Si sveglierà, vero?

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<Si da il caso che io sappia come funzioni un armadietto, solo che non mi ricordo quale sia il codice e così ho cominciato a sbattere la testa per farmi venire un lampo di genio, ma niente. Non riesco a ricordarla. E poi che ci fai qui nei dintorni? Mi stai seguendo per caso?>
<Nulla di tutto questo ragazzina, tranquilla. Il mio armadietto è quello di fianco al tuo. Perciò, potresti, cortesemente, levarti di mezzo?>
<No se non me lo chiedi in un'altra maniera. L'educazione non è un optional signorino O'Brien.> dissi io incrociando le braccia e mettendomi davanti a lui in modo da bloccargli il passaggio.
<Pff... Potresti levarti per favore? Devo passare.> disse lui roteando gli occhi.
<E questo ti sembra meglio. Perché non ti impegni un po' di più?> dissi io stuzzicandolo con un sorrisetto beffardo.
<Vuoi che mi impegni? Va bene. Ti accontento subito.> e detto ciò mi prese per la vita e mi issò sulla sua spalla come un sacco di patate.
<Mettimi giù Dylan!> dissi io tirando alcuni pugni sulla sua schiena.
<Mi stai facendo il solletico. Smettila di muoverti se no giuro che ti lascio cadere a terra.>
<Quanto sei fastidioso.>
<Lo so, ma ammettilo che ti piace anche questa parte di me.>
A quelle sue parole il mio volto si tinse di un rosso intenso. Aveva colpito nel segno con quella frase. Il mio cuore aveva cessato di battere per un secondo. Che si fosse accorto dei miei sentimenti nei suoi confronti? Pensavo che stesse solamente giocando con me la sera precedente. E, se invece, anche lui provasse qualcosa per me? No, erano solo mie stupide supposizioni che non sarebbero mai state vere, anche se non mi sarebbe spiaciuto, magari un giorno, diventare la sua ragazza.
<Bene, andiamo in biblioteca. Il signor Johnson ci aspetta.>
<Chi scusa?>
<L'anziano bibliotecario. Si chiama Saul Johnson.>
<E tu come fai a saperlo.>
<Ho i miei informatori.> disse lui ridacchiando.
<Mi inquieti.>
<Ahahah. Stavo scherzando. Semplicemente mi sono fermato a chiacchierare con lui qualche giorno fa e così l'ho conosciuto un po' meglio. Tutto qui.> disse lui ridendo di gusto.
<Ah. Beh, pensi di portarmi in biblioteca così o pensi di rimettermi a terra?> chiesi io spazientita. Cominciavo a stare scomoda in quella posizione.
<La prima opzione mi alletta di più. Perciò, avanti, marche. Tutti alla biblioteca.> disse cominciando a camminare tenendomi sulla sua spalla.
Ormai mi ero arresa. Quel ragazzo era cocciuto come non so cosa. Niente e nessuno poteva fargli cambiare idea una volta che si metteva in testa qualcosa. Era peggio di un bambino viziato, ma mi piaceva questa sua particolarità. Mi piaceva tutto di lui, dal suo comportamento lunatico al suo lato dolce e gentile.
Una volta arrivati davanti alla porta della biblioteca, Dylan mi rimise a terra ed entrammo nell'enorme salone. Il signor Johnson ci assegnò la nostra lista e il nostro carrello e noi cominciammo a lavorare.
Ogni volta che trovavamo un libro famoso che entrambi conoscevamo ci mettevamo a recitare alcune sue frasi ed erano più le volte in cui eravamo in disaccordo su come fosse realmente la frase di quelle in cui eravamo d'accordo.
Mi piaceva stare con lui. Per quel breve lasso di tempo tornavo una piccola bambina che rideva felice. Era strano che anche con lui mi sentissi così bene.
Finimmo dopo alcune ore e io mi diressi alla camera di Michael per fargli una visita a sorpresa.
Bussai alla porta e qualcuno disse:
<Avanti!>
<Permesso...> dissi io aprendo la porta.
<Oh, ciao Jessica.>
<Jake? Come mai sei qui?>
<Vedi, questa è anche la mia stanza e stavo aiutando Michael a cambiarsi. È ancora molto debole e non si è ripreso del tutto anche se la febbre è calata.> disse lui in tono gentile.
Mi avvicinai al letto e  quando vidi il mio migliore amico feci un passo indietro. Era in uno stato pietoso. Il volto scavato, le labbra secche e la belle pallida lo facevano sembrare un morto.
<Ho avuto la tua stessa reazione non appena l'ho visto.> disse Jake che nel frattempo si era alzato.
<Ora vi lascio soli.> disse sorridendo.
<Jake, ma Michael non è sveglio.>
<Lo so.>
<E allora perché lo stavi cambiando?>
<Erano due giorni che aveva su quel pigiama. Mi sembrava una cosa carina cambiarglielo così da essere profumato una volta che si sveglierà.>
<Perché si sveglierà, vero?> dissi io cercando di trattenere le lacrime.
<Certo che si sveglierà Jess, è un ragazzo forte, tranquilla. Non ti abbandonerà qui da sola.>
Mi avvicinai a lui e lo abbracciai. Ebbe un piccolo sussulto, ma poi ricambiò l'abbraccio che era stranamente rassicurante e dolce.
Jake uscì dalla stanza e io rimasi sola con Mike. Mi sedetti affianco a lui sul letto e presi la sua mano pallida e smorta nella mia e cominciai a parlargli come se fosse sveglio e fossimo nella nostra stanza a parlare e scherzare come due bambini spensierati.
<Hey Mike. Non so neanche da quanto tu stia male e adesso che ci penso non capisco neanche il perché tu non me lo abbia detto. Probabilmente è stata una delle tue fisse per "non farmi preoccupare" come dici tu, ma mi sto preoccupando più ora nel vederti così. Perché non me lo hai detto? Sarei stata al tuo fianco come tu hai sempre fatto con me. Non so che cavolo di malattia tu ti sia preso. Jake non me l'ha detto e non ho visto neanche un dottore nelle vicinanze a cui poter chiedere. Sappi solo una cosa e ascoltami bene. Tu devi vivere, devi ridere, correre, saltare, urlare, innamorarti, piangere, diventare adulto, lavorare e tutte le altre cose che devi fare. Perché hai il diritto di sperimentare nella tua vita. Hai il fottuto diritto di scrivere il tuo futuro. Perciò ti faccio questa richiesta: non abbandonarti ad un destino che non è il tuo.>
Dissi tutto questo cercando di non piangere per sembrare forte, ma alla fine cedetti. Al solo pensiero che il mio migliore amico sarebbe potuto morire il mio cuore si ruppe in mille pezzi. Niente e nessuno aveva il diritto di portarmelo via.
Piansi per molto tempo con la testa appoggiata sul suo petto, quando udii una cosa che mi paralizzò per un nano secondo:
<J-Jessi...>

Cruel || Dylan O'Brien Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora