Sono innamorato

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Quel giorno continuai a pensare all'invito di Jake.
Non riuscivo a capire se volessi veramente uscire con lui o se lo facessi solo al fine di farmi notare da Dylan per farlo ingelosire.
Tuttavia, pensavo che sarebbe stata un'ottima distrazione da tutti gli impegni che inondavano le mie giornate in quel periodo perciò cercai di non dare troppo peso alla cosa e di vivere il tutto con serenità senza arrovellarmi il cervello.

Finalmente arrivò mercoledì pomeriggio.
Ci eravamo dati appuntamento davanti all'ingresso della scuola subito dopo le lezioni.
Jake era già lì ad aspettarmi. Era vestito in modo diverso dal solito, più casual e meno sportivo. Anche i capelli erano sistemati con del gel, cosa che solitamente usava solo durante gli allenamenti.
<Hey Jake, scusami per l'attesa. Il professore non voleva più lasciarci uscire. È tanto che aspetti?>
<Tranquilla Jessi, sono appena arrivato.> disse sorridendomi per poi aggiungere, <andiamo a mangiare qualcosa?>
<Assolutamente sì, sto morendo di fame.>
Effettivamente dopo aver cominciato il mio percorso con vari specialisti, il mio umore e la mia salute avevano cominciato a migliorare.
Mangiavo regolarmente e seguivo una dieta studiata appositamente per me. Avevo smesso di fare incubi e di avere continuamente pensieri negativi su me stessa e le persone che mi stavano accanto. Avevo ricominciato ad apprezzare le piccole cose e avevo ricominciato a coltivare le mie passioni.
Finalmente cominciavo a vedere la cosiddetta luce in fondo al tunnel, benché essa fosse ancora molto lontana, ma io non demordevo. Non avevo intenzione di mollare, non questa volta. Mi sentivo più forte, psicologicamente e fisicamente, ero felice, sorridevo, i miei voti erano nettamente migliorati. Insomma, era quasi tutto tornato alla normalità.
Uscimmo da scuola e ci incamminammo verso il centro.
Il sole era leggermente velato da delle nuvole, ma non presagivano pioggia, o almeno così speravo.
Chiacchierammo principalmente di cose riguardanti la scuola, ma non ci furono mai momenti di imbarazzo fra noi.
Una volta in centro ci sedemmo ad un bar con i tavolini fuori e ordinammo un brunch data l'ora.
Stavo per cominciare a mangiare quando Jake se ne esordì con:
<Devo dirti una cosa.>
<Certo, dimmi tutto.>
<È una cosa abbastanza delicata e tu rimarrai scioccata nel sapere questa notizia.>
<Oh. È qualcosa di grave?>
<No no assolutamente. Cioè, non grave. Più assurdo, o strano oserei dire o incredibile o quasi...>
<Jake>, dissi io interrompendolo <vai al sodo per favore.> dissi io cominciando a sentire l'ansia salire.
<Mi sono innamorato Jessi. Perdutamente, follemente e non posso più trattenere ciò che provo, ma non posso dichiararmi a quella persona. Non posso proprio. Farei una stronzata e mi odierebbe. Dio mio, sono proprio un casino.>
<Jake, come fai a dire che questa ragazza potrebbe mai odiarti. Andiamo, guardati. Sei qui, davanti a me, mentre ti fai seimila paranoie per dire ad una ragazza che sei innamorato di lei. Qualsiasi ragazza sarebbe onorata di così tanto scrupolo da parte di un ragazzo. E poi, sei bello, simpatico, hai un sacco di qualità. Cosa potrebbe mai volere di più una ragazza.> dissi io ridendo. <Buttati Jake, di sicuro non ti rifiuterà e, nel caso in cui lo facesse, sarebbe veramente una stupida ottusa.>
Jake non alzò un secondo lo sguardo dal suo piatto. Sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
<Jessi, il punto è... il punto è che... la persona di cui sono innamorato...> lasciò la frase a metà.
<Jake, non sei obbligato a dirmi nulla.> dissi io poggiandogli la mano destra sulla sua. <Quando te la sentirai ne riparleremo ok? Per ora perché non mangiamo e cerchiamo di sbloccare questa situazione parlando di altro?>
<Sì, hai ragione. Mi sentirei molto meglio, grazie.> disse lui alzando, finalmente, lo sguardo dal piatto e guardandomi negli occhi accennando un sorriso timido.
Per tutta la giornata non tornammo sull'argomento, ma ammetto che invece la cosa mi arrovellava il cervello. Ci pensai e ripensai più volte cercando sempre di non farglielo intuire. Nascondevo i miei pensieri straparlando, ridendo, trascinandolo in mille negozi diversi.
Quel giorno comprai tante di quelle cose che se ci ripenso adesso ancora non so come abbia fatto a farcele stare in quella camera.
Comprai tempere, pennelli di tutti i tipi, acquerelli, matite, tele di tutte le misure, cavalletti, libri di tutti i generi, vestiti, scarpe, accessori.
Insomma, comprai di tutto e di più tanto che dovetti chiedere a Jake di portare qualche mio sacchetto e di chiamare un taxi per tornare a scuola. Prima di tornare facemmo tappa in un parco, Jake andò a prendere due caffè e io mi sedetti su una panchina stremata dalla giornata.
Mi rimisi a pensare. Avevo paura che la persona di cui si fosse innamorato fossi io.
Mi tornò in mente il giorno in cui mi fece entrare in quel negozio di abiti da sposa e me ne fece provare uno, le sue premure nei miei confronti, il suo invito ad uscire, tutte le volte che mi osservava mentre si allenava o giocava cosa a cui non avevo mai dato così tanto peso fino ad allora poiché pensavo lo facesse per assicurarsi che non stessi male.
Tuttavia, dopo ciò che mi aveva detto, era inevitabile che io cominciassi a farmi mille paranoie al riguardo.
Ero pronta per cominciare una nuova relazione? Se sì, Jake sarebbe stato veramente il ragazzo giusto? Se no, avrei rovinato la nostra amicizia? E se avessi rovinato la nostra amicizia, sarei riuscita a sopportare il colpo? Sarei riuscita a sopportare la perdita di una persona importante?
Mille dubbi attraversavano il mio cervello e i miei pensieri si fecero talmente fitti che non mi accorsi neanche che Jake fosse rientrato e mi stesse porgendo la tazza di caffè fumante.
<Tutto bene Jessi?>
<Cosa? Oh, sì sì Jake, scusami. Grazie mille per il caffè.> dissi io risvegliandomi dal mio stato di trans e sorridendo prendendo la tazza dalle sue mani.
<Ok, comunque ho chiamato il taxi. Sarà qui a breve.>
<Perfetto, grazie mille.>
Una volta arrivati davanti al portone della scuola, pagammo il tassista e Jake mi riaccompagnò in camera.
Posammo tutti i vari sacchetti sul pavimento e dopo averlo ringraziato lo accompagnai alla porta.
Stava per andarsene quando di colpo si voltò, mi guardò e mi disse:
<Comunque, quella persona è...>.

Cruel || Dylan O'Brien Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora