18. Alice

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Il viaggio sola in treno ha fatto sì che scaturisse in me infiniti pensieri e che i portasse a pensare a tutto ciò che è accaduto negli ultimi due mesi. Lamentavo spesso della mia vita priva di cose interessanti e piatta, mentre ora posso affermare di essere davvero molto incasinata. Non avrei voluto tutto questo, se solo avessi saputo quali problemi avrebbe comportato avere una vita leggermente più caotica.
Emile ha provato più volte a contattarmi, ma ho chiaramente ignorato ogni suo tentativo di istaurare un dialogo con me bloccandolo su ogni tipo di piattaforma o social network.
Per quanto riguarda Eric, invece, ho atteso per giorni anche solo un messaggio da parte sua, ma non si è mai fatto vivo, né tantomeno ho provato a contattarlo io. Pensavo che in un modo o in un altro mi avrebbe raggiunta 0 quantomeno mi avesse spiegato il motivo per il quale avesse cambiato idea nel partire con me.
Il mio arrivo in Belgio, ha fatto sì che i miei genitori si insospettissero. Trovarmi lì per loro non era una cosa normale, visto e considerato che ho sempre rifiutato di venirli a trovare da quando si sono trasferiti. Mio padre ha subito sospettato che qualcosa non andasse con mia sorella; solo dopo ho capito che in realtà nemmeno lei aveva avvertito i nostri genitori del litigio e del mio trasferimento a casa dei Morel. Invece mamma ha subito ipotizzato che ci fosse di mezzo un ragazzo.
Beh, nessuno dei due ci è andato troppo lontano, ma ovviamente non ho ammesso nessuno delle due cose facendoli credere che la mia fosse una semplice visita di piacere.
Durante questa mini vacanza ho pensato davvero molto a tutto, per esempio ho chiamato Les Crystals e mi sono licenziata. Voglio vivere la mia vita da universitaria andando alle feste e ubriacandomi. Voglio uscire con gli amici. Voglio tornare tardi la sera. E tantissime altre cose.
Non nascondo che qui in Belgio ho dato un'occhiata all'università e alle facoltà. Ho trovato anche un alloggio per studenti e devo ammettere che sono tutti molto disponibili e cordiali, non sarebbe davvero male trasferirsi qui. Purtroppo non è una cosa da poter fare nell'immediato, ma dovrò aspettare la fine dell'anno corrente ed iscrivermi a settembre. Certo, mi mancherà avere il mare a due passi e mi mancheranno i miei due unici amici, ma, a parte questo, vedo solo lati positivi nel mio trasferimento.
La mia breve vacanza qui è finita, sono già in viaggio per il ritorno.
Sono abbastanza ansiosa di tornare, ho un groppo in gola e le mani che mi tremano. Non ho detto a nessuno del mio ritorno, se non a Kate, che verrà a prendermi in stazione. Non so se sperare che abbia avvertito Eric del mio ritorno o meno.
Esco dal treno e vedo Kate correre verso di me per abbracciarmi, cosa che nemmeno mia madre ha fatto quando mi ha vista, era troppo occupata a trovare il motivo reale per il quale ero andata a trovarla.
«Finalmente sei tornata, ci sei mancata molto. Com'è andato il viaggio?» esclama stritolandomi in un abbraccio. «Tutto bene. Sono solo un po' stanca, c'era un neonato nel mio vagone che non la smetteva più di piangere».
«Mi sa che dovremo abituarci a questo rumore», confessa ridacchiando. Mi si gela il sangue pensando a cosa si riferisce.
«Sei sola?» le chiedo dopo un po'.
«Si, i ragazzi erano molto impegnati. Ci sono molte novità e sorprese da farti vedere ora che torniamo a casa», squittisce euforica.
«Anche Eric aveva da fare? Strano, solitamente i suoi unici impegni sono andare alle feste e ubriacarsi», mormoro sorridendo.
«Non da quando sei entrata in casa nostra. Sembra aver messo la testa a posto. A proposito di Eric, lui fa parte delle novità e delle sorprese di cui ti parlavo prima.»
Sono così curiosa che non riesco nemmeno minimamente ad immaginare di cosa si tratta.
In macchina, dirette verso casa, Kate non fa altro che raccontarmi di quanto siano perfetti Emile e Céline e di quanta più sintonia ci sia ora di prima, o di quanto il pancione di mia sorella sia cresciuto a dismisura. Sembra io sia mancata un anno intero invece di tre settimane e mezzo.
«Eccoci», annuncia il nostro arrivo non appena entriamo dalla porta. Mi aspettavo di trovare qualcuno. Mi aspettavo Eric a braccia aperte pronto ad accogliermi, ma non c'è nessuno. La casa è alquanto silenziosa, quasi terrificante. Qualcosa è cambiato, ma non so dire cosa.
«C'è qualcuno?» grida Kate facendo capolino in cucina. «Li ho pure avvertiti di farsi trovare qui a quest'ora. Sapevano tutti che saresti arrivata ora.»
«Non è un problema», fingo, mentre in realtà sono davvero dispiaciuta che nessuno si sia fatto trovare a casa al mio arrivo.
«Dai, vieni con me. Ti svelo la prima sorpresa.»
Annuisco.
Posiziona le sue mani avanti ai miei occhi e mi conduce su per le scale. Una volta su, apre una porta e mi fa entrare all'interno di una delle stanze.
«Ora puoi aprire gli occhi», esclama togliendo le mani dal mio viso.
«Wow!» esclamo. So per certo che mi brillano gli occhi. Sono nella stanza di Emile, ma non è più la stanza che ricordo. È una stanza femminile ed è per me. C'è un grosso armadio ad angolo, che non riuscirò mai a riempire, un letto a due piazze e una scrivania con annessa una libreria.
«Grazie!» esclamo entusiasta abbracciando Kate.
«Non è me che devi ringraziare. È stata un'idea di Eric. Ci teneva così tanto a farti questa sorpresa, che ha costretto anche i suoi amici ad aiutarlo a montare tutto.»
Davvero ha fatto tutto questo per me? Non posso crederci. Diciamo che ora posso perdonare la sua assenza alla stazione e a casa.
«È fantastico. Non ho parole, davvero.»
«Spero ora ti sentirai ancora di più a casa», confessa sorridendo dolcemente. «Disfa le valigie. Se hai bisogno di me sono di sotto a preparare la cena. Tra poco dovrebbero essere tutti di ritorno.»
«D'accordo», le dico abbracciandola.
«Ah, quasi dimenticavo, nel tuo armadio c'è qualche nuovo acquisto che ho fatto per te.»
«Ma non dovevi», cantileno sentendomi quasi in colpa per tutte queste attenzioni.
«Era Natale per tutti, anche per te.» mi da un sonoro bacio sulla tempia ed esce dalla stanza chiudendo la porta.
Mi precipito verso l'armadio e una volta aperto resto di stucco. Kate mi aveva riempito un anta intera. C'erano: un cappotto, un paio di jeans e qualche gonna, due vestitini e un maglione davvero molto morbido.
Quanto avrà speso per tutto questo? È impazzita?
Per la gioia, inizio a provarmi le nuove cose e scelgo di indossare il maglione nuovo con un paio di jeans scuri.
Apro la valigia e inizio a separare le cose da mettere a posto e le cose da buttare in lavatrici, quando improvvisamente sento un ronzio provenire al piano di sotto e capisco immediatamente che sono arrivati i tre moschettieri.
Il cuore batte all'impazzata e non so nemmeno per quale fratello Morel sta dando di matto in questo momento.
Mi do una sistematina guardandomi allo specchio, faccio un respiro profondo ed esco dalla camera per raggiungere gli altri.
Il primo che incontro sulle scale è Gerald.
«Eccoti, finalmente. Stavo proprio venendo a chiamarti, ma mia madre insisteva di non disturbarti perché probabilmente stavi dormendo.»
Mi abbraccia e mi solleva da terra con una facilità incredibile.
«Ti sei inscritto in palestra, vedo», esclamo dandogli un colpetto sul petto, dopo avermi messo giù.
«Finalmente qualcuno che apprezza i miei sforzi», esclama baciandosi il bicipite.
Scoppiamo entrambi a ridere per quel ridicolo gesto che ha appena fatto e scendiamo al piano di sotto.
Emile è lì che accarezza il pancione di mia sorella, mentre quest'ultima mi guarda con dolcezza. Cosa è successo? Da quando Céline mi guarda in questo modo?
Mi avvicino a salutarli e per la prima volta il contatto con Emile non provoca niente in me se non indifferenza.
Céline, invece, per quanto può, prova a stritolarmi in un abbraccio e provo a ricambiare mettendo da parte tutte le divergenze che ci sono state.
«Posso?» le chiedo indicando la pancia.
«Certo che puoi.» Si scopre il ventre ed io inizio ad accarezzare la mia nipotina.
Manca un Morel, quello figo. Manca quello per il quale il mio cuore non ha finito ancora di impazzire.
Nemmeno il tempo di pensarlo che un rumore di chiavi e una porta che si spalanca spostano la mia attenzione dal pancione alla porta. Eccolo, finalmente!
Eric da capolino dalla porta, il mio sorriso si allarga non appena il mio sguardo incontra il suo, ma sembra non ricambiare la mia stessa felicità, anzi sembra preoccupato. Non appena entra in casa, capisco il motivo. Non è solo. Ha una bambina in braccio e una ragazza per mano.
Sento un rumore di vetro andare in pezzi e no non è una finestra, ma il mio cuore che va in frantumi avanti a quella scena.

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