Capitolo XII°- Rivelazioni-parte prima

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Riconobbi la sagoma, inconfondibile, della figura snella, dai capelli lunghi e arruffati di...

Isadora.

Era visibilmente felice per l'aspetto di Juan.

Gli girava intorno trionfante.

Lui era rimasto seduto in terra, nello stesso atteggiamento di quando lo avevo visto poco prima, attraverso il riflesso dell'acqua, che fuoriusciva dal mascherone del futuro della Fontana Eptagonale di Luce.

Stava cercando di coprirsi con il mantello.

Mi accorsi di Gabriel, che, velocissimo, si allontanava rincorrendo le Ombre, con la spada di luce sguainata.

Avevo già vissuto quella scena.

Ma, ora, era reale.

Ero io a dover riscrivere la visione del futuro.

Venni distolta dai miei pensieri dalla voce graffiante di Isadora, rivolta verso Juan.

" Allora, ci si rivede...

Discendente di...

Qual era il nome ?

di Don Luis Alfonso Abre.

Dimmi...

Lei dov'è ? ".

" Lei chi ? ".

Rispose, senza scomporsi, ma con la voce che tradiva tutto il suo odio verso quel mostro, che aveva riconosciuto, solo dalla voce.

Juan sapeva perfettamente che ero nella Voragine Nera,  perché glielo aveva rivelato Gabriel, pochi istanti prima, ma avrebbe preferito farsi uccidere che tradirmi.

" Non so a chi tu ti stia riferendo...".

" Non sai che Angie Linam si trova qui ? ".

Il tono di lei appariva beffardo, irritante.

" No.".

La sua risposta fu secca, definitiva.

" Tu menti...".

Fino a quel momento Juan aveva tenuto il viso basso.

Ma, improvvisamente, alzò lo sguardo nel vuoto, rivolgendolo verso la voce della sua interlocutrice.

Le gridò contro, con la disperazione di chi cerca, forzatamente, di nascondere la verità.

" Ma, credi davvero che sarebbe stata così folle da entrare, volontariamente, in questo inferno ? ".

" Bhè, sai, per una buona ragione, la razionalità sparisce per far posto alla follia.".

Sogghignò, stringendogli il mento fra le mani ossute.

" Direi...

Né più né meno di quello che hai fatto tu per lei, non tanto tempo fa.

Sacrificando la tua vita per la sua.

Dovresti riconoscere bene il nome del sentimento che spinge gli esseri umani ben oltre la follia ".

Lo guardò fissa, nelle pupille.

Fu solo allora che si accorse della cecità di Juan.

" Oh, ma, mi sembra che i tuoi occhi abbiano perso la loro luce... ".

Il tono della sua voce mimò un finto dispiacere.

Rise, gettando indietro la testa.

Ad un tratto, la sua voce divenne terribile, infuocata:

" Esattamente come i miei, quando mi avete ingannato,

sulla Terra.

Tu e quella sporca umana... ".

Juan urlò, con tutta la forza che gli era rimasta:

" Maledetta, lei lasciala fuori !

Hai già me, la tua vendetta è compiuta.

Non ti basta ? ".

Quindi, con tono sommesso ed abbattuto, mormorò, con un filo di voce:

" Guardami !

Hai vinto ! ".

Isadora, per tutta risposta, gli gridò contro:

" No !

La mia sete non è stata ancora appagata.

Furono due le persone che mi condannarono all'esilio oscuro, nel lontano Medioevo.

E sempre due sono stati i loro discendenti, ora, a rispedirmi nella Voragine Nera.

Voglio anche lei per soddisfare pienamente la mia vendetta.

Dimmi dov'è ! ".

Juan riabbassò la testa.

" Te lo ripeto.

Non lo so.".

Isadora si erse dritta sugli stivali neri.

" Allora non mi servi.

In realtà non servi più a nessuno, ridotto così.".

Fece una smorfia di disgusto.

Quindi lo alzò di peso, afferrandolo al collo, con la mano sinistra, sbattendolo contro le rocce.

Poi iniziò a sibilare con la voce.

Soffiando forte.

Frammenti di montagna, al  comando del Caos, si sgretolavano e franavano su Juan, ferendogli il viso e le braccia , che teneva alzate nel tentativo di ripararsi, fino a quando non rimase completamente sommerso, isolato all'interno di quel muro di roccia.



Antiqua -  Res Obsoletae 2° libro della saga di  "Antiqua"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora