CAPITOLO 26

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CAPITOLO 26


Parcheggiamo davanti al Room e sono agitata perché mi rendo conto che questa è in realtà una "presentazione forzata", non gli ho chiesto io di incontrare i miei amici e tanto meno mi ha chiesto lui di conoscerli, e sinceramente sta succedendo tutto troppo in fretta, sta entrando nel mio mondo, o quello che ne resta, troppo velocemente, non sta camminando in punta di piedi, piuttosto sembra un treno che viaggia alla velocità della luce, sta entrando e travolgendo tutto. Fa parte di un pezzo di vita che nascondo a tutti, ed ora, in questo preciso momento sta per entrare in collisione con la parte più genuina, l'unica parte che riesce a mettere un po' di pace alla mia vita. L'aria fredda mi fa rabbrividire, lui se ne rende conto e mi poggia una mano sulle spalle avvicinandomi a sé, il suo corpo è caldo contro il mio, lo guardo con la coda dell'occhio cercando di mascherare il panico che mi attanaglia lo stomaco

-"Tutto bene? Sembri agitata" mi domanda percependo esattamente il mio stato d'animo, mi volto incollandomi un sorriso forzato sul volto

-"Fa solo un po' freddo" annuisce ma non sembra essere convinto di quanto gli ho detto. Mentre entriamo nel locale il buttafuori fa un cenno con il capo a Brett, mi volto per studiare la sua espressione ma è imperscrutabile

-"Lo conosci?" gli domando, lui annuisce senza aggiungere altro, la sua mano ancora una volta scende alla base della mia schiena. Il calore del locale è un toccasana, anche se il nodo alla gola mi impedisce di respirare, vedo i miei amici seduti al solito tavolo ma sono bloccata, i miei piedi sembrano non volersi staccare dal punto in cui si trovano, sento montare il panico ma la mano di Brett mi sfiora la guancia e mi gira il capo verso sé,

-"Che succede Faith?" domanda rendendosi conto forse della mia incertezza, cerco di rispondergli ma le parola mi muoiono in gola quindi resto in silenzio e abbasso lo sguardo sulle mie mani che reggono la borsa, e mi odio, mi odio per questo, perché mi sento vulnerabile, perché non riesco dopo molto tempo a controllare le mie emozioni

-"Occhi su di me Faith" il suo tono è deciso ma quando i miei occhi incontrano i suoi scorgo della preoccupazione, poi aggiunge –"Cosa ti sta facendo andare nel panico?" scuoto il capo senza proferire parola con la musica in sottofondo che non suona tanto forte dato che sono appena le undici, le voci delle persone che ci sono intorno a noi sembrano un lontano brusio, cerco di prendere il controllo della situazione, respiro ed espiro un paio di volte, mentre lui aggiunge –"Quello che facciamo all'edifico è un problema nostro, non ti metterò in difficoltà con i tuoi amici se è questo che ti preoccupa" so che non lo farebbe, ne ha avuto occasione e non l'ha fatto, quindi gli credo quando me lo dice

-"Lo so" rispondo accennando un sorriso che lui ricambia dolcemente

-"Hai paura di qualcosa?" chiede ed io scrollo le spalle perché non posso rispondergli "si ho paura di te e di ciò che mi trasmetti, perché con te riesco ad essere un po' più me stessa e meno Faith, perché mi scuoti, mi travolgi ed ora stai per entrare in una parte della mia vita che non centra niente con quella in cui ci siamo conosciuti ed io sono così letteralmente paralizzata dalla paura che non riesco a respirare, ma non gli dico niente di tutto ciò, inspiro trattenendo l'aria nei polmoni per qualche secondo in più e poi espiro

-"Non so se sia giusto presentarti ai miei amici senza che questa richiesta provenisse personalmente da me o da te, sembra che io voglia forzare questa conoscenza in una certa direzione" cerco di essere più sincera possibile, almeno questo glielo devo, me lo devo.

-"Sono stato io a dirti di venire qui e che mi stava bene, se non avessi voluto conoscere i tuoi amici ti avrei proposto di terminare lì la serata e andare ognuno per conto proprio" rifletto sulle sue parole e mi rendo conto che effettivamente ha accettato quando avrebbe potuto non farlo

I CAN'T #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora