Trentanove

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Una felicità che sprona a cambiare, a fare del proprio meglio per guarire e tornare a vivere.

Per riprendere in mano la propria vita e farla tornare a splendere completamente.

Come quelle stelle che brillano nel cielo nonostante il buio.


«Certo che sei un asso a farci preoccupare, eh?» chiede Luke ridendo, aumentando l'ilarità che, quel giorno, riempie quella camera d'ospedale in cui i presenti non hanno fatto altro che alternarsi nelle visite negli ultimi sei giorni.

«Credo sia la sua specialità.» aggiunge Madison che, seduta sulle gambe del biondo, cerca di nascondere gli occhi lucidi per ciò che è successo e che ha portato sollievo a tutti non appena hanno saputo la notizia qualche ora prima.

«Mi dispiace, sul serio.» risponde Calum, sincero, passandosi stancamente una mano tra i capelli, mentre cerca di combattere contro il proprio corpo ancora provato dalle medicine che ha assunto durante il periodo in cui è rimasto in coma farmacologico; mentre cerca, soprattutto, di restare con gli occhi aperti ancora per un po'.

Joy gli si avvicina e gli accarezza piano il viso, piano, quasi avesse paura di fargli male, con la stessa delicatezza che solo una madre potrebbe avere. «Non preoccuparti tesoro, l'importante è che ora tu stia bene.»

«E che prenda in considerazione il consiglio del dottore.» aggiunge David, dando una lieve pacca sulla spalla del figlio, a cui il ragazzo risponde con un sorriso stanco, provato, ma finalmente privo dell'ombra che, a causa della sua dipendenza, aveva iniziato ad essere sempre meno luminoso, fino a spegnersi.

«Lo farò, non preoccuparti.» concorda, per poi salutare i suoi. In fondo, sa quanto abbiano bisogno di uscire un attimo da quel posto, per riprendersi del tutto e per stare più tranquilli.

E intanto, mentre li osserva uscire, non riesce a smettere di pensare a ciò che è successo qualche ora prima.

A quando, dopo aver sentito delle voci non lontane da lui, era riuscito ad aprire gli occhi dopo quasi una settimana di coma, ritrovandosi davanti i genitori in compagnia del dottore, con un sorriso addosso che niente e nessuno avrebbe potuto mandar via dalle loro labbra. Un sorriso che aveva fatto capire a Calum di avercela fatta, di esserci riuscito sul serio; che gli aveva fatto capire di essere finalmente libero dai propri demoni.

E mentre il dottore lo aveva visitato velocemente – per controllare soprattutto se la disintossicazione fosse andata bene – il ragazzo non aveva fatto altro che sorridere, stanco ma felice, nel sentire dentro di sé un qualcosa che non provava più da tempo: una sensazione impossibile da descrivere, che gli accarezzava ogni cellula portandole sollievo; una sensazione talmente intensa e semplice da mozzargli il respiro, impedendogli di parlare, di riordinare i pochi pensieri che avevano iniziato ad affacciarsi nella sua mente.

«Non hai niente di cui preoccuparti, Calum.» gli aveva detto il medico una volta finito, riportandolo alla realtà. «Tutti i parametri sono nella norma e anche gli ultimi esami hanno dato esiti positivi, solo che...»

Si era fermato un attimo, insicuro sul da farsi, per poi voltarsi verso i signori Hood, che avevano annuito sicuri.

«Ne ho parlato con i tuoi genitori e credo che passare qualche mese in un centro di recupero non sarebbe una cattiva idea. Potrebbe darti un grande aiuto, a livello emotivo e psicologico. Perché sono sicuro che tu non abbia iniziato a drogarti perché volevi provare qualcosa di nuovo.»

A quella novità, a quella possibilità inaspettata, Calum era rimasto in silenzio, incapace di far uscire le parole che sentiva sulla punta della lingua. A malapena era riuscito ad annuire per confermare la tesi del dottore, senza però aggiungere ulteriori spiegazioni. Ma non aveva saputo rispondere a quella proposta che, forse, avrebbe potuto davvero aiutarlo a chiudere definitivamente i ponti col passato.

Burn with you || c.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora