CAPITOLO 43

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CAPITOLO QUARANTATRÉ

Quando si siede in auto, il suo corpo riempie tutto l'abitacolo, guardo il suo profilo, è bellissimo.

-"Rilassati, sembri tesa questa sera" mi dice mentre ci immettiamo sulla strada. Per lui è semplice, non è lui che deve ricordare costantemente il ruolo che deve giocare, il ruolo che deve mantenere, il ruolo che lui man mano sta minando.  Deglutisco nervosamente

-"Non sono tesa, solo un po' emozionata" non è proprio una bugia però lui mi guarda con la coda dell'occhio, non sembra tanto convinto ed effettivamente fa bene, perché sono così tesa che potrei essere suonata come un violino.

-"Il tuo amico è arrivato sano e salvo?" capisco subito che si sta riferendo a Ryan e alla per niente imbarazzante situazione di questo pomeriggio, ha lo sguardo rivolto alla strada.

-"L'ho chiamato e stava benone" la sua espressione non muta neanche di un millimetro

-"Bene" anche se non mi sembra che lo pensi sul serio però evito di farglielo presente, questa sera voglio stare tranquilla e godermi la sua compagnia.

-"Dove mi porti?" gli chiedo per smorzare la situazione, si volta per darmi un'occhiata ma scuote il capo, non me lo dirà. Il resto del tragitto lo trascorriamo con me che parlo e lui che annuisce o mi dedica un piccolo sorriso. Gli ho raccontato del mio percorso di studi e l'ho fatto sorridere quando qui ho raccontato delle mie avventure con Louise e Camille. Gli ho anche raccontato dell'episodio con il professore della volta scorsa, di Ryan che si inginocchia e delle persone che si fermavano per guardare e lui stranamente anziché accigliarsi, come  al solito al solo sentire il nome di Ryan, questa volta ha sorriso.

Adesso siamo nel ristorante più bello in cui sono stata nella mia vita. La sala è grande ma ci siamo solo noi, il nostro tavolo affaccia sull'Empire State Building e altri grattacieli della zona di Midtown Manhattan. Una musica leggera è l'unico suono a tenerci compagnia.  E' da togliere il fiato. 

-"E' bellissimo qui" gli sorrido e lui ricambia. E' uno di quei sorrisi veri, un sorriso che comprendono anche gli occhi, un sorriso che mi fa sorridere ancora di più e lui se ne rende conto;

-"A cosa devo questo splendido sorriso?" mi domanda e io abbasso lo sguardo sulle mie mani dall'imbarazzo, ma la sua mano si poggia sul mio mento invitandomi a rialzare il capo, i suoi occhi sono due pozzi d'acqua, sorridono, anche se le labbra non lo stanno facendo in questo momento.

-"Sono felice" e lo penso davvero perché per la prima volta dopo tanto tempo lo sono, anche se forse questa felicità durerà per qualche istante. Annuisce e il suo pollice sfiora il mio labbro inferiore ma il suo gesto viene interrotto dal cameriere che ci serve la cena.  Trascorriamo il resto della cena a chiacchierare dei rispettivi lavori, continuiamo a raccontarci aneddoti divertenti, in realtà sono io quella che li ha raccontati lui si è limitato a sorridere e scuotere il capo, nessuno dei due ha menzionate l'edificio e tutta la merda che porta con sé. Adesso siamo fuori la porta di casa mia, ho la sua giacca sulle spalle che mi protegge dal freddo e le sue mani sulla schiena. Ogni centimetro della mia pelle avverte il suo tocco. Appena metto il piede dentro casa la sua mano si allontana dalla mia schiena per spingermi al muro, così come qualche tempo fa al Room, la sua bocca si avventa sulla mia, le sue mani sono sul mio corpo che lo brama sempre di più, le mie mani sono sul suo, gli sbottonano la camicia mentre lui lascia cadere la sua giacca dalle mie spalle. Man mano che vengono via altri indumenti il mio cuore batte sempre più forte, siamo un groviglio di bocca e mani. I suoi baci diventano sempre più intensi, percepisco il suo desiderio, sembra quasi che io stia respirando il fuoco.

-"La tua camera?" sussurra sulle mie labbra che formicolano per l'intensità dei baci

-"Di sopra" rispondo e riprendo a baciarlo perché più ci baciamo più voglio farlo, però poi i miei piedi non toccano più terra e si allacciano alla sua vita mentre lui tiene con entrambe la braccia. Arriviamo in camera mia senza aver smesso di baciarci con quasi nulla indosso, la mia pelle a contatto con la sua, il suo profumo sulla mia pelle. Quei pochi indumenti che ci separano ora giacciono ai piedi del mio letto. Mi distende dolcemente sul letto, le sue mani mi accarezzano lentamente, ogni suo tocco è delicato. Non riesco a pensare a niente che non sia lui, a niente che non sia questo momento, a niente che non siano i nostri corpi uniti, i nostri cuori che si sovrappongono, i nostri respiri che si mescolano, le nostre gambe che s'intrecciano, le nostre mani che si tengono. Non riesco a non pensare a quanto questo momento sia perfetto, avevo dimenticato quanto possa essere bello sentirsi vivi e forse domani cadrò ma sono pronta a strisciare piuttosto che privarmi di questa sensazione e di questo attimo di perfezione che Brett è riuscito a regalarmi nella mia confusione.

I CAN'T #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora