Quattordici

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Però poi ci sono quelle persone che sanno mettere a tacere tutto quanto.

Quelle persone che passo dopo passo, entrano lentamente dentro al cuore per non lasciarlo mai più.

Quelle persone che si rivelano essere la medicina migliore di tutte.


Quel giorno, la lezione di letteratura inglese si sta svolgendo nel silenzio più assoluto da quella che ormai è una mezz'ora buona. È sempre così con Mrs Hathaway. Quella donna riesce ad attirare chiunque ha davanti ogni volta che parla della sua materia. Ha un modo di spiegare che incanta e che fa tenere attento anche lo studente più menefreghista. Sa fare il sul lavoro. O almeno, così si ritrova sempre a pensare Letizia. E le occhiate che lancia ai suoi compagni per trovare conferma non fanno altro che dimostrarle di avere ragione.

Alla mora piace seguire quelle lezioni, non solo perché parlano dei libri che lei adora. Le piacciono soprattutto perché fanno parte di quei momenti durante cui può scrivere e dare libero sfogo a ciò che ha dentro. Poter mettere su carta i suoi pensieri e liberarsi per un po' dalle sue catene; poter creare mondi paralleli, poter parlare di personaggi che prendono forma da ciò che la sua mente crea; far vivere loro quello che lei sogna ma che forse non si avvererà mai. Tutto ciò la aiuta a mettere ordine in quell'uragano di pensieri che ha dentro, la aiuta a rilassarsi, a vedere il modo con occhio meno triste, meno pervaso da quel senso di sconfitta che non le lascia scampo.

Ed è mentre l'insegnante parla della figura di Pip di Grandi speranze di Dickens; che Letizia si ritrova a pensare a tutti quei quaderni custoditi segretamente nei suoi cassetti, pieni di storie abbozzate e mai finite, pieni di poesie scritte di getto, pieni di tutto ciò che ha dentro e che a voce non è mai riuscita ad esprimere nel modo giusto.

La scrittura è la sua via d'uscita, a cui mai potrebbe rinunciare. È ciò che le dà la forza per restare in piedi nonostante i colpi della vita. La tiene ancorata a terra e non le permetti di arrendersi. È il modo migliore per mostrare se stessa, senza muri a dividerla da tutto il resto.

Ed è ciò che sta facendo proprio in quel momento. Sta lasciando campo libero alla sua mente e alla sua mano. Abbozza quella storia a cui ormai sta pensando da parecchio tempo e che sente vicina come mai nessun'altra di quelle rimaste incompiute nei suoi quaderni. Perché quella storia ha qualcosa di diverso, qualcosa che Letizia sente dentro e che in qualche modo la sprona a continuare, a fare almeno una cosa giusta nella sua vita.

Ed è mentre sta cercando di caratterizzare il personaggio maschile, che si ritrova un biglietto sulla pagina bianca. Letizia. Solo il suo nome c'è scritto sopra, in una calligrafia che la mora non conosce. Incuriosita, lo legge.


Mi spieghi cosa ci trovi di così interessante nel stare piegata su un foglio a fare chissà cosa? Sono ore che cerco di chiacchierare con te ma tu non alzi mai la testa e sono costretto a ripiegare su uno stupido bigliettino.

A proposito, sono Cal e per la cronaca sono seduto alla tua sinistra, se mai vorrai degnarmi della tua attenzione.


E si ritrova a sorridere divertita, mentre risponde velocemente. Poi dà il biglietto al moro, sorridendogli.

Lui sorride a sua volta. Lui, che non ha mai spostato gli occhi dal viso della mora, con il cuore che non riesce a smettere di batterle forte dentro al petto, quasi volesse prendere tutto l'ossigeno rimastole nei polmoni.

Burn with you || c.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora