Capitolo VI ° La Voragine Nera

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Ogni giorno si diventa eroi di sé stessi.

Eroi degli altri.

Superando i propri limiti, e i propri timori.

È così che si continua a vivere.

Reinventandosi, ogni volta.

Consapevoli di non essere, mai completamente, padroni del nostro tempo e del nostro spazio.

In balia di chissà quale vento.

Di chissà quali onde insormontabili.

Non capendo, spesso, neanche il motivo che ci spinge a non mollare.

Non conoscendo nemmeno, esattamente, la nostra meta.

Ed ogni volta, per la stessa ragione, si continua ad andare avanti.

Era successo anche a me.

Io, però, avevo ben chiaro in mente dove volessi andare.

E quale fosse il motivo.

Sapevo che avrei dovuto lottare contro il Male assoluto.

Lo dovevo a mia madre...

E a Juan...

Andai a piedi al lago, vicino alla collina, dove era avvenuto il primo scontro con il Caos.

Mi misi di fronte all' acqua, tranquilla, che non lasciava minimamente, intuire quello che celava al suo interno.

Pronunciai la formula latina:

" Ab antiquo, quieta non movere.

Qui non est mecum, contra me est. "

All' improvviso, udii il rumore di uno specchio che va in frantumi.

Piccole schegge di vetro si sprigionarono nell'aria.

Simili a piccolissimi frammenti di luce, tutti intorno a me, scomposti ognuno nel suo rispettivo spettro colorato.

Il lago si divise in due, lasciando intravedere, distintamente, una scala di pietra, antica, che scendeva nelle viscere dell'acqua.

Ai lati dei gradini, qualche alga azzurro scuro, con i riflessi verde smeraldo.

Presi un respiro ed iniziai a scendere.

Provai a sorreggermi alle pareti di acqua, ma, ogni volta che allungavo una mano, una fredda cascata mi bagnava, prepotentemente.

Via via che procedevo, avvertivo il gelo che dai polpacci, si era abbassato fino alle caviglie.

Ora, l'acqua lambiva solamente i miei piedi.

Potevo percepirla, nel silenzio assoluto, attraverso il rumore dei miei passi gocciolanti.

Fino a scomparire del tutto.

Ero all'asciutto e al buio.

Mi trovavo esattamente sotto al lago, perché intravedevo, oltre alle pareti, il soffitto di acqua, dove riuscivo a distinguere pesci, di diversa natura , nuotare, incuranti, tra le alghe ondeggianti, al di sopra ed intorno a me.

Affondavo, ora, nella sabbia bagnata.

Non seppi calcolare, con precisione, per quanto tempo camminai in quelle condizioni.

Solo il dolore delle caviglie teneva il conto.

Alla fine di quell' interminabile percorso, ritrovai, di nuovo, altre scale, che salivano fino in superficie.

Antiqua -  Res Obsoletae 2° libro della saga di  "Antiqua"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora