Otto

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E c'è anche chi, invece, vuole distruggere i muri delle persone che gli stanno a cuore.

Non per far loro del male, non per renderle preda del dolore.

Vuole distruggerli per aiutarle a superare tutto, per farle tornare a vivere.


La sala d'aspetto è piena di gente, come al solito: persone anziane che aspettano di fare i soliti controlli; genitori che cercano di far stare tranquilli i propri figli; adulti da soli dall'aria troppo preoccupata che suggerisce così tante cose da far girare la testa per la confusione; giovani coppie in dolce attesa. C'è davvero il mondo all'ospedale, uno dei pochi posti dove tutti sono allo stesso pari. O almeno – a detta sua – dovrebbero esserlo, dato che la salute è un diritto per chiunque e non solo perché può permetterselo con il denaro.

Lui però non ci si ferma, non sta cercando un posto dove potersi sedere, non può e non deve aspettare. Ha bisogno di trovare una persona, il prima possibile, per questo sta percorrendo quasi di corsa i corridoi dell'ospedale, cercando di non dare nell'occhio. Deve sempre fare in fretta, ogni volta che va lì, per non essere visto, perché non gli vengano poi fatte domande troppo scomode, perché non salti tutto. Perché quella è la sua unica garanzia e, se la perde, può benissimo dire addio a tutto il resto.

Continua a camminare, e intanto il cuore gli pompa nel petto sempre più velocemente, quasi volesse uscirne per non tornarci più, per poter vivere finalmente lontano dal buio che lo riempire. E pure Calum vorrebbe che fosse così, vorrebbe tanto poterlo rendere libero da tutto. Però... È soltanto un sogno irraggiungibile, una speranza destinata a morire; ed entrambi lo sanno troppo bene.

Sospira stanco e passa velocemente davanti a quella camera in cui mai potrebbe mettere piede. Sa chi c'è lì dentro, sa anche il perché. Un brivido gli percorre la schiena e infierisce su quelle ferite ancora aperte che gravano sul suo cuore; le fa diventare più profonde, insostenibili, troppo pesanti da portare da solo. Lui, che vorrebbe semplicemente riavvolgere il nastro per non vivere più quell'inferno; per cambiare le cose; per evitare tutto quanto. Lui, che sa di non meritare di stare con la persona ricoverata in quella camera; non merita neppure di parlargli, neppure per un secondo. Perché, dopotutto, è colpa sua, per ogni cosa che è successa, e sa che non sarebbe in grado di reggere quegli occhi così simili ai suoi; sa che non potrà mai essere forte abbastanza per affrontare quella persona che gli manca più di ogni altra cosa al mondo. Quella persona di cui riesce ad intravedere a malapena solo la parte scoperta del braccio attraverso le veneziane quasi del tutto abbassate, che non permettono di far vedere ad occhi indiscreti chi c'è dall'altra parte del vetro.

Però Calum sa chi c'è dietro a quella finestra. Non ha bisogno di vedere, mentre il cuore continua ad andargli in pezzi, a far male, a pregarlo di far cessare tutto il dolore; quel dolore che nessuno è riuscito a curare e che sembra essere invincibile, su ogni fronte.

Volta lo sguardo immediatamente; passando oltre quella stanza che vorrebbe tanto non essere costretto a vedere tutte le volte che va lì; con il cuore gonfio di frustrazione e gli occhi troppo lucidi perché gli permettano di vedere bene dove stia andando. Deve fermarsi, ha bisogno di rimettere un attimo in ordine le idee, ha bisogno di calmarsi.

Svolta a sinistra, in un corridoio poco trafficato, meno illuminato rispetto a quello principale, con le porte delle varie camere tutte chiuse, probabilmente perché vuote o perché i ricoverati stanno riposando. Sospira e si passa stancamente una mano tra i capelli, lasciando che la schiena si poggi al muro, perché le sue gambe non sono più in grado di sorreggerlo da sole.

Burn with you || c.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora