Un lungo anno

2.6K 119 6
                                    

<Dove diamine ero finita? Ma se ti ho persino scritto un messaggio!>
<Messaggio? Ma quale messaggio?! Io so solo che tu mi hai dato buca e io sono stato ad aspettarti come un deficiente per più di un'ora.>
<Dylan mi ha detto che tu gli hai chiesto di venirmi a prendere in quel dannato sgabuzzino!>
<Tu stai delirando. Io nemmeno l'ho visto questa sera Dylan. E poi, di quale sgabuzzino stai parlando?>
<Ma davvero non hai ricevuto il mio messaggio?>
<No. È da oggi pomeriggio che non trovo il telefono. Dopo gli allenamenti sono tornato in spogliatoio e non l'ho più trovato.>
<E allora perché mi hai aggredito in quel modo? Non ce n'era bisogno. Potevi semplicemente chiedermi cosa fosse successo e io ti avrei spiegato. Così mi hai fatto sentire uno schifo.> dissi io abbassando il volto.
<Scusa Jessi. Penso sia per la stanchezza. Oggi ci siamo allenati più del solito. Non volevo aggredirti.> disse lui alzandosi dal letto e poi abbracciandomi.
Mi strinsi a lui. Mi mancavano i suoi abbracci. Erano un po' come quelli che mi faceva mio fratello quando, da piccola, mi spaventavo per il forte boato del tuono di un temporale: rassicuranti e veri.
<Perché non mi racconti cosa è successo?> disse lui.
Così, ci sedemmo sul letto e io cominciai a raccontare dell'accaduto, di Jake, di Dylan che era venuto a salvarmi, della cena e del nostro discorso.
Per tutta la durata del racconto Michael non fece altro che guardarmi, ma non con uno di quegli sguardi del tipo "Wow non ci posso credere. Continua. Ora sono troppo curioso." era più "Giuro che ammazzo quei due deficienti. A uno gli stacco la testa, all'altro qualcosa di più importante."
Finito di raccontare, alzai lo sguardo verso Michael. Il suo volto aveva un'espressione indecifrabile. Un misto di emozioni contrastanti.
<Tu sta' qui. Io arrivo fra qualche minuto, o qualche oretta.> e si diresse verso la porta.
Prima che potesse uscire, mi fiondai si di lui e lo abbracciai da dietro.
<Ti prego Mike. Non fare niente.>
<Come scusa? Quei due si meritano una lezione e anche subito.>
<Lo so, ma ogni cosa al tempo debito. E poi, anche se li riempissi di botte, credi che poi Dylan non verrebbe da me?>
Michael a quelle parole si rilassò, lo capii dai muscoli della schiena e delle braccia che cominciarono ad ammorbidirsi.
<Capisco che tu voglia proteggermi, e ne sono onorata, ma non preoccuparti. Escogiteremo qualcosa.> dissi io sorridendo.
<Va bene. Se ne sei fermamente convinta, farò come mi hai chiesto.>
<Grazie.>
Chiesi a Michael se quella sera sarebbe rimasto, ma mi rispose che aveva già preso un impegno.
Andai in bagno e accesi l'acqua della doccia che cominciò a scendere creando una fitta nube di vapore acqueo. Mi spogliai ed entrai beandomi del calore dell'acqua. Passai una buona mezz'ora sotto il getto d'acqua calda intonando canzoni delle quali sapevo circa tre parole messe in croce. Mi avvolsi nell'accappatoio e tornai in camera. Mi cambiai e mi misi il pigiama. Stavo tornando in bagno quando il mio telefono squillò, segno che avevo appena ricevuto un messaggio.
Da: Anonimo
Sei bellissima stasera con quel pigiama. Dovresti metterlo più spesso.
Cominciai ad avere seriamente paura. Mi guardai intorno, ma non vidi nulla di sospetto. Aprii le tende, ma non vidi nulla neanche fuori. Chi avrebbe potuto mandarmi un messaggio del genere? Quello che mi fece rabbrividire ancora di più fu un secondo suono da parte del mio telefono. Il numero era lo stesso, ma il messaggio incuteva ancora più paura.
Ammettilo che ti stai chiedendo chi sono. In questo momento ti starai guardando in giro nel tentativo di scoprire qualcosa in più, ma non ci riuscirai. Sono una persona molto brava in questo. Stammi bene Jessica.
Altro che impaurita, ero completamente terrorizzata. Quei messaggi mi misero addosso un'ansia tremenda, tanto che decisi di chiamare Elisabeth.
Arrivò qualche minuto dopo irrompendo nella mia camera come un uragano. Si sedette sul divano e mi fece cenno di imitarla. Mi sedetti affianco a lei e le mostrai i messaggi.
<Jessi, questo è un problema. Dovresti parlarne con la polizia. Potrebbe trattarsi di un caso di stalking. Sai, ne parlano spesso ai telegiornali e solitamente le vittime sono ragazze della nostra età.> disse lei stringendo le mie mani nelle sue.
<Lo so. Magari più avanti lo farò. Forse i messaggi non erano nemmeno destinati a me. Posso chiederti una cosa El?>
<Certo. Tutto quello che vuoi.> disse sorridendomi dolcemente.
<Ti spiacerebbe restare da me questa sera? Sai, non mi sento molto al sicuro dopo quei messaggi.>
<Certo, non ti preoccupare. D'ora in avanti o io o Michael passeremo le serate con te. A proposito, a lui ne hai parlato?>
<No, se n'è andato prima che mi arrivassero i messaggi. Domani gliene parlerò. Comunque, non c'è bisogno che tu rimanga con me. Hai la tua relazione con Dylan da portare avanti.> a quella mia frase il mio cuore perse un battito. Lo avevo detto davvero?
<Tranquilla. Ultimamente io e Dylan ci siamo persi un po' di vista. È sempre impegnato e lo sono anch'io, perciò non ci sono problemi.> disse lei sorridendo.
<Oh, ok. Io vado un attimo in bagno.>
<Ok, io intanto scelgo un film da guardare. Ci aspetta una lunga serata. Una di quelle che non facevi neanche con la tua vecchia migliore amica.>
<Tranquilla. Non ne ho mai avuta una.>
<Oh, scusami.>
<Niente tranquilla.> e detto ciò entrai in bagno.
Passai per qualche minuto il phon sui miei capelli che erano ormai praticamente asciutti, quando ricevetti un altro messaggio.
Da: Anonimo
Ti va bene che questa sera rimane la tua amica a dormire, ma non credere che ti lascerò in pace. Abbiamo un lungo anno davanti. Buona notte fiorellino.
Bloccai il telefono, presi un gran respiro e tornai in camera.
Decisi di non dire nulla dell'ultimo messaggio a Elisabeth per evitare di farla preoccupare ulteriormente e mi sedetti di fianco a lei sul divano.
Aveva scelto uno di quei polpettoni rosa che se visto da single faceva venire una tristezza immensa.
Finito il film, ci infilammo sotto le coperte.
Lei si addormentò quasi subito, mentre io mi rigirai nel letto per l'agitazione.
Continuavo a pensare all'ultima frase del messaggio "Abbiamo un lungo anno davanti."
Già. E non sarebbe passato neanche tanto in fretta.
Con questa frase che mi martellava la testa mi addormentai.

Cruel || Dylan O'Brien Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora