Capitolo XIII°-Rovina-parte prima

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Con un gesto della mano, soffiando forte, Isadora liberò Juan dalla sua prigione di rocce.

"Si, tutto è compiuto!".

Esclamò trionfante, facendo cadere a terra Juan, sanguinante.

"Angie, no !

Che cosa ti ha fatto ? ".

Lui aveva urlato, con disperazione, nel cieco suo mondo, alzandosi in piedi, sulle gambe incerte.

Volse lo sguardo assente tutto attorno, nel vano tentativo di poter essermi utile.

Io continuai, gridando contro quel mostro:

" É un conto aperto tra te e me, vero ? ".

" Ti piace rischiare...

Eh ? ".

Mormorò, compiaciuta.

Le offrii un accordo.

" Facciamo un patto, Isadora, vuoi ?

Io mi consegnerò a te, senza lottare e tu, in cambio, lascerai in vita Juan... ".

" Tieni proprio a questo misero terrestre.".

Sbiascicò, alzandogli con un dito il mento sanguinante.

Io, con un filo di voce e lo sguardo velato dalle lacrime, per la grande commozione ed il terrore per quello che avrebbe potuto fargli, risposi:

" Si.

Più della mia stessa vita...".

Ripresi, subito, il controllo su me stessa.

Quindi, distogliendo lo sguardo da Juan, le gridai:

" Allora Isadora, prendere o lasciare...".

Il Caos sogghignò:

" E perché accontentarmi di una vendetta parziale, quando posso avervi entrambi ? ".

E sbraitò sguaiatamente:

" Morirete tutti e due !

Alfine la mia giusta ricompensa !

Finalmente mi riapproprierò della mia dignità!".

Ed alzò le mani adunche, urlando contro le rocce.

Queste, numerose, seguirono gli ordini imposti dal Caos, disgregandosi e trasformandosi in un'onda solida.

Ormai, stava quasi per travolgerci dall'alto.

Ma, incredibilmente, si bloccò nell'aria.

Una voce risoluta, ma, allo stesso tempo sensuale, proveniva alle mie spalle.

" Mi sembra che la dignità tu l'abbia perduta da tempo.

Non la riconquisterai mai ai miei occhi!

Inoltre, correggimi se sono in errore, mi sembra che tu abbia, deliberatamente, disobbedito al tuo Re.

Avevo ordinato che io ed io solo mi sarei occupato dei mortali.".

Isadora abbassò il capo, in segno di rispetto e di sottomissione verso qualcuno che era al di sopra di lei.

Io sapevo dare un nome ed un volto a quella voce.

Ero stata una dei pochi testimoni ad averlo visto per come era realmente.

Delirio, il Re del Popolo delle Tenebre, della Voragine Nera.

Un fumo denso ed oscuro si era levato, nel frattempo, dalle mani del Signore delle Tenebre ed aveva avvolto, il Caos.

Lei gridò, con la voce spezzata, presagendo il suo destino.

"Aspetta Delirio!

La terrestre ormai sa tutto di noi...

Sa che cosa è la Voragine Nera...

Le ho raccontato tutto!

La legge è legge.

È condannata a morte!

Un terrestre non può conoscere la verità sul nostro mondo.

Devi ucciderla!

Uccidila!

Se sei il Re che vanti di essere non hai scelta.

Uccidila!".

Delirio allora, rendendosi visibile, indugiò il suo sguardo verso di me, con aria grave.

Alzò la mano sinistra, minacciosamente, ma, all'improvviso, i suoi occhi infuocati si voltarono in direzione di Isadora:

"Oh, tu sai tutto, vero Isadora?

Allora sai perfettamente qual è la punizione per chi rivela il nostro segreto ad un terrestre...".

Ad un certo momento, vidi il fumo nero penetrare all'interno degli occhi di Isadora, che si spalancarono di colpo ed iniziarono a roteare tutto intorno.

Si portò una mano tra i folti, incolti, capelli neri.

Quando quella nube scura si allontanò, lei cadde in ginocchio, con le unghie conficcate nel terreno.

Poi, scuotendo la testa, qua e là, come chi ha perduto un bene prezioso e sente aumentare, dentro di sé, la propria angoscia per il terrore di non ritrovarlo mai più, iniziò a cercare con le mani, nel terreno.

E più cresceva la velocità con cui scavava e più affondava, con il corpo, nella terra.

Continuò nel suo intento, sempre più affannosamente fino

a quando scomparve del tutto, ingoiata dalla fossa che lei stessa si era costruita.

La sua ambizione e la sua sete di potere e di vendetta erano state la sua rovina.

Moriva, in questo terribile modo, Isadora.

Colei che aveva gioito delle disgrazie umane.

Il mostro che ci aveva perseguitato, aveva posto fine alle sue ed alle nostre sofferenze, alla ricerca di qualcosa che aveva perduto per sempre.

Conoscevo bene quello che Delirio le aveva sottratto.

La ragione.

Proprio come a mia madre.

Seguii, con lo sguardo, quella nuvola scura, che le aveva strappato il senno.

La osservai affondare nella Palude Nebbiosa, poco distante da noi, insieme a quei visi stagnanti nell'acqua putrida, che mi avevano circondato, mentre la attraversavo.


Antiqua -  Res Obsoletae 2° libro della saga di  "Antiqua"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora