CAPITOLO TRENTASETTE

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TRENTASETTE | ANDARSENE CON UN'ANIMA INFRANTA

Arabella si trovava in mezzo al campo. Elena era morta e Klaus era stato portato via da Elijah; aveva salvato Klaus dalla morte certa. Arabella osservò il corpo di Elena in confusione. Qualcosa le stava assillando la mente. Qualcosa che le diceva che uccidere Elena non era giusto. Arabella aveva una guerra nella sua testa. Idee la stava spingendo in ogni direzione, rendendo le cose all'interno mescolate e confuse. Tutto quello con cui lei era stata cresciuta era in contrasto che con quello che stava provando in quel momento, che non era molto. Gli occhi di Arabella erano sul corpo senza vita di Elena. Stava aspettando che Stefan si svegliasse (aveva rotto il suo collo un'altra volta perché stava diventando troppo rumoroso) così che portasse via il corpo di Elena. Era buio e si sentì un ululato distante. La luna piena faceva apparire il corpo di Elena  come se fosse stata un angelo, pronta a sollevarsi  e a posizionarsi davanti ad Arabella con un'aureola e ali. Arabella si imbronciò mentre studiava il corpo di Elena. Sembrava perfetto, tranne per le due ferite da puntura. Arabella non era più capace di sentire l'odore di Elena e il suo continuo battito si era fermato da molto.

" Elena Gilbert è morta," Arabella mormorò tra sé e sé. Le parole non sembravano giuste sulla sua lingua." Morta. Morte. Morente. Elena morta." Arabella continuò a ripetere quelle parole in ordini diversi. La biondo-ramata era completamente confusa su quello che stava succedendo nel suo cervello. Stava diventando delirante; non sarebbe stata la prima volta.

Arabella non era capace di affrontare la perdita di qualcuno importante. Elena Gilbert era importante nella sua vita e ora se ne era andata. Arabella aveva aiutato ad uccidere una ragazza fantastica. Era un'assassina. Aveva aiutato il suo crudele fratello ad uccidere una ragazza straordinaria. Le vite  di ogni singola persona che aveva ucciso ritornarono a lei come una cascata, le sue dolci onde confluivano nella mente di Arabella.

Il petto di Arabella si scosse e lei provò  un  dolore acuto nel suo cuore. Si strinse stretto il petto, inginocchiandosi in preda al dolore. Piccoli lamenti uscivano dalla sua bocca. Non capiva cosa le stava succedendo. Nessuno l'aveva attaccata, tutto quello che stava provando non proveniva da una lama o da un paletto. Questo doveva essere per forza emotivo.

Arabella sentì del bagnato sulle sue guance. Poteva sentire la pioggerellina scivolare lungo il suo volto. Arabella stava piangendo. Non si ricordava l'ultima volta che aveva pianto. Arabella urlò. Si alzò e staccò un ramo, lanciando i pezzi di legno dovunque. Tutto la stava colpendo in un istante.

Schegge di legno colpirono il volto di Arabella, facendo comparire dei graffi ovunque sul suo corpo. Ad Arabella, però, non importava. Il dolore era piacevole, era tonificante. Il grido di Arabella risuonò attraverso la foresta mentre colpiva un albero innumerevoli volte. I suoi pugni erano diventati sanguinolenti e lividi stavano cominciando a formarsi. A lei non importava. Calciò, tirò pugni, strattonò, fece a pezzi un albero fino a che non ne rimase solo un ceppo. I respiri pesanti di Arabella erano, ora, l'unica cosa che si poteva sentire.

Arabella si sdraiò per terra, i suoi capelli biondo-ramati facevano contrasto contro le foglie scure. Alzò lo sguardo verso il cielo di mezzanotte, un piccolo grido di frustrazione uscì dalla sua bocca. Arabella poteva sentire le sue emozioni ritornare. Fu come se un'onda di rabbia, dolore, rimorso e perdita l'avesse colpita tutta insieme. Un treno di emozioni si schiantò contro il suo cranio, facendola sentire colpevole per tutti i peccati che aveva commesso. Si sentiva sporca e disgustosa. Niente le sembrava giusto per se stessa. Voleva grattare via tutte le cose cattive che aveva fatto e ricominciare completamente nuova.

Arabella emise un altro urlo. Voleva strapparsi i capelli mentre la rabbia contro se stessa cresceva. Rebekah aveva avuto ragione, spengere le sue emozioni aveva fatto schifo. Tutto dell'umanità era il meglio per Arabella, persino i difetti. Arabella si odiava per essersi abbassata così tanto da spengerli. Odiava il retrogusto. Spengere la sua umanità aveva un sapore agrodolce, era bello per un momento fino alla fine quando sentì come se stesse per vomitare per colpa del sapore disgustoso.

