Non è che sei innamorata?

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<Davvero?! Che bella notizia! Sono felice per te. Sai, vi vedo molto bene insieme.> esclamai io con finta gioia.
<Tu credi? Sai, il vero problema è che ora come ora lui sta con Sonia, ma si vocifera che si stiano per lasciare e a quel punto avrò campo libero.>
<Sembri molto decisa.>
<Lo sono. È da un anno che sono innamorata di lui e ora che ho trovato il coraggio di dirglielo non mi tirerò certo indietro.>
<Buona fortuna.> dissi io cercando di fingere un sorriso il più possibile credibile, e la abbracciai.
<Grazie per il supporto. Non ce la facevo più a tenere dentro questo peso.>
La partita cominciò e nessuna delle due proferì parola. Qualche volta mi voltai a guardare il volto della mia amica concentrato unicamente su Dylan. Francamente, chiunque sarebbe rimasto incantato da lui, sia ragazze che ragazzi. Il primo tempo terminò e i ragazzi erano in vantaggio. Per i primi cinque minuti della pausa Elisabeth non fece altro che parlarmi di quanto fosse innamorata di Dylan e di quanto lo trovasse sexy. Non la sopportavo più, così mi inventai una scusa qualsiasi e me ne andai. Per uscire bisognava attraversare gli spogliatoi e, dal momento che mi sentivo tremendamente in imbarazzo, mi misi a correre. Sfortunatamente non ero mai stata molto agile e quindi caddi a terra facendo un bel ruzzolone giù dalla scalinata. Mi risvegliai in quella che pensavo fosse l'infermeria con affianco qualcuno, che però non riuscivo a riconoscere. Tutto intorno a me appariva sfocato e la testa mi faceva terribilmente male. Cercai di alzarmi, ma due mani decise mi bloccarono prima ancora che potessi muovermi. Poi una voce riecheggiò nella mia testa:
<Non puoi alzarti ragazzina. Sei troppo debole. Comprometteresti ulteriormente il tuo stato e in questo momento non stai un granché.> disse la voce. Non riuscii a distinguere tutte le parole, ma mi resi conto che solo una persona mi chiamava "Ragazzina" e quella persona era proprio Dylan. Volevo parlare, ma non riuscivo a fare nulla. Così mi addormentai. Al mio risveglio, la testa era meno dolorante e, finalmente, riuscivo a distinguere tutte le cose intorno a me: armadietti con medicinali, lettini, panni, garze, Dylan che dormiva su una sedia di fianco a me, altri medicinali... Dylan che dormiva affianco a me?! Cosa ci faceva lui lì.
Tesoro, so che essendo la tua coscienza sono intelligente tanto quanto te, ma ragazza mia, tu sei proprio ottusa. Non ti ricordi del ruzzolone che hai fatto e che lui ti ha portata qui?
E tutto questo quando è successo?
Esattamente sei ore fa.
Come sei ore fa?! Quindi Dylan si è perso la partita per stare con me.
Brava! Ottima intuizione. Guardalo un po'. Non è bellissimo quando dorme?
Certo che lo è, cara la mia coscienza. Lui è sempre bello.
Lo sai che quando parli di lui o lo pensi il tuo corpo reagisce in maniera differente. Tesoro, non è che sei innamorata di lui?
Cosa? Ma cosa vai a pensare! Sì, è un figo pazzesco e tutti vorrebbero stare con lui, ma non lo amo. Cioè, almeno credo. E poi, anche se fosse, non posso permettermelo. Elisabeth è innamorata di lui e non voglio farle un torto. Non posso, non potrei sopportare il fatto di perderla.
Tu pensi sempre al bene degli altri, ma al tuo mai. Perché non la smetti di essere così dannatamente gentile e non cominci a pensare più a te stessa?
Non ne sono in grado.
Non sei in grado di fare mai niente. È possibile che tu rifiuti sempre di vedere le cose come stanno realmente?
Smettila! Tu... tu non sai niente di me.
Scherzi? Io so più cose di te di quelle che conosci tu stessa.
Lasciami in pace!
All'ultima esclamazione tirai un urlo e Dylan si svegliò di scatto, buttando a terra la sedia su cui era seduto e venendo verso di me:
<Ragazzina, stai bene?> disse lui con un tono preoccupato.
<Ehm... S-sì scusa. Ho solo fatto un incubo.>
<Sicura?>
<Sì, tranquillo. Posso chiederti una cosa?>
<Sì.>
<Come mai sei rimasto con me e non sei tornato a giocare la partita?>
Lui non rispose subito. Sembrò che neanche lui conoscesse la risposta.
<In verità, non lo so neanche io. Sembravi così debole e indifesa e non volevo lasciarti da sola.> disse lui grattandosi la parte posteriore del collo.
<Oh, ehm... Allora grazie.> dissi io sentendo le guance calde.
<Di nulla ragazzina. Ora devo andare però. Si è fatto tardi e ho sentito che i ragazzi hanno vinto, quindi vado a festeggiare con loro. Ci vediamo.> disse lui. Poi uscì dalla stanza, lasciandomi sola con me stessa, ma non per molto. Infatti dopo qualche minuto la porta si riaprì e vidi l'unica persona che non mi sarei mai immaginata di vedere.
<Tu che ci fai qui?>
<Ho visto tutto. Il tuo ruzzolone, Dylan venire verso di te, prenderti in braccio, tu che eri svenuta. Sarei dovuto esserci stato io al posto di Dylan, ma il coach non me lo permise, dicendo che ero l'unico portiere che aveva e che di capitano c'era anche Jake. Così vidi Dylan allontanarsi con te fra le sue braccia. Una volta terminata la partita ho provato a venire immediatamente, ma i miei compagni mi hanno vietato di muovermi e così sono potuto venire solo ora.>
Per tutto il suo discorso non dissi nulla. Quando ebbe finito, lo guardai e poi lo abbracciai cominciando a piangere bagnandogli la maglietta. Il ragazzo in un primo momento non reagì, poi ricambiò il mio abbraccio stringendomi a sé.
<Mi sei mancato Mike.> dissi io tra un singhiozzo e l'altro.
<Anche tu piccola.> disse lui accarezzandomi la testa.
<C'è una persona che vorrebbe vederti qui fuori.> disse Mike dopo un po'.
<Chi?> chiesi io titubante.
Michael si alzò ed andò ad aprire la porta dalla quale entrò una Elisabeth preoccupata. Chiese a Michael di uscire dal momento che dovevamo discutere di "Cose da donne". Quando Michael uscì dalla stanza Elisabeth prese a parlare:
<Jess, stai bene? Ho saputo da Michael del ruzzolone che hai fatto e mi sono spaventata a morte.>
<Eli, tranquilla. Sto bene.>
<Menomale.> disse lei facendo un lungo sospiro.
<Scommetto, però, che non sei qui per dirmi questo, giusto?> le chiesi io.
<Hai ragione. Volevo dirti che ho parlato con Dylan e...>

Cruel || Dylan O'Brien Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora