Capitolo XI°-Crociata-parte prima

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Riempii l'otre, in entrambe le sacche, di quell'acqua di luce.

Quindi mi immersi nella grande e splendente vasca eptagonale, completamente.

Non ero minimamente bagnata, quando ne uscii, ma mi accorsi di essere avvolta da una luce intensa.

Il vecchio saggio mi aveva dato precise spiegazioni su come raggiungere la Palude Nebbiosa.

Il resto lo conoscevo già.

Dovevo accelerare il passo se volevo salvare Juan.

Mi incamminai per la mia missione, per la mia personale crociata.   

Dopo diverso tempo, giunsi ad un largo viale, brillante e chiaro come il colore di una perla ed accecante come il riflesso del sole sulla neve.

Era attraversato da numerose figure, che camminavano in un'unica direzione, guardando dritto davanti a loro.

Mi ritrovai, all'improvviso, fra di esse, ma era come se non mi vedessero.

Quella fila interminabile si apriva di poco per permettere al mio corpo di non venire travolto e si richiudeva subito dopo me, tornando ad assumere quell'ordine perfetto, come se non ci fosse stato nessun impedimento al loro cammino.

Il gruppo era composto da esseri simili a persone, ma più somiglianti a spettri, in realtà. Trasparenti come involucri di vetro, al cui interno si intravedevano delle lacune, per alcuni più numerose di altri. Veri e propri spazi vuoti, che essi cercavano di riempire afferrando con le mani diverse presenze, che incontravano.

Mi sembrò strano che ne oltrepassassero alcune, per indugiare invece su altre, come se fossero in grado di attuare una vera e propria scelta tra le tante che si aggiravano intorno e che a me sembravano tutte uguali. Non appena riuscivano ad appropriarsi di qualcosa, quel qualcosa si trasformava in un'ombra oscura, del tutto simile alle sentinelle di Delirio oppure in una creatura intensamente brillante di luce propria.

Sia le ombre che le creature di luce, non appena create si allontanavano, velocemente, dal viale.

Sembrava che la schiera di figure non si accorgesse nè di me nè di nessun'altra cosa che la circondava. La loro unica preoccupazione era quella di decidere di quali presenze impossessarsi al solo scopo di colmare i propri vuoti.

Coloro che, dopo questo attento e scrupoloso rituale, riuscivano a divenire completi, improvvisamente perdevano la loro trasparenza e si innalzavano come trascinati da una corrente ascensionale,  all'istante.

Rimasi sconcertata da quella visione, come tutte le cose che ci appaiono e di cui non riusciamo a dare una spiegazione logica. Per fortuna, era solo in quel punto della Voragine Nera, che avevo visto quella scena inquietante. Pensai che non potevo permettermi il lusso di fermarmi a comprendere appieno il significato di tale visione e che non potevo trattenermi oltre.

Avevo una missione da compiere e niente o nessuno mai mi avrebbe distolto dalla mia decisione di andare avanti, nemmeno la più assurda delle apparizioni.

D'improvviso vidi alcune sentinelle di Delirio, mentre scrutavano intorno.

Sicuramente mi stavano cercando.

Trattenni il fiato per il timore di essere scoperta, ma non si accorsero di me, ero ancora talmente luminosa da risultare invisibile alla loro vista miope.

Continuai ad avviarmi, ma molto lentamente.

Sapevo che anche il minimo rumore avrebbe rivelato la mia presenza.

Perciò dosai la mia velocità in modo da non essere individuata.

Non mi resi conto di quanti minuti trascorsero prima di arrivare al punto descritto da Candore.

Seguivo alla lettera le istruzioni che avevo ascoltato nel colloquio tra lei e Gabriel.

Ero giunta alla Palude Nebbiosa, dove tutto rendeva lento il trascorrere del tempo.

Mi avevano suggerito che Juan si sarebbe nascosto lì, per ostacolare e rallentare il più possibile i terribili cambiamenti che la Voragine Nera avrebbe operato su di lui.

Effetti che già erano iniziati sul suo fisico e sulla sua mente.

La fitta nebbia ed il fango rallentavano i miei passi.

E più affondavo nella melma e più procedevo, a fatica, ma senza fermarmi neanche per un solo momento.

Arrivai al punto in cui trovai un grande albero cavo, completamente secco.

Il tronco terminava con cinque rami secchi, piegati verso l'alto, come una mano che chiede pietà al cielo.

Contorti, costretti dai nodi del legno, ma nettamente distinguibili.

Il ramo più corto mi avrebbe dovuto indicare i sassi, attraverso il centro della palude, lungo i quali avrei potuto camminare, come su di un ponte solido.

Anche se quei massi erano nascosti allo sguardo, avrei potuto scorgerli distintamente con la fede.

Solo se avessi seguito la mia intuizione avrei evitato di cadere nell'acquitrino, troppo torbido, per permettere di intravedere le pietre dove appoggiare i piedi.

Chiusi gli occhi per aumentare la mia concentrazione.

Respirai a fondo ed allungai la mia gamba destra verso l'acqua.

Con sorpresa, sentii qualcosa di compatto, sotto di me, che riusciva a sorreggermi.

Proseguii.

Non so quanti passi feci.

Mi sembrò di scorgere, nelle acque melmose, alcuni visi, che mi osservavano.

Ognuno dei quali aveva un'espressione melanconica e struggente.

Completamente assente.

Ed ogni volta che appoggiavo un piede su una pietra, i cerchi concentrici dell' acquitrino facevano avvicinare una di quelle facce verso di me.

Ma non volevo fermarmi.

Non potevo soffermarmi su di loro.

Non ne avevo il tempo.

La mia attenzione era concentrata solo sul momento in cui avrei rivisto Juan.

Mancava poco.

Qualcosa, dentro di me, mi lasciava comprendere che lo avrei incontrato tra breve.


Dallo spazio delle illusioni:  Dopo il video il grande albero secco forgiato come una mano che chiede pietà al cielo


Antiqua -  Res Obsoletae 2° libro della saga di  "Antiqua"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora