Come hai detto di chiamarti?

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Distolsi subito lo sguardo, iniziando a pensare che le mie scarpe avessero un non so ché di interessante. Fu la voce di Michael, che mi diceva che dovevamo tornare in classe, a risvegliarmi da quello stato di trans.
Tornammo in classe e le lezioni ricominciarono torturando il mio cervello con miliardi di informazioni diverse di cui la maggior parte mi entravano da un orecchio e uscivano dall'altro. Non ce la facevo più. Non vedevo l'ora che arrivasse la pausa pranzo per rilassarmi in quell'oretta scarsa che avevamo per mangiare. Mancavano cinque minuti e io stavo per scoppiare. Non riuscivo più a stare seduta così chiesi al professore se potessi andare in bagno. Lui acconsentì e io uscii da quella prigione. Mi ritrovai in corridoio, che era esageratamente deserto. Non c'era neanche una zanzara eppure faceva piuttosto caldo.
Meglio no? Tu ami il silenzio e la solitudine, forse è per questo che sei ancora single...
E smettila di demolirmi sempre. Non sono single per quello, solo che non ho ancora trovato un ragazzo che rispecchi le mie aspettative.
Sì, continua a convincerti che sia per questo. Non capisco neanche più perché sto qui a dirti ancora e ancora queste cose.
E allora stai zitta per un po' e lasciami in pace, grazie.
Scorbutica.
Mi diressi verso il bagno pensando ancora a quella sottospecie di dialogo avuto qualche istante prima con la mia coscienza. Entrai e mi avvicinai allo specchio. Mi sciacquai la faccia e mentre mi stavo asciugando, qualcuno entrò nel bagno. Mi tolsi l'asciugamano dal volto e riconobbi subito la ragazza che era entrata nel bagno. Era la biondina seduta sulle gambe del ragazzo durante l'intervallo.
<Sai, ti ho vista oggi durante l'intervallo.>
<Cosa?>
<Sì carina. Ti stavi mangiando con gli occhi il mio ragazzo. Beh...> disse lei con tono minaccioso avanzando verso di me, <Se ti vedo anche solo una volta a guardarlo o a parlargli giuro che ti rovino, chiaro ragazzina?>
<Ehm... S-sì> dissi un po' incerta.
<Bene, ci si vede. Anzi, sei talmente insignificante che in giro non ti vede nessuno. E poi, da cosa sei vestita? Da country girl? Ahahah, qualcuno dovrebbe farti un corso accelerato di moda, anzi non ti basterebbe dato il disastro che sei.> disse squadrandomi e poi uscendo dal bagno, lasciandomi da sola con le sue ultime parole che continuavano a ronzarmi nella testa "Dato il disastro che sei." Anche lei mi aveva definito un disastro. Uscii dal bagno ancora sconvolta. Stavo per rientrare in classe quando la campanella suonò segnando la fine della lezione e l'inizio della pausa pranzo. Entrai in classe per sistemare le mie cose e per vedere se Michael avesse qualcosa in programma per la pausa pranzo.
<Mike, tu...sì insomma...sei impegnato durante la pausa pranzo?>
<Sì. Pranzo con quelli della mia compagnia.>
<Ah okay...allora divertiti.> dissi cercando di trattenere le lacrime.
<Se non ti era chiaro, anche tu mangerai con me e quelli della mia compagnia.>
<Davvero?!> dissi urlando per la gioia.
<Sì, ma ora vedi di tranquillizzarti. Io comincio ad andare, ti aspetto in mensa.> e detto ciò se ne andò. Ero felicissima. Non mi è mai piaciuto mangiare da sola. A scuola ero sempre esclusa perché ero molto introversa e facevo fatica a fare amicizia. Presi lo zaino e mi diressi alla mensa. Mi avvicinai al bancone e presi il vassoio con il pranzo, poi mi guardai intorno cercando Michael, quando vidi una mano sventolante e capii che era la sua. Mi diressi verso il suo tavolo e devo dire che di amici ne aveva moltissimi.
<Ragazzi, lei è Jessica. È la mia compagna di cui vi parlavo.>
<Finalmente un'altra ragazza in questa combriccola di soli maschi. Piacere, mi chiamo Elisabeth.> disse con un sorriso smagliante, una ragazza bionda.
<Beh, Mike te la sei scelta proprio bene la ragazza.> disse un ragazzo biondo.
<Piacere piccola, io sono Jamie. È un piacere conoscere la ragazza di Mike. Se hai bisogno che ti sveli qualche segreto non esitare a chiedere.> disse con un sorriso malizioso
<Jamie, noi non stiamo insieme.> disse Mike serio, e poi continuò con le presentazioni. Un ragazzo dai capelli neri corvini intervenne nello scambio di saluti:
<Beh, se vi muovete mi farebbe molto piacere. Avrei una certa fame. Sapete, lacrosse è uno sport piuttosto pesante, soprattutto se si è il capitano della squadra.>
<Frena Jake,> lo interruppe una voce a me troppo famigliare,< vorrai dire secondo capitano della squadra>.
<Sì, capo supremo del mondo O'Brien non volevo certamente sminuire il suo ruolo.> disse Jake evidentemente seccato.
<Bene, vi ho visti tutti in piedi. Ne deduco che sia arrivato qualcuno di nuovo.> disse il ragazzo nuovo di cui sapevo il cognome, ma non il nome.
<In effetti...Dylan lei è Jessica. Jessica lui è Dylan mio grandissimo amico e, come avrai intuito prima, capitano della squadra di lacrosse.> e così per la prima volta sentii il suo nome che era perfetto per lui.
<Ci si rivede, ragazzina. Come hai detto di chiamarti? Non stavo ascoltando Mike mentre lo diceva anche perché non mi importava. Avevo fatto quella domanda solo per vedere che si impegnava.> disse ridendo.
<Ehm... Jessica, mi chiamo Jessica.>
<Bene Jessica. È un piacere conoscerti.> disse avvicinandosi a me pericolosamente. Stava per cingermi il fianco con il suo braccio quando mi ricordai della minaccia della sua ragazza. Non volevo che la mia vita scolastica venisse rovinata proprio in quel momento in cui tutto sembrava andare al meglio. Presi lo zaino e scappai senza dare spiegazioni a nessuno. E così mi ritrovai di nuovo in bagno da sola, accasciata nell'angolino con la testa sulle ginocchia. Passarono alcuni minuti quando sentii la porta del bagno aprirsi e qualche istante dopo qualcuno stringermi in un caloroso abbraccio.

Cruel || Dylan O'Brien Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora