Buon compleanno Jess

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Arrivò la mattina del mio compleanno. Il cielo era coperto di nuvole e la neve continuava a scendere incessantemente. Mi svegliai sentendo il letto di fianco a me vuoto.
Mi alzai ed andai in bagno a lavarmi la faccia per cercare di svegliarmi del tutto.
Quando tornai in camera trovai un vassoio con un muffin con sopra una candelina accesa, un cappuccino, un bicchiere di succo d'arancia e un bigliettino che diceva:
"Buongiorno amore mio. Oggi è un giorno importante. Oggi diventi più vecchia di un anno e sono contento di affermare che una parte di questo anno che è appena passato sia stato il migliore della mia vita perché ho conosciuto la persona più importante della mia vita. Tu. Tieniti libera questa sera perché ho in mente una cosuccia. Ti amo. Ci vediamo alle 4.>
Dio, quanto amavo quel ragazzo. Lo amavo ogni giorno di più.
Feci colazione in fretta e decisi di uscire per andare a casa di mio fratello e chiedergli se gli avrebbe fatto piacere venire a fare una passeggiata con me.
Passai di fronte alla reception e la signora mi fece gli auguri prima che uscissi. Una volta fuori il vento freddo di quella mattina si infranse sul mio volto provocandomi brividi in tutto il corpo per lo sbalzo di temperatura.
Fermai un taxi e mi feci portare a casa di mio fratello.
Una volta arrivata, citofonai e mi rispose Bethany.
<Sì, chi è? >
<Ehm, ciao Bethany. Sono Jessica. C'è Jonathan in casa?>
<Oh, ciao Jessica. No, Jonathan non è in casa. Comunque ti auguro un buon compleanno.>
<Oh, okay. Grazie mille. E a te auguro un buon anno nuovo.>
Passeggiai un po' per le strade di Manhattan guardando qualche vetrina per trovare un pensierino per Dylan visto che lui faceva sempre cose carine per me e io non facevo mai nulla per lui.
Ad un certo punto passai davanti ad un negozio di gioielleria e vidi una catenella in oro.
Entrai nel negozio e mi rivolsi alla signora al bancone per sapere il prezzo della collana.
Ovviamente sparò una cifra spropositata che non sarei riuscita a pagare nemmeno se avessi lavorato per trent'anni, così, le chiesi se ci fosse qualcosa di più economico ma al tempo stesso carino.
La signora frugò un po' in giro e alla fine tirò fuori una catenina molto bella che decisi di acquistare.
Uscita dal negozio era ormai ora di pranzare così decisi di chiamare Jonathan.
<Hey Jo. Sei libero per caso? Sono da sola a pranzo e mi sarebbe piaciuto passare il pranzo del mio compleanno con te.>
<Hey sorellina. Certamente. Finisco l'ultima commissione e sono subito da te. Dimmi dove trovarci che ti raggiungo.>
<Pensavo a Central Park e da lì farmi consigliare un posto da te.>
<Va bene sorellina. Dieci minuti e sono da te.>
Raggiunsi Central Park e mi sedetti su una panchina sotto un grosso albero ricoperto di neve.
Central Park sotto la neve era una delle cose più belle che io avessi mai visto.
Mio fratello mi raggiunse poco dopo e mi portò in un ristorantino lì vicino.
Ordinammo e mentre stavamo  mangiando Jonathan mi porse un sacchettino.
<Jo, che cos'è?>
<È un pensierino per te e per il tuo compleanno. Non è nulla di che davvero.>
<Non dovevi disturbarti tanto, davvero. A me bastava solo la tua presenza.>
<Eddai, non fare la preziosa. Aprilo e basta.>
<Va bene. Ma rimango dell'idea che non avresti dovuto farmelo.> dissi io cominciando ad aprire il pacchetto.
Una volta scartato trovai un braccialetto in argento con la mia iniziale e un quadrifoglio vicino.
<Oddio Jo, ma è bellissimo. Davvero, non dovevi.> dissi io alzandomi dal tavolo andando ad abbracciare mio fratello.
<Di niente sorellina, sono felice che ti piaccia.>
<Tantissimo. È un regalo veramente bello. Grazie mille.> dissi io tornando al mio posto.
Finimmo di pranzare e Jonathan si offrì di pagare il pranzo nonostante avessi insisto per pagare a metà.
Una volta usciti dal ristorante Jonathan si offrì di portarmi a fare un giro finché non fosse arrivata l'ora dell'appuntamento con Dylan. Passammo un po' di tempo girovagando per Manhattan a braccetto come non facevamo da molto tempo, ridendo e scherzando in mezzo alle strade piene di gente che si scambiava auguri di buon anno a destra e a manca. Era un giorno di festa, e lo era anche per me. Quello fu il primo compleanno in cui mi sentii veramente felice.
Arrivò l'ora dell'appuntamento con Dylan. Fermai un taxi e mi feci riaccompagnare in hotel dove mi aspettava Dylan.
Arrivata, raggiunsi la mia camera e trovai Dylan di spalle che guardava fuori dalla finestra.
Mi chiusi la porta alle spalle e a quel punto cominciò a parlare.
<Ben tornata. Sul letto c'è un pacco. Aprilo e indossa le cose che ci troverai dentro. Dopodiché, farai tutto ciò che ti dirò senza proferire parola. Sono stato chiaro?> disse lui serio continuando a guardare fuori dalla finestra.
<Va bene. Farò come vuoi tu.>
Presi il pacco ed entrai in bagno. Lo aprii e trovai un bellissimo abito blu scuro in tulle col corpetto a cuore.
Lo indossai ed indossai anche le scarpe che si trovavano insieme al vestito. Raccolsi i capelli in uno chignon un po' elaborato e mi truccati un po'.
Uscii dal bagno e vidi Dylan in smoking con un papillon che lo rendeva elegantissimo.
<Sei pronta finalmente. Siamo in ritardo. Sono già le cinque. Ci vuole un'ora e mezza per arrivare. Ora che ci faranno entrare saranno le sette. La mia sorpresa dura tre ore quindi finiremo per le dieci. Considerando che dobbiamo essere i primi ad uscire ci metteremo un'altra mezz'ora a tornare e alla fine ci sarà la mia ultima sorpresa. Bene, dopo averti fatto il piano generale della serata, direi che dobbiamo andare.>
Lo seguii fuori dall'hotel su un taxi che viaggiò per un'ora e mezza ininterrottamente.
Quando si fermò guardai fuori dal finestrino e vidi un teatro bellissimo.
<Dylan, mi hai portata a teatro?!>
<Esatto principessa. Spero che la Turrandot ti piaccia.>
<Stai scherzando?! Ho sempre sognato di andare a teatro a vederla. Mi hai reso la ragazza più felice del mondo giuro.> dissi io baciando appassionatamente.
<Va bene, va bene, ma tieni i baci per quando torniamo. Ora entriamo altrimenti non riusciremo a vederla.> disse lui ridacchiando.
<Certo mio cavaliere.>
Il teatro era spettacolare dentro. Dylan era riuscito a prenotare i posti sotto al palco così riuscimmo a goderci lo spettacolo.
Una volta finito uscimmo in fretta e fermammo il primo taxi che ci capitò.
Tornammo a Manhattan in fretta e furia visto che lo spettacolo durò più di quello che avrebbe dovuto.
Ci facemmo lasciare a Central Park e raggiungemmo il centro del parco in fretta. Erano le 23:58.
A quel punto Dylan si piegò su un ginocchio di fronte a me con in mano una scatoletta di velluto blu aperta con dentro un anello.
<Jessica Smith, adesso, che sono le 23:59 del 31 dicembre ti chiedo qui, davanti a tutti in ginocchio su quest'erba ricoperta di candida neve bianca: vuoi essere la mia ragazza?>
Non esitai un secondo a rispondere.
<Sì, sì sì. Certo che sì!> dissi io piangendo e lanciandomi su di lui baciandolo e in quel momento lo scoppio dei fuochi d'artificio incoronò il momento e il compleanno più bello della mia vita inaugurando il nuovo anno con uno dei baci che attendevo da tutta la mia vita.

Cruel || Dylan O'Brien Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora