Un rientro sconvolgente

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Decollammo nel tardo pomeriggio. Come era successo all'andata, anche nel viaggio di ritorno dormii tutto il tempo appoggiata alla spalla confortevole di Dylan. Averlo al mio fianco mi trasmetteva un senso di calma e sicurezza che non avevo mai provato con nessun altro fino ad allora. Una volta atterrati e dopo aver recuperato le valigie, salimmo ognuno nelle rispettive macchine e ci dirigemmo all'edificio scolastico dove ci attendeva un rientro devastante costituito di qualsiasi tipo di verifica o interrogazione che una persona potesse immaginare.
Odiavo il mese di Gennaio. Il freddo era molto più pungente che a Dicembre, il tempo non permetteva di mettere il naso fuori dalle proprie abitazioni neanche un secondo, la scuola era un delirio poiché, come da copione, tutti i professori dovevano correre per terminare il programma che non riuscivano mai a concludere nei tempi prestabiliti da loro stessi.
Tuttavia, la scuola mi mancava. Era quello il luogo in cui avevo conosciuto Dylan, Michael e tutti gli altri ragazzi. In quel luogo avevo visto nascere e crescere il mio amore per Dylan. In quel luogo avevo conosciuto persone fantastiche che avrei portato nel mio cuore per tutta la vita poiché nei pochi mesi in cui eravamo stati insieme erano riusciti a farmi sentire molto più amata di quanto non mi fossi mai sentita. In quel luogo avevo affrontato mille situazioni che mi avevano resa più forte e che mi avevano aperto gli occhi su quanto fossi ancora ingenua ed immatura. In quel luogo era cominciata la mia nuova vita e sarei sempre stata grata a quella scuola per avermi donato tutto quello che avevo.
Una volta arrivati ci congedammo nelle rispettive stanze. Appena aprii la porta un senso di oppressione mi pervase. L'odore di chiuso era così forte da risultare opprimente per non parlare del freddo che faceva all'interno della camera. Probabilmente, durante la nostra assenza dovevano aver spento il riscaldamento delle stanze vuote per risparmiare sulla bolletta. Entrai e spalancai immediatamente tutte le finestre, tanto faceva talmente freddo che non sentivo minimamente l'aria gelida che entrava.
Posai le valigie e cercai di sistemare il più velocemente possibile tutti i vestiti per poi correre da Patricia a chiederle di accendere il riscaldamento altrimenti sarei morta congelata. Mi diressi alla reception, mentre una fiumana di gente continuava ad arrivare passando dal portone principale ed invadendo con valigie e borsoni i corridoi e gli ascensori stracolmi che facevano fatica a chiudersi.
Riuscii ad arrivare alla postazione di Patricia evitando di inciampare nelle varie valigie e ritrovarmi col viso per terra.
<Buongiorno Patricia.>
<Oh Jessica. Buongiorno e, soprattutto, ben tornata. Passate bene le vacanze?>
<Benissimo grazie. E lei?>
<Nulla di speciale cara. Come posso aiutarti?>
<In camera mia c'è un freddo polare. Ho ritenuto che durante la mia assenza abbiate spento i riscaldamenti per risparmiare. Volevo chiederle se potesse fare qualcosa per risolvere questa piccola questione.>
<Certo cara. È arrivato ora il tecnico della caldaia che si occuperà di fare un breve controllo. Ha detto che, se tutto è in regola e funzionante, ci metterà circa dieci minuti non di più e tutti tornerete ad avere il caldo nelle vostre camere.>
<Perfetto Patricia. Grazie mille è stata gentilissima. Le auguro un buon proseguimento di giornata.>
<Grazie cara, anche a te.>disse lei salutandomi dolcemente con un sorriso.
Decisi di passare un po' di tempo con Michael dal momento che durante le vacanze di Natale ci eravamo visti relativamente poco e, anche quando era a Manhattan, avevamo passato pochissimo tempo insieme.
Attraversai tutto l'edificio scolastico in direzione della camera del mio migliore amico, ma quando arrivai davanti alla porta essa era chiusa, con la chiave all'interno del chiavistello e le valigie ammassate davanti, ma di Michael neanche una traccia.
Non pensai al fatto che potesse essersi messo nei guai dal momento che l'ultima volta che l'aveva fatto mi aveva promesso che sarebbe stata davvero l'ultima e io mi fidavo di lui.
Cominciai a girarmi in giro nel tentativo di poter immaginare dove potesse essere andato così in fretta e cercai anche di intuire quale fosse la ragione di tale fretta, ma non mi veniva in mente assolutamente nulla. Nel corridoio incontrai un ragazzo e gli chiesi se sapesse dove fosse Michael. Mi rispose che era in giardino e stava cercando di fermare due ragazzi che stavano litigando.
Mi fiondai in giardino subito dopo che il ragazzo mi disse che uno dei due ragazzi era il capitano della squadra di lacrosse e l'altro il vice.
Una volta fuori, col fiatone e il freddo polare che mi portò a tremare come una foglia, vidi i ragazzi e mi avvicinai a loro.
<Ma che cazzo state facendo voi due?! Fermatevi immediatamente!>
dissi io urlando perché mi sentissero.
Come sentirono la mia voce, i due smisero di litigare e si voltarono verso di me Dylan con il labbro tagliato e i capelli spettinati, Jake con un lieve taglio sullo zigomo e la camicia sbottonata.
<Jessi...>
dissero loro simultaneamente, per poi guardarsi con ira.
<Jessi un cazzo. Mi spiegate cosa state facendo? E perché vi stavate prendendo a pugni in mezzo al cortile della scuola davanti a tutti? Non vi sembra di avere già abbastanza guai a cui pensare o volete anche essere espulsi dalla squadra di lacrosse? Non potevate semplicemente discutere? Cosa sarai mai di così sconvolgente da richiedere l'uso della forza?>
<Vuoi sapere il perché Jessica? Te lo dirò subito. Il signorino Jake, mio ex-migliore amico è venuto da me dichiarando di essere innamorato di te e che avrebbe fatto di tutto per conquistarti aggiungendo che tu meriti di meglio che un ragazzo come me. Giusto Jake?>disse Dylan guardandolo.
<Jessi, è vero. Io sono innamorato di te. Sono innamorato del tuo viso dolce, dei tuoi capelli lunghi e morbidi che, quando mossi dal vento, si librano nell'aria come ali di farfalla. Sono innamorato dei tuoi occhi, così profondi ed espressivi, dei tuoi zigomi arrossati, del tuo sorriso spontaneo e tenero. Del tuo fisico perfetto in tutto e per tutto. Del tuo essere così timida inizialmente e del tuo essere espansiva successivamente. Del tuo arrossire quando ti viene fatto un complimento. Del tuo essere sempre disponibile ad aiutare tutti anche se, a volte, quella che ha bisogno sei tu. Insomma, mi sono innamorato di te.>
concluse lui senza mai distogliere il suo sguardo dal mio.
Un silenzio tombale calò nel giardino. Dylan, che stringeva ancora Jake per il colletto della camicia, allentò la presa per via dello stupore causato dalle sue parole. Michael, era in piedi di fianco a me, pietrificato e io non ero da meno. Quelle parole, cariche di amore, di passione, di sentimento, di verità mi colpirono il cuore come un proiettile. Erano meravigliose, troppo meravigliose per essere dedicate a me. Jake era un ragazzo meraviglioso, un'ottima persona e un buonissimo amico. Tuttavia, il mio cuore apparteneva a Dylan e nulla avrebbe cambiato i miei sentimenti, o almeno così pensavo.

Cruel || Dylan O'Brien Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora