Trentotto

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Una vita che, all'improvviso, dopo il dolore, regala la felicità più grande di tutte.

Una felicità nata dall'amore, senza confini, impossibile da contenere o capire fino in fondo.

Una felicità duratura, capace di sanare ogni ferita, di cancellare ogni errore.


Quel sabato mattina, la sveglia suona troppo presto, strappandola all'improvviso dalle poche ore di sonno che, quella notte, si era conquistata a fatica. Perché non riusciva a smettere di pensare a Calum, a come stesse, a cosa avrebbero fatto insieme una volta che lui sarebbe svegliato; non riusciva ad allontanare il cuore dal moro, come se quello strano organo che funziona completamente a modo proprio, stesse aspettando il risveglio del ragazzo per tornare a battere regolarmente. Perché soltanto Calum ha un potere simile su di lei.

Senza aprire gli occhi, tasta piano il comodino accanto al letto e spegne la sveglia, lasciando che il tepore del sonno la accarezzi ancora un po', cullandola, rilassandole i muscoli costantemente tesi a causa della preoccupazione che ancora non riesce a mandare via del tutto.

Perché è da tre giorni che Calum è all'ospedale, in coma farmacologico, per superare meglio gli effetti dell'astinenza, per ripulirsi completamente senza provare troppo dolore. Tre giorni che, per lei, sono stati costellati da picchi d'ansia improvvisi, subito cancellati dalla speranza sempre più forte che sente crescerle dentro ad ogni ora. Tre giorni in cui è sempre andata in ospedale per il moro, non appena finiva le lezioni all'università; e ogni volta le è sembrato strano. Perché quelle visite le hanno ricordato tanto i pomeriggi passati in compagnia di quel ragazzo che, col tempo, è diventato il suo migliore amico, una delle persone a cui tiene più della sua stessa vita.

E Letizia sa che, se non fosse stato per Michael, avrebbe potuto perdere il controllo in quegli ultimi giorni, a causa dello stress che fa sempre più fatica a gestire.

Giorni in cui, allo stesso tempo, i due amici hanno avuto modo di chiarire il perché Michael non le avesse mai raccontato niente di Calum, della loro amicizia, del loro passato in comune, del fatto che Rachel avesse avuto un posto così tremendamente importante nella vita di entrambi: era spaventato, lui, della piega che avrebbe potuto prendere tutto quanto; non voleva che vecchie ferite si riaprissero, né che troppe persone soffrissero ulteriormente.

«Non sarei stato comunque tenuto a parlartene.» aveva concluso. «Calum è il tuo ragazzo, non il mio. Non potevo non rispettare il suo voler trovare il momento giusto per parlartene a cuore aperto.»

«Neppure se questo avesse significato aspettare quasi un anno?» aveva chiesto; il maggiore aveva annuito.

E la mora si era ritrovata a capirlo, a stringerlo forte, ad abbracciarlo come non faceva da tempo. Perché, semplicemente, non era riuscita a contenere la felicità immensa che aveva provato nel sapere che la sua vita e quella di Calum erano – e saranno sempre – costellate da persone uniche e preziose, che li amano oltre ogni limite e che farebbero letteralmente qualsiasi cosa pur di farli stare bene, pur di vederli sorridere.

Al ricordo del suo migliore amico, Letizia si ritrova a sorridere, mentre si alza pigramente dal letto e apre la finestra, lasciando che gli occhi ancora socchiusi si gustino il panorama di quella fredda mattina di fine agosto. E deve proprio ammetterlo: Sydney, la sua città, la sua capitale, non le è mai sembrata più bella di quel momento, con la foschia lieve sopra i tetti delle case e alcuni lampioni ancora accesi per le strade, mentre le altre persone pian piano iniziano a svegliarsi e a vivere una nuova giornata.

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