CAPITOLO 49

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CAPITOLO QUARANTANOVE


La mattinata è iniziata con me che urlo in preda ad un incubo e così sudata da avere la maglia incollata alla pelle. Ho dormito poco e male. I miei pensieri facevano più rumore della musica che proveniva dalle cuffie del mio telefono, i miei pensieri sovrastavano la musica intonando una melodia tutta loro, si sono divertiti a torturarmi senza lasciarmi tregua. Solo quando i miei occhi hanno incontrato il buio del sonno ho avuto tregua ma nella mia testa si è fatto spazio un altro incubo, il peggiore, quello che mi lascia stordita e ansimante per i primi minuti in cui apro gli occhi ogni mattina. Brett non mi ha lasciato nessun messaggio dopa la nostra chiacchierata di ieri sera ed io ho fatto come ha detto lui, ho pensato. Anche se avrei voluto non farlo. Adesso sono irritabile, è domenica e non sono nemmeno le undici del mattino. Sono seduta sul divano con una tazza di caffè tra le mani, cerco di concentrarmi su questa scatoletta luminosa che mi sta di fronte ma il mio tentativo è vano. La mia testa non ne vuole sapere di fermarsi, di distrarsi perché rimugina e ripercorre ogni singola parola del discorso che Brett ha sostenuto con Marcus e Stewart per poi passare alle cose che ha detto a me, è un circolo vizioso quello che si sussegue nella mia testa. Sono pienamente convinta del fatto che m'affascini e sono altrettanto convinta che sia assolutamente sbagliato. Lo voglio perché mi fa stare bene, però, poi non lo voglio per lo stesso e identico motivo, lo odio, mi odio! Non è la prima volta che mi ripete che mi vuole ma che non dovrebbe, non so come interpretare queste sue parole, non so se associarle a tutta la merda dell'edificio che ci attornia o se non dovrebbe volermi per altri motivi. Fatto sta che però mi vuole, ma ho paura, ho così paura che non so come fare a reagire a queste emozioni che mi provoca. Ho paura di quello che Hit sarebbe capace di fare ma non ho paura di Brett. Però sarei capace di scindere le due persone nonostante abbiano lo stesso viso?

Il suono del mio cellulare mi fa sobbalzare e subito mi affretto a prenderlo, non mi rendo conto di quanto stia trattenendo il respiro, fin quando sul display riconosco il numero di Louise e poi espiro la mia irritazione per il nome che invece non è comparso

-"Stasera usciamo a mangiare qualcosa tutti insieme, sei dei nostri?" Louise non mi lascia nemmeno il tempo di salutare che subito va al sodo

-"Ciao Louise, si tutto bene, grazie" ironizzo

-"Non ti fai sentire da due giorni se non con qualche messaggio sporadico, quindi presumo tu stia bene e impegnata con il tuo uomo" la sua non è una critica piuttosto una constatazione abbastanza veritiera

-"Un pochino impegnata" dico con un filo di voce e non riesco ad evitare di sorridere quando penso a quanto mi abbia impegnata l'altra sera

-"No, non mi dire che ci sei andata a letto. Ci sei andata, vero?" squittisce incredula e felice la mia amica

-"Non te lo dico" la sento sospirare e ridere

-"Ma che stronza, dai dimmelo"

-"Si" anche se è un lieve sussurro e il mio viso diventa bollente quanto una giornata di agosto

-"Lo sapevo! Cazzo, cazzo, cazzo. Se avevi intenzione di bidonarci, stasera sei obbligata ad uscire con noi e a raccontarci tutto" ovviamente, come ho potuto dimenticare di quanto siano impiccione le mie amiche? E poi non posso mica stare qui a rimuginare sul fatto che Brett non mi chiami? Preferisco di gran lunga uscire con le mie amiche e smettere di pensare a tutta questa situazione, sicuramente non mi farà male.

-"Non avevo intenzione di bidonarvi. Sono dei vostri. E a proposito chi siamo?"

-"Io, Ry, Cami e Cole. I ragazzi vogliono andare al giapponese. Allora ci vediamo stasera, e preparati che vogliamo sapere tutto."

-"Louise, non vi dirò nulla in più di quello che ho detto a te" le rispondono ridendo ma lei non demorde

-"Certo,certo. A dopo" e attacca il telefono impedendomi di rispondere. Scuoto il capomentre poso il telefono e riprendo tra le mani la mia tazza di caffè ormaifreddo. Le mie amiche sono la mia unica certezza e non dovrebbe essere così. Nondovrei avere instaurato nessun legame ma con loro sono al sicuro. E anche lorosono al sicuro perché non conosco altro che Faith, la studentessa e lacameriera part-time, non sanno chi fossi prima di questo e certamente non sannochi rischio di diventare nel prossimo futuro. Odio dovergli mentire ma nonposso farne a meno, solo così posso proteggerli dalla merda che mi trascinodietro. Il colpo sordo di una mano che bussa la porta mi fa sobbalzare, per laseconda volta nel giro di dieci minuti, e voltare il capo nella direzione da cui è provenuto il suono. Mi alzo con una mano posata sul cuore,guardo dallo spioncino e il cuore che batteva per lo spavento adesso batte perla persona che si trova al di là di questa porta. La mano che trema è sullamaniglia della porte con la testa in subbuglio e il cuore in palpitazione.     

I CAN'T #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora