CAPITOLO 1

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Il tramonto si intravede tra i rami degli alberi che si trovano oltre le rotaie.

I lunghi stendardi rossi del Reich vengono smossi dal leggero venticello di una Berlino invernale.

La gente si scontra,c'è chi disperato  cerca il volto amico di qualche familiare,soldati feriti continuano ad arrivare e le infermiere fanno il possibile per trasportarli tutti il più velocemente possibile in ospedale.

C'è la morte,ma c'è anche la speranza di quei pochi,che venuti a conoscenza del nuovo arrivo di soldati feriti dal fronte,sono usciti due o tre ore prima da lavoro per potersi presentare all'ora esatta in stazione,una stazione che ormai ha perso il suo scopo originale.

Pochi o comunque quasi nessuno riesce a trovare la persona che sta cercando,alcune madri piangono sulle spalle dei mariti,forse sono venute a conoscenza del fatto che i loro figli sono morti o sono dispersi.

Gli uomini accarezzano dolcemente le loro spalle o le stringono forte,cercando di calmarle,ma non serve,perchè questo dolore è appena cominciato e prima che si stabilizzi serviranno mesi,anni.

Nel frattempo il caos continua ad aumentare,ci sono decine di barelle,che servono per trasportare i feriti più gravi;quelli che riescono a stare in piedi vengono condotti,zoppicando, da un trio di infermiere,verso una saletta all'entrata dell'ospedale.

Il fischio di un treno mi distoglie dai miei pensieri,hanno bisogno d'aiuto,cosi mi avvicino a una barella con un paziente che geme dal dolore

-avete gia capito che cosa gli è successo?-domando alla ragazza che gli sta accanto e che lo fissa con sguardo perso,ma non ricevo risposta.

-signorina la prego,mi guardi- si volta verso di me e con gli occhi pieni di lacrime si allontana.

Fare l'infermiera non è assolutamente facile,bisogna essere veloci e calme allo stesso tempo e le emozioni devono stare fuori da quello che viviamo,non appena si mostra un minimo di emotività,si viene esposti a molti più rischi.

Porto il paziente in ospedale,ma prima che io ci arrivi ci vogliono diversi minuti,ci sono troppe barelle messe in fila e tutte vanno trasportate d'urgenza,ma la fila non si degna di muoversi.

Qualche ora dopo,il paziente è ormai deceduto.

Questa è la dura e triste verità,la vita ci passa tra le mani come granelli di sabbia e quando questi granelli finiscono,non possiamo fare più nulla.

***

-Ilse,stasera per il turno ci siamo soltanto io e te,pensa un po' che putiferio se arrivasse un'altro vagone,dove li metteremmo? E poi ci riuscirebbe impossibile...- Anna,la mia collega,ma anche grande amica sta seduta sulle scale,all'entrata dell'ospedale.

Dopo l'ondata di gente di questa mattina,ora la situazione si è tranquillizzata; molti siamo riusciti a sistemarli,ma altri non ce l'hanno fatta e gia dopo mezzogiorno sono state inviate più della metà delle buste gialle,accuratamente scritte allo stesso modo,per ogni soldato,cambiandone solamente i dati anagrafici.

-sta tranquilla,vedrai che andrà tutto bene,di solito non arrivano treni di notte e in ogni caso non ci è stato recapitato nessun avviso- cerco di tranquillizzarla,ma sia io che lei sappiamo che le mie parole non servono a nulla.

Ci alziamo e torniamo dentro.

Dopo essermi sciacquata le mani,vado a fare il solito giro di ispezione al piano superiore,per vedere se qualche paziente ha bisogno d'aiuto.

Salendo le scale mi accorgo che c'è qualcuno nell'ufficio del medico,riesco soltanto a captare qualche parola.

Mi avvicino di più,senza dare troppo nell'occhio,ma proprio quando inizio a sentire meglio,vedo sul pavimento un'ombra che si avvicina,cosi decido di allontanarmi.

-Ah,Ilse! proprio lei stavo cercando,venga qui per favore- la voce del signor Franz,il medico,riecheggia in tutto il corridoio.

A differenza degli altri medici che c'erano prima e che ora sono nei campi militari o sulle navi,lui seppur anziano,ha la forza e lo spirito di un giovane.

Ama immensamente il suo lavoro e noi infermiere non siamo mai sottovalutate,crede fermamente nelle nostre potenzialità.

-mi dica pure- rispondo, mostrandogli un sorriso sincero
-Il maggiore- dice,indicando l'uomo che gli sta accanto
-vorrebbe sapere quanti posti letto abbiamo ancora disponibili- fisso per qualche secondo il medico e poi il maggiore,che sta dritto nella sua uniforme,mostrando un' aria di superiorità.

Ogni uniforme,ogni uomo che la indossa,per me è un pericolo,strano detto da una persona che le vede ogni giorno,ma quello che faccio,lo faccio soltanto per me stessa,perché non posso vivere con l'idea di non fare nulla e sprecare il mio tempo,soprattutto in momenti come questi.

Forse salvo le vite di persone sbagliate,forse dovrei salvare le vite dei nemici,forse loro lo meritano.

So che quello per cui lottiamo non è giusto, è abominevole ed è proprio per questo che ho abbandonato la mia famiglia.

-Quindi,signorina?- il maggiore mi distrae dai miei pensieri,lo sto ancora guardando.
Immediatamente volto lo sguardo verso la camerata sulla mia destra,osservo attentamente i letti e poi mi rendo conto che abbiamo soltanto due letti liberi,due letti su 50 posti.

- soltanto due-
Franz mi guarda,capendo la gravità del problema in cui ci troviamo.

Il maggiore guarda con un volto sbigottito il medico.

Probabilmente ora manderà tutti quelli che possono imbracciare un fucile,al fronte.

-Bene,ci è stato riferito che in questi giorni arriveranno altri due treni. Come immagino sappiate,i posti che avete sono troppo pochi e non bastano per tutti. Per questo,domani verrò personalmente e con lei e la signorina sceglieremo coloro che sono idonei.- 'sceglieremo',ormai le persone sono trattate come merce.

Il dottor Franz sembra essere favorevole,d'altronde lui non ha molta voce in capitolo.

Prima di allontanarsi si salutano entrambi,facendo il saluto nazista.
Il maggiore si sistema il cappello e subito dopo scende giù per le scale.

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Ciao a tutti :) allora,questa è la mia prima storia e visto che è anche il primo capitolo,mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate :) mi farebbe molto piacere se me lo scriveste nei commenti. A presto!
XX lidia .

Eisblume •1 | COMPLETATA |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora