Capitolo IV ° Riportami in vita

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Un vento freddo si era improvvisamente alzato, come generato dal nulla.

Fischiava lungo la mia schiena, scuotendomi nel profondo.

Mi sembrò, di nuovo, di sentire, tra i soffi prolungati dei sibili, le parole che avevo già udito scaturire dalle viscere della terra, durante l'apertura del portale per la Voragine Nera:

"Angie...

Vieni...

Ti sto aspettando...".

Era come se la mia mente fosse stata rapita e trasportata chissà dove.

Il fischio di una sirena di un'ambulanza mi fece ritornare sulla terra, ai miei pensieri presenti.

Gabriel si era allontanato dalla casa della zia Margie, dicendo che avrebbe preferito lasciarmi riflettere per dare un senso a ciò che mi aveva appena rivelato.

Realizzai che ero sola.

Davvero sola.

Tutto mi era crollato addosso, improvvisamente.

Non osavo nemmeno pensare.

Mi sarebbero venuti in mente solo i momenti tremendi, vissuti in quei mesi, compreso l'equivoco con Gabriel.

Dovevo, semplicemente, concentrare la mia attenzione, solo ai tanti momenti, trascorsi prima che l'assurdo si affacciasse alla mia vita.

Quando tutto era ancora normale.

Quando vivevo, in una famiglia tranquilla, come una comune adolescente del terzo millennio.

Mi mancavano così tanto gli affetti che mi circondavano allora.

Mi era rimasta solo mia madre.

Sapevo esattamente che cosa dovevo fare.

Avevo bisogno di andare a trovarla.

Da quando aveva perso la ragione, era stata ricoverata in una clinica londinese.

Mi sembrava che non la vedessi da un' eternità.

Ero consapevole che sarebbe stato uno shock, per me, osservarla in quello stato, ma dovevo farlo.

Andai a Londra.

In metropolitana, osservavo le persone.

Così tanto familiari.

Ero, pur sempre, nella mia città.

Ma nulla era più come prima.

Quello che mi sconvolgeva era la loro indifferenza.

Continuavano gli stessi ritmi, le stesse abitudini di sempre.

Avrei voluto gridare loro, in faccia, quello che mi era accaduto.

Avrei voluto vedere le loro espressioni, se avessi raccontato anche uno solo dei particolari dell' ultimo periodo della mia esistenza.

Mi recai nell'ospedale in cui mia madre giaceva, in coma, dopo l'incidente automobilistico, in cui aveva perso la vita, mio padre...

Camminai sopra l'asfalto del viale d'ingresso, tra gli alberi.

Le folate di vento erano aumentate fino a scuoterne le cime, nere ed altissime.

Giunta di fronte all'edificio, mi mancò il coraggio.

Avrei tanto voluto tornare indietro.

Ma non potevo.

Qualcosa mi spingeva ad andare avanti.

Antiqua -  Res Obsoletae 2° libro della saga di  "Antiqua"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora