Se c'è una cosa che mio padre mi ha sempre detto, durante la mia infanzia, è che il tempo è prezioso, non va sprecato. "Puoi sprecare il cibo, l'acqua, l'energia elettrica, ma non sprecare il tempo Natasha, mai." Diceva, mentre indossava accuratamente l'uniforme. "Arriverà il momento in cui il tempo sarà il tuo peggior nemico. Quei pochi secondi ti serviranno a salvare delle vite, non sottovalutarli."E io annuivo, incantata dalle parole. D'altra parte, cosa può saperne una bambina di cinque anni della vita? A quell'età tutto è così insulso e veloce, che pochi secondi ti sembrano così inutili, che aspetti solo che passino.
Quanto vorrei tornare in dietro a quelle idee.
Il tempo che mi resta è poco, e le cose da fare ancora tante.
04:31 minuti. La scritta rossa e luminosa è l'ultima cosa che leggo, prima di lanciarmi a terra, le braccia ai lati della mia testa, nella vana speranza di proteggermi da un eventuale colpo.
La prima cosa che ti insegnano all'accademia dell'FBI è il non esitare, mai. Quei pochi istanti in cui nella tua mente avvengono le più complesse domande su cosa è giusto fare e cosa non lo è, cosa ti porterà alla morte e cosa non lo farà, quegli istanti che tutti sottovalutiamo, sono quelli da cui tutto dipende.
Non dovevo esitare.
Kyle era davanti a me: non dovevo fare altro che premere quel maledetto grilletto. Invece, la mia mente si è presa gioco di me, esponendomi al pericolo più totale.
Lo sparo rimbomba ancora nelle mie orecchie, mentre frastornata mi appoggio al gomito, cercando di capire cosa sta succedendo accanto a me, mentre il mio cervello fa mente locale di cosa è appena accaduto.
Non ho sparato, ma qualcuno lo ha fatto.
Il mio sguardo incontra quello di Kyle, sdraiato a terra dall'altra parte della stanza. La sua pistola a cinque passi dalla sua mano tesa.
Cosa è successo?
Un rumore sordo comincia a rimbombare in tutto il capannone, facendomi tappare le orecchie con le mani per il fastidio. Numerosi passi si avvicinano al mio corpo ancora scosso per l'impatto, mentre due mani mi sollevano per le braccia, facendomi ritrovare seduta e con la schiena appoggiata alla parete ghiacciata. I miei occhi si scontrano con due occhi verdi preoccupati, che oscillano costantemente fra il mio viso e le mie gambe.
Harry.
Le sue labbra si muovono frenetiche, mentre l'unico pensiero che mi occupa la mente è il ragazzo che amo.
Andrew ce l'ha fatta, li ha liberati.
Il rumore continua a rimbombare nella mia testa, mentre la paura si fa spazio in me. Devono andarsene da qui, prima che sia troppo tardi.
"Harry," Mormoro, la voce debole e tremante. "Devi andartene. Dovete andarvene tutti, ora!"
Lui scuote la testa, facendo oscillare i ricci da una parte all'altra. "Non me ne vado senza di te."
Sto per rispondere, ma qualcuno si schiarisce la gola, interrompendomi. Una testa bionda spunta alle spalle del riccio, sorridendo timido. "Uhm- Non ce ne andiamo. Cioè, è questo che voleva dire, che- uhm nessuno se ne va finc-"
"Ha capito, Niall. Non ce ne andiamo, chiaro e tondo. Concetto afferrato." Lo interrompe Louis, guardando l'amico scuotendo la testa.
"Dovete andarvene" Mormoro, a voce più alta. "Andrew, portali via di qui."
Lui mi guarda contrariato, scuotendo la testa con un ghigno. "Raggio di sole, loro non se ne vanno, e non me ne andrò nemmeno io."
Ci fissiamo negli occhi, e nei suoi riesco a leggere lo stesso timore che potrei benissimo leggere nei miei. "Andrew-"
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Their secret bodyguard
Fanfiction"Io li ho lasciati per dimenticare, non può chiedermi questo!" Urlo contro il capo dell'FBI. "Me ne sono andata per salvare la loro vita!" Lui mi guarda apatico, come se non gli avessi appena urlato contro tutta la rabbia che reprimo dentro di me...