CAPITOLO 32

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CAPITOLO TRENTADUE

Mentre mi reco all'esterno il rumore delle scarpe che picchiettano sul pavimento riecheggia nella mia testa come l'eco in una stanza vuota. Essere Faith, essere la parvenza della donna che sembro è impegnativo, ma essere Blade e serbare una facciata da "lottatrice" insensibile e accondiscendente si sta rivelando più pesante di quanto pensassi, per me e per la mia sanità mentale. Fuori tiro un sospiro di sollievo facendo entrare quanta più aria nei polmoni, avrei solo voglia di urlare perché in questo modo zittirei la mia testa, perché per un momento metterei a tacere tutto e sentirei solo il suono della mia voce. Sono quasi arrivata alla mia auto quando la sua voce mi blocca

-"Non pensavo di vederti qui" mi volto con estrema calma cercando di sembrare disinvolta, nella mia testa sto contando fino a dieci

-"Sapevi che sarei venuta" dico cercando di non lasciare trasparire nulla e ostentando una sicurezza che al momento ho prosciugato

-"Lo sapevo. Però pensavo non venissi" la sua espressione è dura,  gli occhi chiusi in due fessure, con una mano mantiene la borsa contenente, presumo, i suoi indumenti per combattere mentre l'altra mano la tiene in tasca. Il suo tono mi spazientisce e il fatto che lui abbia pensato che non sarei venuta mi irrita 

-"Cosa pensavi esattamente Brett? Pensavi che non facendoti sentire, che avermi lasciata davanti casa mia come un'idiota lunedì sera mi avesse scoraggiata? Che mi sarei nascosta in casa perché avrei avuto imbarazzo nell'affrontarti? Oppure pensavi che sarei uscita due volte con te, mi sarei innamorata e avrei risposto a tutte le domande che ti stai ponendo su di me e ti raccontassi la mia vita così, su due piedi? Cosa pensavi esattamente eh Brett, cosa?" l'ultima frase l'ho detta a voce più alta rispetto alle altre, il suo sguardo non cambia, però lascia cadere la borsa sulla strada con un tonfo e si avvicina lentamente. Il suo viso, segnato da qualche graffio dovuto all'incontro,  è a un palmo dal mio, il mio cuore batte all'impazzata per la sfuriata appena fatta, il suo alito caldo sfiora il mio viso quando dice:

-"Sono stato presuntuoso, devo ammetterlo. Ma non giocare con me Faith, perché io gioco per vincere, sempre!" la sua voce è un sussurro ma è dura, sembra un avvertimento e io odio gli avvertimenti. Non abbasso lo sguardo, lo fisso come lui fa con me

-"Io scommetto, combatto ma non gioco" la sua espressione non cambia ma si avvicina ancora di più, la sua bocca è così vicina alla mia che mi basterebbe sporgere un po' le labbra per toccare le sue, così morbide e...appena mi rendo conto che gli sto fissando le labbra riporto subito lo sguardo nel suo e i suoi occhi sono così freddi e intensi


-"Forse non lo sai ma quando due persone si frequentano si raccontano della propria vita. Tu non mi dici niente di te Faith" distolgo lo sguardo perché in fin dei conti è vero, cosa potrei dirgli di me?  E poi lui cosa mi ha mai detto?

-"Ti ho raccontato di me Brett, ma cosa ti aspettavi che in un paio di uscite ti scrivessi la storia della mia vita? Mi fai sempre la stessa domanda, ci conosciamo da due settimane e non fai altro che chiedermi il motivo per il quale lo faccio, per il quale faccio tutto quello..." indico l'edificio alle sue spalle e poi proseguo -"...ti ho dato una risposta, te l'ho data.  Ma probabilmente a te non piace e vuoi sentirti dire altro, se non ti piace la mia risposta non è detto che debba essercene un'altra. Non sono abituata a raccontarmi e se dovessi farlo succederà nei miei tempi, certamente non dopo due uscite, poi non è che tu mi abbia detto molto di te" l'ultima frase sembra non scalfirlo nonostante sappia che è come dico io

-"Mi dici quello che vuoi, selezioni attentamente ciò che vuoi farmi sapere, persino i tuoi amici conoscono solo una parte di te. Io ho conosciute entrambe le versioni di Faith ma ho come la sensazione che c'è ne sia una terza" le sue parole mi lasciano impietrita non so cosa rispondere, la sua analisi è abbastanza dettagliata, cazzo la sua analisi è giusta. Cerco di mantenere stabile la mia espressione, di non fargli vedere quanto le sue parole mi abbiano colpito

-"Davvero non so che dirti Brett, sono questa, se tu hai delle sensazioni controverse sulla mia persona non posso certamente farmene io una colpa. Ma non parliamo solo di me, parliamo anche di quanto tu sia misterioso, di quanto ti nascondi dietro ai pugni che sembri non voler dare, di quanto ti irrigidisci quando ti propongo le domande che tu poni a me. Non farmi domande che non vuoi essere rigirato, non farmi domande a cui tu stesso non sei pronto a darmi una risposta, anzi fai una cosa non farmi proprio nessuna domanda. Avevi detto "conosciamoci, parliamo, usciamo", bene facciamo queste cose, ma aspetta che sia io a parlarti di me, io aspetterò che sia tu a parlarmi di te. E se proprio dovessimo renderci conto che non funzioniamo, allora ci fermeremo" quando termino il mio discorso mi rendo conto di quanto sia vero ciò che ho detto, non voglio rispondere a nessuna domanda, però capisco la sua curiosità perché io stessa vorrei tempestarlo di domande ma voglio che le cose procedano seguendo i tempi giusti perché ho ancora un po' di tempo a disposizione per il mio obiettivo, fino ad allora non ho fretta. Brett sembra riflettere sulle mie parole, non parla, mi guarda soltanto, ho messo le mani in tasca perché stanno diventando due ghiaccioli e nel frattempo delle gocce d'acqua iniziano a scendere dal cielo, sobbalzo appena la prima mi colpisce il viso però resto ferma al mio posto, ci stiamo fissando, nessuno dei due sembra intenzionato a risponde ma appena le gocce d'acqua diventano una debole pioggia mi volto per andare alla mia auto

-"Non andare" la sua voce è fredda come l'acqua che mi bagna il viso 

-"Brett" chiudo gli occhi e sospiro inalando l'odore pungente delle pioggia, poi li riapro, espiro e continuo –"sono stanca, dormi bene"

-"Non andare Faith. Ti ho lasciata parlare, hai detto cosa vorresti, cosa ti aspetti, ora lascia che sia io a parlare" mi volto e la sua postura è sempre la stessa, il suo sguardo sempre lo stesso e sempre puntato nei miei occhi

-"In questi giorni non sembravi particolarmente comunicativo" ribatto, le sue labbra accennano un sorriso divertito così come i suoi occhi e mi rendo conto di avergli praticamente spifferato velatamente il mio disappunto sulla situazione, scuoto il capo e faccio per voltarmi

-"Ti accompagno alla tua auto" non è una domanda la sua ma un'affermazione che fa riaffiorare tutta la rabbia accumulata in questi giorni ma mi costringo a stare in silenzio mentre camminiamo sotto la pioggia recandoci verso la mia auto. Sento la testa andare in fiamme sotto il suo sguardo, non parla si limita a fissarmi mentre la pioggia debole cade indisturbata, cade piano sulla terra e l'odore della terra bagnata mi invade le narici, inspiro qualche volta cercando di domare le emozioni che tutto questo sta scatenando. Emozionidi cui avevo dimenticato l'esistenza. 


I CAN'T #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora