Il mio sbaglio piu grande continua a tormentarmi.

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Chiudo gli occhi e li riapro, credendo di star sognando e invece sono più che sveglia. Mi precipito correndo giù per le scalette che si trovano di fronte il campetto dove Cameron e Jack si stanno picchiando. Arrivo giusto in tempo per separarli e prendo il braccio di Jack tirandolo a me. Cameron mi guarda con uno sguardo affannato
-"Ma si certo! Scopati pure lui!"- sbraita.
Ad occorrere in suo aiuto c'è una ragazza alta e mora, con occhi grandi. Indossa la divisa delle cheerleader quindi penso che si trovi qui anche lei per gli allenamenti della sua squadra. Mantiene le braccia di Cameron e con le mani cerca di attirare la sua attenzione. Infine la guarda e molla la presa. E' semplicemente inutile rispondergli nonostante sta imperterritamente mettendo benzina sul fuoco che speravo di spegnere al più presto. Evidentemente è così che cerca di essere mio amico, solamente per rinfacciarmi ciò che ho fatto ed è cosi che il mio sbaglio più grande continua a tormentarmi e lo farà per sempre se ci sarà lui a ricordarmelo. E' per questo che devo allontanarmi da lui. Mi punisco già da sola, non ho bisogno di lui per ricordarmelo.
-"Gilinsky me la pagherai"- farfuglia furioso Cameron poi mi rivolge uno sguardo, apre la bocca ma non esce nulla poiché boccheggia solo. Senza guardarlo, trascino fuori dal campo Jack e andiamo dentro lo spogliatoio maschile dentro il quale, potrò medicare le ferite. Senza guardarlo più di tanto, prendo la cassetta del pronto soccorso ed estraggo il disinfettante e un po' di ovatta. Bagno quest'ultima per poi prendere, con una mano il viso di Jack e passo l'ovatta nei punti dove si è aperta qualche ferita. In tutto questo, lui non smette di guardarmi dritto negli occhi. Qualche volta faccio cadere il mio sguardo sul suo per vedere se mi guarda ancora e quando mi accorgo che lo fa, distolgo lo sguardo. Sospiro e lui impreca per il dolore. Lo faccio solo perché mi sento in colpa, anche se in realtà non so il motivo per cui questi due coglioni stavano litigando sotto sotto mi sento colpevole. Soffro di vittimismo?
-"Sai aspettavo da anni dover medicare qualcuno"- ironizzo
-"E io di essere medicato da una ragazza carina -lo guardo e sulle sue labbra nasce un sorriso e poi continua- E neanche oggi mio desiderio si è avverato"- rimango stupita e passo l'ovatta più forte per provocargli del male. Si allontana e mi afferra il polso per bloccarmi, restiamo in silenzio per un po' a fissarci.
-"Jack"- il silenzio viene spezzato da una voce femminile, mi volto ed è la stessa che stava tranquillizzando Cameron nel campo. Seguita da lei c'è quest'ultimo che le mantiene la mano.
-"Madison"- risponde Jack guardandoli. I miei occhi, dopo aver visto le due mani unite, si girano. Chiudo sbattendo la cassetta involontariamente e la porto al suo posto per poi uscirmene da li, sfiorando a malapena il mio braccio con quello di Cameron che mi guarda andare via.

Sto girovagando per ora in questa città che mi sembrava di aver memorizzato, e invece mi ritrovo a scoprire che non la conosco per niente. E' brutto credere di saper qualcosa e invece quando ti ci imbatti, scopri che ne sei completamente estranea. Probabilmente mi sono persa e adesso sono in chissà quale via sperduta. È tutto il giorno che ricevo messaggi e chiamate da Taissa. Poi ha iniziato anche Jack, il quale in un messaggio, affermava di aver preso il mio numero da Taissa. Perché insistono tutti quanti, non sono morta sono viva e poi non lo conosco neanche in realtà, perché anche lui dovrebbe cercarmi? La verità è che forse sono sparita nella speranza che qualcuno mi venisse a cercare ma quel 'qualcuno' non mi sta neanche chiamando come fanno gli altri. Dovrei avercela con lui per ciò che ha detto nel campo, oggi e invece sono in mezzo alla strada aspettando di girarmi e trovarlo. A volte mi chiedo se la vita se la prende con me, se colui che ha inventato tutto questo ammesso che ci sia qualcuno,  si diverti a tormentarmi perché si annoia. Vorrei provare anch'io a rendere impossibile la vita di qualcuno per pura noia. Vorrei dire se fa star bene se magari, fa passare la noia. Io ne ho molta durante il giorno non so quante vite potrei rovinare. Sono veramente all'interno di un grande e grosso dilemma. Mi fa stare malissimo non poter stare più con lui, ridere con lui e condividere tutte le stronzate più insignificanti che mi passavano per il cervello e allo stesso tempo quanto vorrei riprendere la mia routine con lui, lo vorrei lontano. Se solo lo vedo di sfuggita mi ricorda che non potrà più appartenermi e mi viene un dolore lancinante che mi fa piangere. E' come se qualcuno ti pugnalasse,
la cosa più assurda è che non so neanche la sensazione che si ha ma è come se lo sapessi. Probabilmente 6.999.999 persone su 7.000.000 si chiederanno come sia possibile, peccato che la risposta rimane il vuoto più assoluto. E' tutto un tale casino. Fuori il cielo si è fatto oramai buio, come nel mio cuore e credo proprio sia ora di rientrare prima che qualcuno mi venga a cercare in auto ambulanza Mi avvio verso la fermata dell'autobus e mi siedo aspettando il mezzo. Dal buio più assoluto esce fuori un'ombra e, man mano che si avvicina, si fa sempre più chiara la figura di un uomo. Un uomo sui cinquant'anni, magro, alto e con la barba lunga. Mi guarda e si avvicina sempre di più fino ad arrivare sotto il faro della luce. Si siede e guarda davanti. 
-"Aspetti qualcuno?"- domanda con voce rauca.
-"No"- rispondo fredda. Non ho veramente voglia di parlare con nessuno al momento. Quando rientrerò a casa andrò a rinchiudermi in camera mia.
-"Cosa ci fai tutta sola nelle strade di Londra a quest'ora?"- si alza e si posiziona dinanzi a me. Ma che vuole questo adesso?
-"Devo andare a casa. I miei amici mi stanno aspettando"- faccio per alzarmi e lo sorpasso ma mi afferra il polso e mi costringe a guardarlo.
-"Che ne dici se mi porti con te? Potremmo divertirci insieme"-
Lo guardo a fondo e mi rendo conto solo adesso della situazione assurda che si sta venendo a creare. Perché tutto a me? Non potrei avere una pausa da una sofferenza all'altra? Deglutisco
-"N-no, non credo sia il caso"-
-"Non ti preoccupare. Lo so che non sono nel massimo dell'età però, so come divertirmi anch'io"- si avvicina sempre di più e una sua mano si posiziona sulla mia guancia e io chiudo gli occhi per non sentire la puzza che emana di alcool. Vorrei solamente svegliarmi da questo brutto incubo.

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