" È morta," Arabella mormorò, dolore nella sua voce." I-io l'ho uccisa, perché l'ho fatto ?" Arabella non aveva notato Elena che veniva presa e portata via. Stefan guardò Arabella  con pietà  prima di andarsene.

Arabella avvertì ogni emozione circondarla, una coperta di sentimenti. Le lacrime di Arabella colpirono il terreno e lei non smise di piangere  fino a quando un'altra realizzazione le apparve.

" Damon."

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Arabella arrivò a casa dei Salvatore in una questione di minuti. Entrò attraverso il portone e corse verso la sua camera. Aprì di schianto la porta, facendo alzare lo sguardo a Damon ed a Elena per il rumore. Gli occhi di Elena si indurirono quando vide Arabella, ma notò i segni delle lacrime sul suo bel volto. Elena si ammorbidì, sapendo cosa era successo. Elena si alzò e abbracciò forte Arabella.

" C-come ma..." Arabella balbettò. Fissava Elena incredula. Era grata che Elena fosse (in qualche modo) viva, ma come ? Che accordo aveva fatto Elena ? Chi l'aveva protetta ?

" Lo spiegherò dopo," Elena disse a bassa voce. Si allontanò e fece un cenno alla biondo-ramata di porgere i suoi addii. Arabella si avvicinò e si sedette leggermente sul letto. Esaminò Damon. I suoi occhi blu erano spenti, sudore copriva il suo volto e la sua carnagione era diventata pallida. Sarebbe potuto essere un fantasma.

" Oh mio ..." Arabella sussurrò in modo appena percettibile." Mi dispiace."

Damon la guardò." Sei qui per prendermi in giro ?"

Arabella sorrise in pena,"No. Sono qui per dire addio." Arabella aprì la sua lettera nella tasca della sua giacca di jeans. La pergamena era sbiadita, ma Arabella aveva poche parole da dire al suo quasi amante.

" Caro Damon,

Io ti ho amato. Te sei stato il solo. Innumerevoli storie non potrebbero farmi provare quello che  ho provato per un solo uomo. Tu mi hai fatto dono di questa sconosciuta idea d'amore, di questa passione. Mi pento di essermi avvicinata a te. Odio il modo in cui te mi hai reso così debole tanto che ti sto scrivendo una lettera d'amore dopo che me ne sono andata. Sono una ragazza fragile, che ha un cuore rotto.

Ma non più. Ti ho amato. Ora ti odio.

Sinceramente,

Arabella."

Damon guardò in shock Arabella. Non si aspettava una lettera. Un bacio e forse un po' di pianto; non aveva mai saputo quanto fosse importante per lei.

" Ma, la scrissi nel 1864. Questa è la mia nuova lettera." Arabella disse. Si schiarì la gola. 

" Caro Damon, 

Io ti amo. Ip ti amo, io ti amo, io ti amo. Potrei dirlo un migliaio di volte e mai stancarmi delle stesse tre parole . Te sei stato il mio vero amore. Nei miei mille anni su questa terra, nulla avrebbe potuto essere paragonato a te. Nessun altro uomo mi avrebbe potuto soddisfare come hai fatto te. Il nostro amore è stato complicato e incasinato, ma è stato vero . È stato fantastico. È stato qualcosa che io non incontrerò mai più. Ho rovinato tutto, ma l'hai fatto anche te. Anche se te, forse, non mi ami come io amo te, almeno c'è stato qualcosa. Non mi pento di averti incontrato, non mi pento di niente che abbia a che fare con te tranne per gli errori che ho sperato con tutto il cuore di poter riprendere. Io ti amo, Damon Salvatore. L'ho sempre fatto e lo farò per sempre.

Con amore, 

Arabella."

Damon sorrise, respingendo le sue lacrime. Arabella, tuttavia, ne lasciò scivolare una. Damon stese il braccio per asciugarla, ma Arabella gli prese la mano. Si avvicinò per baciarlo, scontrando le sue labbra con le sua. Il bacio fu pieno di desiderio e amore. Ci fu una passione innegabile e Arabella sapeva che lui stava mettendo tanto impegno nel bacio quanto lei. Godette del dolce momento, perché proprio quando lei si allontanò, era sparita.



Sorella,Sorella ► Damon SalvatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora