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Ricordo a tutti che i contenuti della mia storia sono totalmente ideati da me e gradirei che non venissero riutilizzati. Ora vi lascio alla lettura, xoxo Lidia.
//Ziegler
19.03.1942
Non avrei mai dovuto lasciarvi andare,qui le cose non vanno per niente bene. Oggi è venuto un soldato,non l'avevo mai visto prima,ma era qui per quel motivo. Io non posso,non posso Ziegler,la prego di aiutarmi e di farlo in fretta,non so per quanto ancora riuscirò a difendermi,qui le persone sono come sotto un orrendo incantesimo,tutti seguono quello che gli viene detto,tutti tranne me e ho paura che presto le altre donne,oltre Frau Stein se ne accorgano. Spero che qualcuno sia riuscito a recapitarvi questa lettera,non scrivetemi mai,se riuscirò lo farò io. Sono in pericolo e voi,seppur l'ultima persona a cui avrei chiesto aiuto,ora siete l'unico.
Ilse.
Metto una mano tra i capelli,questa situazione è un dannatissimo disastro. Io voglio aiutarla,ma allo stesso tempo non voglio che al suo ritorno suo padre diventi ancora più furioso e la mandi da qualche altra parte,non lo tollererei.
Scrivo immediatamente una lettera di risposta,devo spiegarle il modo che ho trovato per prendere tempo,mentre Adelheid escogita qualcosa per tirarla fuori.
Busso alla porta di Hoffmann ed entro. Come al solito se ne sta seduto alla sua scrivania.
"Non ho molto tempo da perdere,si sbrighi."-non mi rivolge nemmeno lo sguardo.
Resto fermo,davanti a lui.
"Kurt mi ha riferito che ha ricevuto una telefonata l'altra sera,ma non essendo in ufficio ha risposto lui.- é l'unica scusa plausibile che sono riuscito a trovare. Mi fissa,riducendo gli occhi a due fessure - Chiamavano da un centro,credo che la questione riguardi vostra figlia."- lo vedo girare il capo dall'altro lato,poi prende quello che ha sulla scrivania e inizia a cacciarlo alla rinfusa nei vari cassetti.
"Grazie per avermelo riferito,ma dica a Kurt che quando non ci sono,nessuno e dico nessuno deve rispondere al telefono,intesi?"-faccio un cenno con il capo.
"Devo andare,lei venga con me."- ecco dove volevo arrivare,essere il suo braccio destro ha i suoi benefici.
Arriviamo davanti alla scalinata che porta verso l'interno,alcune donne sono fuori e fanno giocare i bambini piccoli che corrono per tutto il cortile,vederli mi ricorda a quale scopo lei è qui.
"Mi segua Ziegler,non abbiamo tutto il giorno."
Quando entriamo,le donne in salotto interrompono quello che stavano facendo fino a qualche secondo fa,ci fissano e poi si voltano verso quella donna,Frau Stein.
"A cosa devo questa sua visita Herr Hoffmann?"- dice,scendendo le scale come fosse una regina,con estrema calma.
lo precedo,prima che possa far saltare tutto il mio piano.
"Gli ho riferito che avevate telefonato a causa della signorina Ilse e così è voluto venire a verificare di persona."- la donna acconsente con il capo.
"Si,effettivamente ci sono stati dei problemi,ma forse è meglio se ne discutiamo nel mio ufficio."
La stanza è piccola e molto ordinata,l'odore è orrendo,sa di carta da parati troppo vecchia e di naftalina.
Hoffmann comincia a parlare di quanto sia imprudente e stupida sua figlia,in tutto il discorso non fa nemmeno un accenno al lavoro di Ilse o a quello che ha studiato.
Frau Stein invece,siede composta,con la schiena dritta e i polsi appoggiati sulla scrivania.
Il completo marrone le conferisce un'aria più autoritaria e severa del solito.
I capelli sono come sempre,legati in un acconciatura semplice,ma ordinata.
"Il dottor Meyer dopo il recente fatto,ha valutato molto attentamente la cartella di sua figlia. É arrivato alla conclusione che forse sarebbe meglio escluderla dal programma,tra l'altro lei non ne vuole sentire di venirci incontro."- spiega lentamente,forse anche un po' in imbarazzo,visto lo sguardo indagatore dell'uomo che si ritrova davanti.
"Questa è una sciocchezza! Le avete mai presentato qualcuno? Avete mai provato ad incoraggiarla?"- Hoffmann comincia a perdere la calma,sbatte un pugno sul legno.
"Proprio oggi c'è stato un soldato,ma lei non ne ha voluto sapere nulla,é corsa immediatamente via. E poi,stamattina,avendo notato che non rivolge il saluto e non ringrazia il Führer,ho deciso di iniziare a farle leggere Mein Kampf."
Hoffmann si alza in piedi.
"Lei crede che io non abbia saputo educare mia figlia? -si ferma-Mi creda,ci ho provato,ma se spera che un libro le possa fare cambiare idea,allora ha sbagliato persona,con lei è necessario usare il pugno di ferro!"
La donna è evidentemente confusa,non sa come rispondere a tali commenti.
Vedendo che la situazione comincia a diventare un po' incontrollata,decido di lasciarli da soli,devo dare la lettera ad Ilse.
Cammino per i corridoi,apro porte a caso,senza mai trovarla. Poi decido di uscire fuori in cortile,chiedo a diverse ragazze,ma nessuno sembra averla vista.
Quando svolto l'angolo che porta al giardino sul retro,trovo una bambina seduta sull'erba,in mano tiene una bambola e la vedo chiacchierare con la ragazza che le sta affianco,Ilse.
In un primo momento sembra non riconoscermi,data la direzione da cui viene il sole,ma poi quando mi guarda meglio,si alza in piedi e mi rivolge un sorriso.
"Siete qui."- dice,continuando a sorridere,la bambina alza lo sguardo su noi due.
"Ho ricevuto la vostra lettera."- parlo a bassa voce,per non farmi sentire.
Il vento le scompiglia i capelli,in fretta prende una ciocca e la porta dietro l'orecchio.
"Qui c'è la mia risposta"- prendo la busta dall'interno della giacca e gliela porgo.
"Ilse,mi aiuti? Non riesco più a toglierle il vestitino."- la bambina le tira un lembo della divisa della clinica.
Lei rivolge un sorriso alla bambina e glielo sistema. Tutta contenta,la piccola torna a giocare.
Prende la busta e l'infila nella tasca. É triste,si vede che non si aspettava questo. So che cosa si aspettava da me,ma ancora non ci sono riuscito,gliel'ho promesso e giuro che la tirerò fuori di qui.
"Grazie."- è tutto quello che dice,torna a sedersi sul prato e a giocare con la bambina.
Non mi guarda,non mi rivolge la parola,fa finta che io non esista.
"Ilse si alzi,le devo parlare."- non mi ascolta ,continua ad evitarmi.
Lo ripeto ancora e ancora,fino a quando,esasperato la tiro su per un braccio e la porto lontano dalla bambina."Si può sapere che cosa vi prende? Sono qui,vi ho portato delle risposte e non vi degnate nemmeno di rivolgermi la parola?Per caso non vi fidate?"- la guardo negli occhi,sono chiari,ma a differenza della felicità che dovrebbero trasmettere,io riesco solo a vederci tanto dolore e tristezza.
"Quando sarò fuori di qui,forse soltanto allora comincerò a fidarmi un po' di voi."- strattona il suo braccio dalla mia presa e torna da quella bambina.
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Che farà il padre di Ilse?
Xoxo,Lidia.
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Eisblume •1 | COMPLETATA |
Historical Fiction1942. Una storia di guerra,amore e resistenza. Ilse ha ventidue anni ed è un'infermiera dell'esercito tedesco. É cresciuta in una famiglia della borghesia berlinese,dove il comportamento e l'educazione sono sempre venuti prima dell'affetto. Un gior...