CAPITOLO 10

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CAPITOLO DIECI

Iniziavo a credere che avrei dovuto cercare in altro modo, e invece eccolo lì che parla e stringe mani nel suo completo elegante come se nient'altro contasse. Lo seguo con lo sguardo, si accomoda dinanzi al ring e un signore gli si avvicina e si scambiano qualcosa, droga.

Ho un macigno nello stomaco, ho la nausea, la testa mi gira e se non fossi già seduta probabilmente sarei a terra rannicchiata in angolo, lui è qui. Non so dove sia l'altro bastardo, Stewart, ma mi basta lui perché è lui la mente di tutto, lo so, lo so perché l'ho letto nei file dei miei genitori, e so che sto correndo un pericolo enorme ad essere qui, ma la mia vita è diventata una corsa contro il pericolo nell'istante in cui quella sera rientrai in casa. A causa sua la mia vita è cambiata. Altro tizio, altra stretta di mano e altra droga, cazzo, questa sera c'è più movimento rispetto al solito. La mia testa vortica di pensieri che mi risucchiano, non riesco a smettere di pensare che sia quell'uomo, seduto lì tranquillamente, l'ultima immagine vista dai miei genitori, non riesco a smettere di pensare alla vita che mi hanno strappato. Espiro tutta l'aria che non mi ero resa conto di aver trattenuto e chiudo gli occhi, quando li riapro Cyrus sta salendo sul palco per le consuete presentazioni. Dalla tribuna destra compare Brett, senza maglia, la mia mente si assenta per circa due secondi ma quando fa un cenno del capo verso quell'uomo che ricambia, le membra mi si rivoltano nello stomaco. Sono così assorta nei miei pensieri che l'incontro inizia e io nemmeno me ne rendo conto, il tizio contro cui combatte Brett, che se non erro si chiama Mosley è alto quasi quanto lui, ha spalle larghe e un tatuaggio sul polpaccio che continua sotto i calzoncini, è un bel tipo. Brett ha il solito sguardo gelido, schiva colpi su colpi e lancia pugni come se stesse lanciando un osso ad un cane, è bravo in quello che fa e sa di esserlo, posso concederglielo, in questo caso l'arroganza è un punto a suo favore, perché la sicurezza che sfoggia sul ring è la marcia in più che gli altri non hanno, e poi c'è qualcosa nel modo in cui combatte, non so, in alcuni casi sembra che si trattenga, come se non mostrasse cosa in realtà sa fare o forse questo pensiero è dettato dalla mia coscienza che vuole divertirsi a ricordarmi che in realtà sono io quella che non si mostra del tutto. Marcus guarda l'incontro attentamente, batte le mani quando Brett schiva e incassa con eleganza, batte le mani quando lo stende al tappeto con un pugno sul naso così forte da far schizzare sangue. Odio la sua tranquillità, odio il fatto che se ne stia lì, beato, nonostante debba marcire in carcere, odio il fatto che a causa sua io non sia più la ragazza di una volta, perchè quella ragazza è morta insieme ai suoi genitori. Il primo round termina con Brett come vincitore, l'unica cosa positiva è che stasera perlomeno recupererò tutti i soldi che ho perso la scorsa settimana. Brett si reca verso il punto in cui è seduto Marcus, scende dal ring e vedo quest'ultimo che gli sussurra qualcosa all'orecchio mentre lui annuisce con uno sguardo se è possibile ancor più gelido. Non posso credere che quel ragazzo faccia parte di tutto questo, ma d'altronde non posso nemmeno sorprendermi, dato il posto in cui mi trovo avrei dovuto aspettarmelo ma questo non deve per forza essere una cosa negativa potrebbe diventare positivo per i miei piani. Risale sul ring, beve un sorso d'acqua, si tampona il viso e si posiziona nuovamente al centro del ring, l'avversario lo raggiunge barcollando, non credo sia in grado di sostenere un altro round, infatti il secondo round si svolge pressoché come il primo, con l'unica differenza che termina dopo circa un minuto dato che quel poverino non si reggeva nemmeno in piedi e il naso continuava a grondare sangue.

Marcus si alza soddisfatto, sorride radioso, e dio solo sa quanto vorrei cancellargli quel sorriso a suo di pugni, viene accerchiato da circa 5 o 6 uomini, tutti gli porgono dei soldi e lui uno alla volta gli porge la mano. Ora ha 52 anni, capelli neri brizzolati alle tempie, divorziato e un figlio di 16 anni, ha un aspetto ben curato ma resta comunque inquietante, un assassino. Si volta nella mia direzione e istintivamente abbasso di scatto la testa, potrei giurare che mi abbia guardato, sono sicura che non sappia chi sono perché sono molto diversa rispetto a due anni fa. I miei capelli castani corti ora sono biondi e lunghi e i miei occhi azzurri ora sono coperti dalle lenti a contatto marroni. Dovrei già essere in fila per uscire e invece sono rimasta qui a fissarlo, cazzo, devo comportarmi come al solito, entra, scommetti o combatti, guardati intorno ed esci senza sembrare strana. Prendo la borsa, infilo il cappotto e rialzo lo sguardo, è sempre lì, ma questa volta non guarda nella mia direzione. Devo uscire. Mi reco verso l'uscita con gambe tremanti, il cuore con un altro piccolo pezzo in meno e arrabbiata, sono quasi fuori quando mi blocco perché ricordo che Brett vuole parlarmi, ero così concentrata su quell'uomo, sull'incontro e sulle sensazioni che tutto ciò mi ha fatto provare che lo avevo rimosso completamente, e ora che faccio? Sembrerei un'idiota ad aspettarlo qui, ma lo sarei ancor di più ad andarmene, ora più di prima voglio sapere cosa ha da dirmi, dopo averlo visto parlare con quella feccia umana sono curiosa di cosa possa dirmi. Mi reco alla mia auto perché ho deciso che quello è il mio territorio, e stare seduta in macchina ad aspettarlo è meglio che stare fuori, appoggiata ad un muro a braccia conserte a gelarmi. Entro in auto, poso la borsa sul sedile del passeggero, accendo il riscaldamento e sfrego le mani cercando di scaldarle, ma non ci riesco perché il freddo non è solo sulla superficie del mio corpo, il freddo io ce l'ho nelle ossa, nel sangue, nel cuore. Accendo lo stereo per tenere la mente occupata, ma niente, il mio cervello è un vortice in pieno movimento. Sono passati cinque minuti e di lui nessuna traccia, e se non conoscesse la mia auto? No, la conosce mi ha vista uscirci prima quando sono arrivata ma dopotutto non ci siamo detti di vederci qui, ma se esce e vede che l'auto c'è ancora dovrebbe capire, no? Mentre penso a questo eccolo che esce più bello che mai con i capelli ancora umidi della doccia, la borsa in spalla e i jeans che gli cadono perfetti sulle gambe lunghe, scuoto il capo, non posso pensare a questo ora, né mai. Si avvicina ed accendo e spengo i fari per fargli segno che sono qui, bussa al finestrino del passeggero e apro la porta.

I CAN'T #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora