Scelgo lui.

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Quando apro gli occhi vedo subito Cameron che mi guarda e quando si accorge che sono sveglia anch'io, mi sorride.
Non si stanca mai di sorridere?
-"Buon giorno Bimba"- mi posa un bacio sulla guancia, soffermandosi alcuni minuti.
Ancora assonnata sorrido.
-"Da quando sei sveglio?"-
-"In realtà non ho dormito. Sono ancora le 6"-
-"Perche non hai dormito?"- mi metto a sedere rivolta verso di lui
-"Non lo so, non me ne sono neanche accorto. Pensavo a te."- mi afferra la mano.
-"E a cosa esattamente?"-
-"Riflettevo che inizialmente pensavo di essermi innamorato di te come si ci innamora di tutte le persone normali, insomma. Dopo ho capito che non è così. Io non mi sono semplicemente innamorato di te. E' un qualcosa che va oltre immaginazione: io mi innamoro di te ogni volta che ti guardo. Sei l'unica ragazza alla quale non ho avuto la voglia di strappare via i vestiti e sbatterti sul letto"- dice serio
-"Che significa esattamente?"- ribatto sentendo una fitta allo stomaco
-"Ti voglio togliere i vestiti pian piano. Baciare ogni centimetro della tua soffice e morbida pelle fino a fare l'amore lentamente. Tutta la notte"- confessa.
Sono pazza di lui. Persa, completamente persa. Mi perdo nei suoi occhi ogni volta che li sfioro con lo sguardo, nella sua voce ogni volta che lo ascolto e nei suoi abbracci quando lo tocco delicatamente. Sono persa. Come si fa a salvare una ragazza persa, a ritrovarla? Vorrei poter salvarmi da sola ma più mi guardo, più ci guardo e penso che sia lui l'unico in grado di compiere questa missione. 

Quando finalmente entro nell'aula di scrittura - seguita da Cameron - per assistere all'ultima lezione del giorno, mi vado a sedere. Oggi ho saltato canto per il mal di testa che mi perseguita da stamattina o forse semplicemente non avevo la voglia di cantare, strano. La musica è l'unica cosa in grado di farmi rialzare l'umore quando cade. Cam insisteva così tanto per accompagnarmi a casa ma io non volevo, in fondo era solo un mal di testa e adesso è anche passato. In questi giorni stiamo più del solito insieme, non che prima non ci stessimo solo che adesso ci stiamo senza litigare ogni due per tre. Il professore entra seguito da Mar che sembra parecchio distratta. La guardo sperando che punti il suo sguardo su di me ma nulla, le parlerò dopo. Il mio insegnante tiene stretto tra le braccia un fascicolo e sopra di esso si può chiaramente intravedere che sono i compiti che abbiamo svolto prima delle vacanze di natale. Ho un'ansia assurda: ricordo esattamente cosa ho scritto su quel foglio perche è solo una fottuta parola. La scrissi quando ero arrabbiata con Cameron e se potessi tornare indietro farei un compito perfetto. Inizia a chiamare a uno a uno per andare a ritirare i compiti e alcuni si soffermano per chiedere spiegazioni riguardo al piccolo commento che lui lascia appena sotto il voto. Quando è il mio turno sento un brivido che percorre tutta la mia spina dorsale. Arrivo alla cattedra e fortunatamente, in casi come questi, non mi sento osservata dato che tutti sono concentrati ad osservare il loro compito. Afferro il mio foglio e faccio per andarmene a posto quando una voce mi ferma.
-"Signorina Neri"- strizzo gli occhi e mi volto lentamente.
-"Non mi aspettavo un compito del genere da lei, non è proprio nel suo stile"- chino il capo verso il voto: 5/5. Be' meglio di 0!
Non so proprio che dire quindi mi limito ad andare a posto abbassando la testa dalla vergogna.
Cameron mi osserva un po e io scuoto la testa. Dopo un po' inizia a leggere quello che penso sia un compito.
-"Il dolore? È complicato da spiegare perche mi vengono tante di quelle cose in mente che la mia testa potrebbe scoppiare a momenti. Quando succede qualcosa di brutto rimane, lo si ricorda e si pensa che non si potrà mai dimenticare - ed è vero in parte - solo che adesso invece, adesso che ne devo parlare non mi esce nulla. Sembra facile fingere che tutto vada bene, essere indifferente così com'è facile dire agli altri che siamo inarrestabili, invincibili come delle montagne impossibili da sovrastare. Cerchiamo di persuadere tutti gli altri, compresi noi stessi che siamo indomabili anche quando l'universo sembra averci preso di mira e quando quelle piccole certezze che possedevamo crollano come un castello di carte imbattute in un soffio. Quindi ridiamo, scherziamo, fingiamo che tutto vada bene e che le nostre vite vadano bene così. La verità, invece è che siamo semplicemente essere umani e come tali soffriamo, crolliamo. Non siamo macchine da guerra indistruttibili e nei peggiori dei casi vengono distrutte anch'esse. Il dolore si può provare in tante circostante ma la forma di dolore più sentita e nominata penso sia per l'amore. Si l'amore perche quando finisce ne rimaniamo consumati. Capita quando si è disidratati d'amore e si soffre. Al sol sentire nominare la parola dolore risveglia in me pensieri che si collegano al fatto che adesso io non stia con lei e fa male, non poco. Non pensavo che una persona potesse entrarti dentro in quel modo. Di solito non presto attenzione alle piccole cose ma di lei ne osservo anche la più piccola in modo da farla mia. Quando ero piccolo mi domandavano il perche non mostrassi i miei sentimenti rispetto alle altre persone e io alzavo un po le spalle facendo capire che non potevo farci nulla, ero cosi e basta. Davo per scontrato che se qualcuno mi era importante lo dovesse capire da solo  non mi è mai importato dimostrare qualcosa. E lo faccio tutt'ora. Le persone mi passano accanto con un via vai senza sosta aspettando che io sputi fuori i miei sentimenti ma non sanno che aspetteranno senza ricevere nulla in cambio. Per lei invece, vorrei tornare indietro solo per farla inebriare dei miei sentimenti ma è tardi. Ed è questo quello che sento dalla parola dolore..

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