2. Eric

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Arrivati a casa di Robert, Zoé si fionda verso il bancone degli alcolici.
La casa è stracolma di ragazze, mi tocca sceglierne qualcuna come preda ed il gioco è fatto. Tra le tante il mio sguardo si posa su Margaux, il sogno proibito del mio migliore amico, e un sorriso malizioso mi sfugge sul viso. Afferro il telefono e le faccio una foto per mandarla al povero malato Tristan.

IO: c'è la tua dea. Ti dispiace se ci provo? Stasera, non so se hai notato dalla foto, è davvero sexy.

TRISTAN: bastardo. Non hai detto che non era il tuo tipo? Comunque fa quello che vuoi. Non è per niente una ragazza facile. Dubito che tu possa riuscire ad avvicinarti a lei.

IO: scommettiamo?

TRISTAN: se riesci ad ottenere un appuntamento, ti offro un aperitivo a Le Crystal.

IO: affare fatto!

Poso il telefono in tasca e mi avvicino a lei con uno dei miei più sensuali sorrisi.
Margaux mi sorride a sua volta e mi raggiunge.
«Tu devi essere Margaux», esclamo.
«Si, e tu devi essere il più sexy della famiglia Morel», sussurra al mio orecchio maliziosa.
Non avevo mai notato i suoi occhi blu, sono così profondi. Il suo mini abito nero è così scollato che lascia davvero poco spazio all'immaginazione. Non riesco a distogliere lo sguardo e lei sembra accorgersene perché sorride compiaciuta.
«Ti va di ballare?» le chiedo attirandola a me.
«Perché no?!»
La musica house rimbomba nella nostre orecchie e Margaux si dimena muovendo provocante i suoi fianchi a ritmo. Assecondo i suoi movimenti avvicinandomi sempre più a lei. Siamo così vicini che sento il suo respiro caldo sulla mia bocca, mentre continua ad ondeggiare verso me.
«Che ne dici se andiamo al piano superiore?» chiedo malizioso.
«Ecco dov'eri», esclama Zoé avvicinandosi.
«Zoé, non è un buon momento, non vedi che...», le faccio notare indicando Margaux con un cenno della testa.
«Infatti non mi riferivo a te, ma a lei», puntualizza indicando la mia preda.
Resto perplesso per un attimo, finché Zoé mi sorride e attira a se Margaux dandole un travolgente bacio appassionato.
Alzo le mani in segno di resa e concludo esclamando: «Per un ménage à trois sapete dove trovarmi.»
«Ti piacerebbe?!» risponde Margaux.
«Ma puoi scordartelo», conclude Zoé divertita.
Alzo le spalle come rassegnato e mi volto lasciando sole le ragazze. Divertito per la situazione in cui mi sono appena trovato, mando un messaggio a Tristan.

IO: dimentica Margaux.

TRISTAN: non ci posso credere, devo davvero offrirti un aperitivo?

IO: magari. Diciamo che non sono il suo genere, e nemmeno tu.

TRISTAN: che intendi?

IO: c'è il marchio "Zoé" su di lei.

TRISTAN: ...non ho parole.

Poso di nuovo il mio iPhone e raggiungo il bancone degli alcolici, continuando a guardarmi intorno. Trovare una lattina di birra piena è davvero un ardua impresa. Dovrei chiedere a Robert dove tiene le sue scorte. Robert. Tra tutte le persone che ho visto finora, ancora non sono riuscito a salutare il proprietario di casa. Che fine avrà fatto? Di sicuro starà flirtando con qualche bella ragazza in un posto più appartato e tranquillo.
Annoiato e sobrio, ritorno verso Zoé e Margaux, magari sapranno dove posso trovare qualcosa da bere, ma sono troppo impegnate a limonare per accorgersi della mia presenza.
Stufo di stare lì senza far niente, nonostante non mi dispiaccia vedere due ragazze "darci dentro", decido di andare alla ricerca di una canna. Non amo particolarmente il fumo, ma in mancanza di alcol non vedo altre alternative per ottenere una finta pace interiore.
In lontananza noto Yvette e la cosa quasi mi sorprende. Tecnicamente dovrebbe essere a casa sua, sotto le coperte a combattere l'influenza, quando in realtà è evidente che la sua era solo una bugia per non dover lavorare stasera al posto di quella ragazza dal bel caratterino. Provo a raggiungerla con la speranza che possa dirmi dove trovare qualcosa da bere o fumare, ma mi fermo immediatamente quando mi accorgo che è impegnata anche lei nel baciare qualcuno. Scorgo di più la testa per individuare chi è il fortunato, ma resto quasi scioccato vedendo che il ragazzo in questione non è altro che Robert. Chi l'avrebbe mai detto. Tutti qui sono insieme a qualcuno o hanno trovato la loro compagnia casuale stasera, mentre proprio io girovago ancora tutto solo per la casa. Questo mette in pericolo la mia reputazione di latin lover.
Decido così di lasciare il party. Sono qui da nemmeno un'ora e già sono stufo di starci. Mi avvicino di nuovo alle ragazze.
«Vado via. Mi annoio», sussurro all'orecchio di Zoé.
«Dai, resta con noi.»
«No, vado a farmi un giro.»
«D'accordo», esclama rassegnata con un'alzata di spalle.
Le do un bacio sulla tempia e mi allontano verso l'uscita.
«Dove vai così di fretta?» biascica una ragazza tirandomi per un braccio.
«Via di qui.»
«Portami con te», bisbiglia.
«Perché dovrei?»
«Non te ne pentirai», mi promette stampandomi un bacio sulle labbra.
«Andiamo», le ordino sorridendo malizioso. Finalmente potrò dare una svolta alla mia serata.
Raggiungiamo la mia moto e, dopo averle passato il casco, salgo in sella e riscaldo il motore. Prima di infilarsi il casco, mi getta le braccia al collo e posa violentemente le sue labbra sulla mie per poi farsi strada nella mia bocca con la sua lingua.
«Wow!» esclamo, «Sei una che sa quello che vuole.»
«Si, Eric. Una donna sa sempre quello che vuole. E io so perfettamente cosa voglio in questo momento.»
«Come sai il mio nome? Io nemmeno conosco il tuo», le faccio notare.
«Che importanza ha? Tanto nemmeno te lo ricorderesti domani mattina. Finiresti con il chiamarmi o mandarmi uno stupido messaggio con una stupida scusa per mollarmi. Restiamo in incognito.»
Tutti sembrano conoscermi meglio di quanto io conosca me stesso. La mia fama mi precede. Le ragazze conoscono già le mie mosse e, se stanno al gioco e alle mie regole, la cosa nemmeno mi dispiace. Non vorrei si illudessero di avere una minima possibilità di costruire un legame sentimentale con me, non sono proprio il tipo. Non sono Emile. Non sono Gerald. Sono solo io.
«In realtà io non sono in incognito, visto che sai il mio nome», le faccio notare.
«Credo sia davvero difficile che tu possa trovare una ragazza che non sappia almeno il tuo nome. Tutte conosciamo il "famoso" Eric senza-cuore.»
«Forse è meglio che tu torni a casa.»
«Andiamo a bere qualcosa, poi ti prometto che tornerò a casa e, se tu vorrai, potrai salire sul mio letto.»
«D'accordo. Dove vuoi andare?»
«Le Crystal. C'è una mia cara amica che ci lavora. Magari potrà offrirci da bere.»
Arrivati al bar, la ragazza con cui sono, di cui non conosco il nome, si precipita all'interno. La seguo e, quando mi accorgo della persona con cui sta parlando, capisco che sarebbe meglio fuggire. La "noiosa" Alice, di cui parla Tristan, è  nelle sue vesti da barman.
«Gisèle, torna a casa. Hai bevuto abbastanza.»
«Dai, Alice. Non fare la guastafeste.»
«Dammi due minuti, vado a cambiarmi e ti porto a casa.»
Alice scompare all'interno dell'area riservata al personale, mentre Gisèle è pronta a tornare verso me.
«La tua amica ha ragione: è ora di tornare a casa», affermo.
Usciamo dal locale prima ancora che Alice faccia ritorno e si accorga della mia presenza.
Accompagno Gisèle a casa e, quando scende dalla mia moto, resta alquanto delusa del fatto che io non la seguirò.
«Buona notte, Gisèle.»
«Notte, latin lover», sbotta nervosa passandomi il casco.
Aspetto che lei sia all'interno del suo palazzo e riparto pronto per ritornare alla festa di Robert. Non ho intenzione di tornare già a casa.

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