Novità

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Mi girai verso la persona al mio fianco e vidi un viso a me famigliare sul quale si ergeva un sorriso misto tra preoccupazione e tenerezza.
<Che ci fai qui? È il bagno delle femmine questo.> dissi singhiozzando.
<In verità questo bagno è anche per i maschi, ma lo usate solo voi in quanto noi usiamo quello dello spogliatoio.> disse lui ridacchiando.
<Ah...> risposi io senza non saper che dire.
<Beh, ora mi spieghi perché sei scappata così? Dylan ti ha dato fastidio? Perché se è così lo faccio fuori.> disse lui serio.
<No, tranquillo Mike. Sono solo un po' stanca. Forse è meglio se torno a casa. Tanto le lezioni sono finite per oggi.> dissi io. Poi mi alzai e lui fece lo stesso. Mi guardai allo specchio e cercai di togliere il trucco sotto ai miei occhi che era colato per colpa delle lacrime. Una volta sistemata, uscii dal bagno e mi diressi al portone della scuola, quando Michael mi fermò.
<Ricordati che domani devi scegliere un club nel quale entrare.>
<Come scusa?> dissi io incredula.
<Sì, ne ha parlato oggi il prof. mentre tu eri in bagno. Ha detto che tutti quelli che non appartengono ad un club devono sceglierne uno entro domani.> disse lui. Poi frugò nel suo zaino e ne estrasse un foglio.
<Ecco, tieni. Qui ci sono tutti i club fra cui puoi scegliere. Scegli bene perché quello sarà il tuo club per tutto l'anno.>
<E se io non volessi fare parte neanche di uno di questi club?> dissi io.
<Non puoi. Purtroppo è obbligatorio.>
<Allora vedrò se ce n'è uno che mi interessa particolarmente.> dissi io infastidita e spazientita. Salutai Michael e uscii dalla scuola. Mi diressi verso la fermata dell'autobus e... lì vidi la biondina che quella mattina mi aveva minacciata. Così decisi che per quel giorno sarei andata a casa a piedi. Arrivai a casa distrutta. Non ricordavo che fosse così lontana. Salii in camera mia e mi lanciai letteralmente sul letto. Presi le mie cuffiette, le misi nelle orecchie e feci partire la riproduzione casuale del telefono che cominciò con "High for this" di The Weeknd e sulle sue note mi addormentai. Mi risvegliai alle quattro quando mio fratello entrò in camera mia sbraitando perché non avevo risposto alle sue quattordici chiamate e si era preoccupato talmente tanto da uscire dal lavoro il prima possibile e correre subito a casa per vedere cosa fosse successo. Ancora mezza assonnata gli chiesi scusa e lui mi abbracciò. Scesi in cucina e misi un po' di acqua in un pentolino. Aprii una credenza e presi una bustina di thè al limone. Quando l'acqua bollì, la versai in una tazza e ci immersi la bustina. Due minuti dopo la tirai fuori e la buttai nel cestino, poi tornai in camera mia e mi dedicai alla lista che mi aveva dato Michael. Non c'era neanche un club che mi attraeva. Forse l'unico che si salvava era quello dei custodi della biblioteca. In pratica, ogni giorno, qualcuno stava in biblioteca fino all'orario di chiusura e poi la puliva e sistemava i libri. Decisi che quello sarebbe stato il mio futuro club. Poi accesi il mio computer e passai il resto del pomeriggio a guardare serie tv. All'ora di cena scesi in cucina e salutai mia madre che era arrivata qualche minuto prima. Ci sedemmo a tavola e lei ci servì la meravigliosa lasagna surgelata che aveva comprato prima di venire a casa e che aveva scaldato in due secondi nel forno. Mio padre arrivò qualche minuto più tardi. Si sedette a tavola con noi e cominciammo a mangiare. I miei genitori non erano molto presenti, specialmente mio padre. Per il suo lavoro doveva stare all'estero per molto tempo e qualche volta stava via anche per mesi. Il mese dopo sarebbe dovuto andare in Russia e sarebbe stato via quattro mesi. Ormai ci ero abituata. Stava talmente poco a casa che non mi accorgevo neanche della sua mancanza. Mia madre, invece, era assistente di volo ed erano più le volte che stava su un aereo di quelle che stava a casa con me e mio fratello. Lui era fantastico. Era il mio punto di riferimento. Aveva diciannove anni e lavorava già da quando ne aveva sedici per mantenere me e lui. Non si era mai allontanato da casa per badare a me e mi trattava come se fossi stata il suo tesoro. Gli volevo un mondo di bene era tutto per me. Stavo sparecchiando, quando mia madre mi chiese di sedermi di nuovo a tavola. Capii immediatamente che doveva parlarmi di qualcosa.
<Tesoro, io, tuo padre e tuo fratello dobbiamo dirti una cosa...> disse lei.
<Prego. Vi ascolto.> dissi io cercando di essere il più fredda possibile per nascondere il dolore che stavo provando in quel momento.
<Jonathan ha ricevuto una borsa di studio e...>, ma io la interruppi e guardai mio fratello con gli occhi pieni di gioia.
<È vero?!>
<Sì Jess, ma...> non lo feci finire che mi buttai su di lui e lo abbracciai fortissimo.
<Sono così felice per te.> dissi io contentissima di quella notizia.
<Jessica, tua madre non ha finito di parlare.> disse ad un certo mio padre duro.
<Oh sì, scusa mamma. Continua pure.> dissi io facendo finta di essere interessata, mentre pensavo solo al fatto che il mio fratellone aveva vinto una borsa di studio e che finalmente poteva realizzare il suo sogno di diventare avvocato.
<Il problema è che tuo fratello ha vinto la borsa di studio, ma dovrà andare a studiare in America.> disse lei quasi sottovoce. Quando sentii quelle parole l'intero mondo mi crollò addosso.
<Dimmi che non è vero Jonathan. Dimmelo!> urlai io in preda alle lacrime e alla disperazione. Mio fratello abbassò lo sguardo e annuì con un movimento del capo.
<E cosa farò io!? Avete intenzione di lasciarmi qui da sola tutti i giorni?> chiesi io singhiozzando.
<No Jessica. Abbiamo trovato una soluzione. Ti stabilirai a scuola. È già tutto deciso e non ti è permesso fare obiezioni. E qui si chiude il discorso.> disse mio padre. Mi alzai dalla sedia buttandola per terra.
<Andate tutti al diavolo!> urlai io e corsi in camera mia chiudendomi lì dentro. Era mezzanotte quando sentii qualcuno bussare alla mia porta. Esitai un po', poi mi alzai dal letto e la aprii.

Cruel || Dylan O'Brien Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora