Una strana complicità

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Il ragazzo che aveva attirato la mia attenzione era Jake. Mi avvicinai a lui, sempre lentamente, e mi salutò:
<Hey. Ti aveva conciata per le feste, ma non pensavo ti avesse provocato tutto questo.> disse gesticolando indicando il mio corpo.
<E tu come fai a sapere come ero ridotta prima?>
<Beh, in verità ti ho trovata io. Stavo passando per quel corridoio, dal momento che dovevo andare da un mio amico in quell'ala della scuola, quando ho visto la porta di una camera socchiusa. Così mi avvicinai e ti vidi lì stesa per terra, priva di sensi, con una pozza di sangue intorno. Ho subito chiamato Michael, sapendo in che buoni rapporti siete. Ha chiamato un'ambulanza, mi ha ringraziato e poi è scomparso con te.>
<Beh... Allora, grazie.> dissi io arrossendo.
<Di nulla, mi fa piacere sapere che ora stai bene.> disse lui con un sorriso bellissimo. Non mi ero mai accorta di quanto bello fosse in realtà, anche perché non ho mai avuto modo di passare molto tempo con lui. Era molto alto e muscoloso, ma non quanto Dylan, aveva i capelli di un nero corvino, che al guardarli sembravano morbidissimi, gli occhi marrone scuro e le labbra erano rosse e piene. Mi persi nel guardarlo quando sentii la voce di Michael:
<Ecco dov'eri finita! Ah, ciao Jake.>
<Mike. Bene ora devo andare. Rimettiti in fretta Jess.>
Mi aveva davvero chiamata così? Solo quelli che conoscevano da molto mi chiamavano con quel diminutivo e io e lui non avevamo mai avuto veri e propri rapporti di amicizia. Quel ragazzo era un mistero unico, ma i miei pensieri vennero interrotti dalla vista di Dylan. Era dannatamente bello, come sempre d'altronde. Era insieme ad Elisabeth, ma non mi importava minimamente di lei. Continuai a fissarlo, quando lui si voltò e mi vide. Si bloccò, poi, cominciò ad avanzare nella mia direzione. Quando fu abbastanza vicino cominciò a parlare:
<Ragazzina, sei ridotta proprio male. Elisabeth mi ha raccontato tutto e mi spiace per quello che ti ha fatto quella lurida di Sonia. Tu come stai ora?>
Mi aveva spiazzata con quella domanda. Perché si stava interessando a me? Aveva già Elisabeth a cui pensare.
<Ehm... meglio, grazie.>
<Menomale. Vedi di rimetterti in fretta. Ora devo andare se no El mi disintegra. Sai è molto gelosa.> disse indicando la mia ex migliore amica, nonché sua fidanzata, e, prima di andarsene, mi scompigliò i capelli come era solito fare. Michael, che aveva assistito a tutto, si girò verso di me e mi chiese di punto in bianco:
<Cosa c'è fra te e Dylan?>
<Co-come scusa?>
<Oh andiamo. Fra voi due c'è una strana complicità. Non è che lui sta tradendo Elisabeth con te?>
<Ma cosa stai blaterando! Secondo te io sono una di quelle ragazze che va a farsi i fidanzati delle tipe altrui? È vero. Odio Elisabeth, ma non le farei mai una cosa del genere anche se io am...> Mi fermai prima di terminare la frase.
<Anche se tu am...> mi chiese lui.
<Anche se io ammiro il fatto che si sia messa con lui nonostante Sonia.> dissi io ridendo istericamente per cercare di nascondere l'imbarazzo.
<Mh... Beh, in effetti è stata coraggiosa, ma non li vedo bene insieme. Sai, Dylan è il mio migliore amico e capisco quando usa una ragazza solo per divertimento e questo è uno di quei casi. Lui non la ama davvero, come non ha mai amato nessuna ragazza. Le ha sempre e solo usate per i suoi scopi e, appena si stufa di una, ne ha subito un'altra ai suoi piedi perché, diciamocelo, chi resisterebbe ad uno così?>
<Non ti biasimo per niente. Quindi, dici che sta solo usando Elisabeth?> chiesi io.
<Sì. Ne sono convinto.>
<Ma lei lo ama davvero. Non può comportarsi così.>
<Può eccome. Lo ha sempre fatto. È uno così. Bene ora ti porto nella tua nuova stanza.> disse lui cambiando argomento.
<Mh... Ok.>
La stanza era molto simile a quella precedente, fatta eccezione per il colore delle pareti e per il fatto che ci fosse un solo letto. Mi voltai e chiesi a Michael il perché di ciò e lui mi rispose dicendo che, dopo l'accaduto, il preside aveva deciso che io avrei avuto una stanza singola. Ringraziai tra me e me il preside per la meravigliosa sorpresa. Poi decisi che dovevo parlare con Michael.
<Mike, i-io devo parlarti.> dissi cominciando a tremare e stringere forti le mani intrecciandole fra loro.
<Dimmi tutto.>
<Beh...Ehm...Ecco...tu sei il mio migliore amico e io ho bisogno di confessare a qualcuno un segreto, un fardello.>
<Vai avanti. Ti ascolto.> mi disse lui in tono rassicurante e sorridendomi.
<Ecco... Il fatto è... È che credo di essere innamorata di Dylan!> dissi l'ultima frase tutta d'un colpo. Le parole uscirono da sole. Poi guardai il mio migliore amico e la sua faccia aveva un'espressione sconvolta.
<Tu scherzi vero?>
<N-no.> dissi io sentendomi avvampare.
<Io... Oh mio Dio Jess, vieni qui.> mi disse indicando lo spazio sul letto di fianco a lui. Mi avvicinai e lui mi strinse in un abbraccio forte di cui  avevo un disperato bisogno. Ricambiai l'abbraccio e qualche lacrima mi rigò il viso bagnando di conseguenza la maglietta di Michael
<Perché piangi?> disse lui ridacchiando.
<N-non lo so.>
<Ora sei molto scossa. Che ne dici di dormire un po'?>
<O-ok, ma prima mi devi dire una cosa.>
<Cosa?>
<Tu come la pensi riguardo quello che ti ho appena detto?> dissi io abbassando lo sguardo e sentendo le guance andare a fuoco.
<Ne parleremo domani, ok? Ora riposati.>
Detto questo, uscì dalla stanza e io seguii il suo consiglio addormentandomi qualche minuto dopo.
Mi risvegliai per via del sole che faceva capolino tra le tapparelle. Decisi di farmi una doccia, ma con la mano ingessata era tutto più complicato. Così ci misi circa mezz'ora e arrivai tardi a lezione. Bussai alla porta e mi accolse il professor Malcoln:
<Signorina Smith, è un piacere rivederla.>
<Le chiedo infinitamente scusa per il ritardo professore.>
<Stia tranquilla. Ora vada a sedersi.>
Mi diressi al mio banco, salutai Michael e mi sedetti. Frugai nello zaino presi il libro di tedesco e uscì un foglietto.
"Devo parlarti. Fatti trovare oggi pomeriggio nel cortile della scuola, subito dopo le lezioni.
                                               Anonimo"
Misi il foglietto in tasca e ascoltai la lezione del professore. Chi poteva averlo messo lì?

Cruel || Dylan O'Brien Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora