Buon Natale Jessica

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La vigilia di Natale arrivò portando con se il solito freddo invernale e la neve tipica del mese di dicembre.
Quella mattina mi svegliai molto presto in quanto il mio aereo per Manhattan partiva alle 6:00 e non potevo assolutamente tardare. Presi la valigia, preparata il giorno precedente, e chiamai un taxi.
Uscii dalla scuola e salii sulla macchina che mi attendeva con il motore acceso.
Arrivai all'aeroporto e cercai sul monitor il mio volo, il numero 4075. Quando lo trovai, però, trovai scritto "Annullato". Così mi diressi al punto info per capire cosa fosse successo.
Trovai una donna di mezza età coi capelli marroni raccolti in uno chignon molto ordinato e con addosso una divisa.
<Salve signora. Chiedo scusa se la disturbo, ma avrei bisogno di sapere perché il mio volo, il 4075, è stato annullato.>
<Mh...Vediamo...Il 4075...Eccolo qui. È stato annullato a causa di maltempo. Sopra Manhattan si è formata una grossa nube che ha provocato una forte bufera di neve. Purtroppo tutti i voli che sono diretti o arrivano da Manhattan sono stati annullati fino al 26 dicembre. Mi spiace molto che non sia stata avvertita prima. L'unica cosa che possiamo fare è cambiare la data del suo biglietto. Ci vorranno circa venti minuti per il tutto.> disse sorridendo cordialmente.
<Va bene. Le servono dei documenti?>
<Sì, carta d'identità e passaporto.>
Le diedi il tutto e mi sedetti su una sedia lì vicino ad aspettare che la signora finisse il suo lavoro e nel frattempo chiamai mio fratello per avvisarlo.
Il telefono squillò alcune volte, dopodiché mi rispose una voce femminile:
<Pronto? Chi parla?>
<Ehm...Ciao, sono Jessica, la sorella di Jonathan.>
<Oh. Ciao Jessica. Che piacere sentire la tua voce per la prima volta. Non vedo l'ora di vederti e di conoscerti meglio. Tuo fratello mi parla sempre di te, ma vederti dal vivo sarà tutta un'altra cosa. Ho preparato tante cosa differenti per domani. Sai, non so quali siano i tuoi gusti quindi ho fatto un po' di tutto. Non temere, avrai una stanza tutta tua. Cosa dovevi dire a Jonathan?>
<Ecco, sono in aeroporto e mi hanno detto che il mio volo è stato annullato a causa di maltempo e che non potrò partire prima del 26. Mi spiace. Ti sei data così tanto da fare e io non potrò esserci.>
<Stai tranquilla. È un vero peccato non poter festeggiare il giorno di Natale insieme, ma ciò non vuol dire che non festeggeremo al tuo arrivo. Non ti preoccupare, non è colpa tua se a Manhattan ha deciso di nevicare come non mai. Aspetta, è appena arrivato tuo fratello, te lo passo.>
<Grazie mille.>
<Hey sorellina, Bethany mi ha appena detto tutto. Mi spiace molto. Anche noi siamo bloccati in casa. C'è almeno un metro e mezzo di neve là fuori, ma non è questo il punto. Hai un posto in cui andare?>
<Sì Jo, ho sentito che l'istituto permette ai ragazzi di passare le vacanze lì quindi puoi stare tranquillo. Ti chiamo domani per gli auguri, va bene?>
<Va bene sorellina, ti voglio bene. Ricordalo sempre.>
<Anch'io te ne voglio Jo, tantissimo.>
Chiusi la chiamata con mio fratello proprio quando la signora mi chiamò per restituirmi i documenti e il nuovo biglietto.
Uscii dall'aeroporto trascinando la mia enorme valigia dietro di me.
Una volta fuori frugai nelle tasche, ma mi accorsi di non avere abbastanza soldi per tornare a scuola in taxi e nessuno dei miei amici poteva venire a prendermi. Michael e Jake avevano deciso di partire per Roma in quanto era una meta molto ambita da entrambi mentre Elisabeth andò a trovare i suoi genitori a Monaco.
Mi ritrovai con le spalle al muro e l'unica cosa che potei fare fu chiamare lui.
Avevo il suo numero perché lo avevo salvato un po' di tempo prima dal telefono di Michael.
Alcuni squilli e rispose con la sua voce sensuale e impastata dal sonno, d'altronde erano le cinque del mattino della vigilia di Natale:
<Chi cazzo è che rompe a quest'ora del giorno della vigilia di Natale?>
<Ehm...Ciao Dylan. Scusa se ti chiamo a quest'ora, ma ho un grosso problema.>
<Oh, ragazzina. Quanto tempo. Perché hai chiamato me? I tuoi amichetti dove sono? E perché hai il mio numero?>
<Sai benissimo dove sono e ti ho chiamato perché ho bisogno di aiuto. Il tuo numero me l'ha dato Michael tempo fa.>
<E come dovrei aiutarti, sentiamo.>
<Sono in aeroporto, il mio volo è stato annullato e mi sono accorta di non aver abbastanza soldi per pagare il taxi di ritorno quindi volevo chiederti se potessi aiutarmi.>
<Va bene. Dammi il tempo di cambiarmi e di prendere la macchina. Mezz'ora e sono lì da te.>
<Ok. Grazie.>
Dylan arrivò con la sua Jeep puntuale come un orologio svizzero.
Si diresse verso di me, prese la mia valigia e la caricò nel bagagliaio.
Si sedette al posto di guida e io di fianco a lui sul sedile del passeggero.
Il viaggio in macchina fu silenzioso e si sentiva solo il rumore delle ruote sull'asfalto.
Le sue mani stringevano il volante. Dio quanto mi mancavano quelle mani così morbide e forti dalle dita lunghe e affusolate e quanto mi mancava il suo volto dai lineamenti precisi e scolpiti.
Arrivammo a scuola, scaricò la valigia e mi accompagnò fino in camera.
<Grazie mille per essermi venuto a prendere e scusa se ti ho disturbato.> dissi abbassando lo sguardo per evitare i suoi occhi che mi mancavano terribilmente come il resto del suo corpo.
<Di nulla ragazzina. Mi ha fatto piacere rivederti dopo il nostro piccolo inconveniente di cui tu non mi hai chiesto mai scusa.>
<Beh, sai, sei scomparso. Non ti ho più visto in giro per la scuola o al tuo armadietto quindi non ho potuto chiederti scusa. Se vuoi te lo dico ora. Scusa. Sei contento?> dissi io alterata.
<Hey hey, non c'è bisogno di arrabbiarsi tanto. Comunque, accetto le tue scuse. Ora devo andare, ci si vede.>
<Sì, certo.>
Entrai in camera mia e ci rimasi tutto il giorno. Non feci altro che leggere e disegnare davanti alla mia finestra con una buona cioccolata calda in mano.
Il tempo passò in fretta, cenai in mensa e poi tornai in camera aspettando la mezzanotte per fare gli auguri a tutti.
Quando le campane suonarono segnando la mezzanotte feci tutte le chiamate e augurai a tutti un buon Natale.
Quando ebbi finito decisi di andare a dormire, ma il rumore di qualcuno che bussava alla porta mi fermò.
La aprii e trovai davanti a me un enorme orsetto di peluche.
<Buon Natale Jessica.>

Cruel || Dylan O'Brien Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora