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Theo

Corro per i corridoi spogli e pallidi dell'ospedale, vedendo passare dottori con camici bianchi, lunghi fino al ginocchio, e mi chiedo dove sia la stanza di mia madre. Ho ancora lo zaino della scuola sulle spalle, e gli occhi stanchi, ma la paura di sapere se mia madre sta bene, oppure no è ancora più grande della stanchezza. Ho paura. Si è ammalata di cancro troppo presto. La malattia poteva anche aspettare. Ma tanto so che questo pensiero è inutile, non si può dire a un antagonista di andarsene via dalla fiaba, se no il racconto non avrebbe senso. Il mio racconto.  Quello della mia vita. Se andasse tutto liscio, la vita non andrebbe assaporata come si deve. Fa male, ma non puoi fare niente. Puoi solo stare a guardare, mentre il dolore che provi ti divora, ma nello stesso tempo ti da forza.

Come il dolore che sto provando adesso, in questo esatto momento, entrando nella  stanzetta che hanno dato a mia madre, per le cure del cancro. I miei nonni, stanno vicino a mia madre, e le stringono la mano fragile, e priva di forze. I medici discutono tra di loro. Un medico scuote la testa, versando una piccola lacrima. Mio padre non c'è. Lui non c'è mai quando serve. Mia madre, sua moglie, o meglio, la sua ex-moglie sta male. E lui non c'è. Non ho le parole per descrivere l'odio che provo nei suoi confronti adesso.

Ma ora mi interessa solo di ma madre, che sta per andarsene. Mi  bruciano subito gli occhi per le lacrime, quando vedo il suo volto pallido, e gli occhi stanche di combattere. Mi avvicino, e lei mi chiama, con un filo di voce.

<Mamma! Non andartene! Ti prego, ho bisogno di te mamma!> non posso crederci che se ne sta per andare, lei. Proprio lei doveva andarsene?

<Tesoro, ascoltami, ti prego. Non piangere. Ascoltami. Ti voglio bene. Sei la mia vita, tesoro. La mia speranza, fino ad ora. Ricordati una cosa: comportati bene. Sii leale, ma mantieni ed onesto le tue idee. Non lasciare mai che qualcuno ti metta i piedi in testa. Rimani te stesso, perché sei un bambino speciale, lo sanno tutti, ma alcune persone non lo capiranno mai, e faranno di tutto per sporcare la tua personalità. Mantieni la tua dignità. Non buttarla mai. MAI.> dice quest'ultime parole, con difficoltà, consumando i suoi ultimi respiri. Intanto cerco di non piangere. Trattengo le lacrime, battendo velocemente le palpebre. O almeno ci provo.

In un momento di silenzio, in cui si sentono solo le lacrime dei miei nonni, un bip acuto e pacato che dura circa cinque secondi. Un rumore che mette fine ad una vita. Che annuncia che ha finito il suo tempo.

Sto per scoppiare, per le lacrime che sto contenendo. Non ce la faccio più. Mi giro, e corro verso l'uscita. Vado a sbattere contro una persona. Mio padre. Avrei voluto dirgliene molte. Troppe, per l'esattezza. Vorrei dirgli che è stato un bastardo e un codardo, ad abbandonarla, proprio in questo momento. Oppure, che lui non meritava una donna così, e che la prossima volta farà meglio ad aggiudicarsi una sgualdrina, se proprio non ci tiene ad una relazione fissa.

Ma non faccio niente.

Mi sento debole. Sono solo un bambino di 11 anni, che frequenta la prima media. Non posso fare niente di chè.  

Mi limito a guardarlo dritto negli occhi pieni di lacrime, misti all' odio.

<Theo, aspetta!>  mi richiama il bastardo che chiamo padre. Corro subito fuori, faccio fracasso per i corridoi. Vado a sbattere contro le persone, ma non mi importa. Voglio solo scappare, nascondermi, da quello che è successo. Nascondermi da tutti o da nessuno. Scappare da qualche parte, ma non sapere dove. Sono impaurito da tutto ciò che mi circonda, e non capisco più niente.

Lo sapevo. Lo sapevo appena ha finito di citare il suo discorso, che non sarei mai riuscito a mantenerlo. Non sarei potuto essere, come mia madre mi ha descritto, durante le sue ultime parole. Non capisco più niente. Continuo a correre, Ma i corridoi dell'ospedale sembrano un labirinto.

Strange love - Malia&TheoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora