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