È già passata quasi una settimana dal mio primo disastroso party. Al ritorno dalla spiaggia ho passato circa ventiquattro ore chiusa in camera di Eric. Ero così stanca che ho dormito per tutto il giorno. Uscire da lì avrebbe creato un alto rischio di incontrare quella faccia tosta del ragazzo di cui sono innamorata e non avevo proprio la forza e la voglia di affrontarlo. Se non fosse stato per Eric, domenica non avrei nemmeno pranzato e cenato: è stato così gentile da portarmi i pasti a letto. Nonostante fossi in uno stato comatoso, mi sono comunque accorta di tutte le volte che è entrato in stanza per assicurarsi che io stessi bene o avessi bisogno del suo aiuto o anche solo della sua compagnia. È totalmente un'altra persona rispetto a quella che ho conosciuto il giorno del mio compleanno. Devo ammettere che ho apprezzato davvero l'invito al party e la nottata/mattinata in sua compagnia sulla spiaggia.
Durante la settimana ha avuto addirittura la premura di accompagnarmi e venirmi anche a prendere lui personalmente all'università e al lavoro. Non so come sia possibile ma sono stata capace di non incontrare mai Emile in questi giorni, se non di sfuggita, ma non siamo mai andati oltre i convenevoli.
Suona la sveglia, per fortuna oggi non ho nessun corso da seguire e posso sonnecchiare un altro po', così afferro il telefono e spengo la sveglia, prima che quell'odiosa melodia possa svegliare tutti qui in casa, se non addirittura il vicinato.
Stasera c'è l'evento che attendo da tutta una vita: il concerto di Lady Gaga a Parigi. Io e Samuel partiremo nel pomeriggio per raggiungere La capitale. Abbiamo affittato anche una camera nello stesso albergo dove alloggerà la mia cantante preferita. Magari sarò così fortunata da incontrarla personalmente, peccato che però non mi sappia esprimere fluidamente in inglese. Per fortuna Samuel sarà il mio traduttore. Abbiamo già preparato un discorso nell'eventuale casualità di incontrarla.
Sono così elettrizzata per questo concerto.
Manco a Parigi da un bel po' di anni e un po' mi spaventa ritornarci. Non sono per nulla abituata a città così grandi e sfarzose, ci sono alte probabilità di perdersi e, con il mio senso di orientamento da piccione viaggiatore cieco, sono sicura che arriverò tardi al concerto. Il mio mancato senso dell'orientamento però non sempre ha portato della negatività nella mia vita. Uno dei vantaggi nell'avere questa dote, è che conoscerò sempre strade nuove e spesso piccoli paradisi terrestri che non potrei mai visitare se non fossi così sbadata. Infatti se Eric non mi avesse dato retta, due giorni fa non ci saremmo ritrovati in uno dei pub più buoni di Juan Les Pins. Mi sta ancora ringraziando per avergli dato l'opportunità di addentare quello squisito panino.
Abbiamo trascorso molto tempo insieme, per non parlare del fatto che adesso dormiamo anche nella stessa stanza. Eric è riuscito a portare il divano letto dalla camera di Emile alla sua, in modo da non dormire più sul divano. Nonostante ciò, mi ha lasciato il suo letto, mentre lui dorme su quel letto richiudibile che prima era mio.
Scendo dal letto in punta di piedi e provo a passare tra i due letti senza perdere l'equilibrio. Sarebbe molto più comodo camminare su di una corda come i migliori equilibristi nei circhi. Camera di Eric non è poi così grande quanto quella di Emile, tanto è vero che, quando il divano letto è aperto, non c'è più spazio nemmeno per muoversi. Occupa così tanto spazio che si può quantificare paragonandolo ai sensi di colpa che provo nel vederlo in queste condizioni a causa mia.
Fino ad oggi non ho mai avuto problemi, anche perché Eric era già in piedi e il letto già chiuso quando mi svegliavo, ma oggi non ho intenzione di farlo alzare così presto solo perché voglio andare in cucina a bere un po' d'acqua prima di tornare a letto.
Passo tra i due letti che sono uno affianco all'altro, il mio è posizionato tra il muro, che ospita una grossa finestra, e il divano letto dove ora dorme Eric. In pratica posso solo passare tra questi due in questo misero spazio. Durante la mia impresa da circo, sbatto il mignolino del piede vicino a uno dei piedi del letto. Ormai ero quasi arrivata a destinazione, ma il dolore fortissimo che provo mi fa perdere l'equilibrio facendomi cascare su di Eric, che si sveglia di soprassalto.
«Scusa! Scusa! Scusa!» esclamo mortificata.
Sono completamente stesa sul suo petto nudo. Che vergogna!
Gli sono così vicino che sento il suo battito accelerato, quasi impazzito. Poverino gli avrò fatto prendere un colpo.
«Scusa! Mi dispiace. Non volevo svegliarti. È che ho sbattuto il...»
«Scusarti per cosa? Non c'è risveglio migliore», mi interrompe e quasi arrossisco alla sua affermazione.
Sono ipnotizzata dai suoi occhi e non riesco a spostarmi da questa posizione imbarazzante, Eric mi posiziona una ciocca di capelli dietro il mio orecchio e finisce per far scorrere le sue dita sulla mia guancia accarezzandomi dolcemente. Ora sto andando letteralmente in fiamme, altro che arrossire. Sposto subito il mio sguardo sul suo petto e, con una scusa, provo a distrarmi.
«Carino questo tatuaggio, ti sta molto bene», dico indicando il sole tribale che si trova su uno dei pettorali. Come posso aver detto davvero "ti sta bene"? Non è mica un indumento. Quanto posso sembrare stupida in questo momento? Che vergogna. «Ha un significato?» chiedo cercando di rimediare ai danni.
Eric si irrigidisce e delicatamente mi fa scendere dal suo corpo.
«Una lunga storia», afferma prima di alzarsi e sparire dalla stanza.
Resto come una sciocca a fissare la porta non capendo per quale motivo si sia comportato in questo modo. Il suono del mio telefono mi risveglia dallo stato di trance. È Samuel, probabilmente vorrà sapere l'orario della partenza.
«Ehi, tesoro!» squittisco.
«Ciao Alice.»
«Sei pronto già? Perché io no. Non ho nemmeno preparato la valigia», confesso ridendo.
«Alice, ascolta, non potrò venire al concerto. Mi dispiace da morire. So che era una cosa che avremmo dovuto fare io e te, ma mamma non sta bene e non posso lasciarla da sola. Sai quanto delicata sia la sua situazione...»
Resto ovviamente malissimo a questa notizia, era il nostro sogno andare al concerto della nostra beniamina, ma comprendo, per quanto posso, la sua emergenza. La madre ha avuto un intervento molto delicato qualche giorno fa e sono giorni che sta avendo problemi, forse dovuto proprio a causa dell'intervento stesso.
«Capisco. Mi dispiace tantissimo. Posso fare qualcosa?»
«Si, voglio che tu vada lo stesso a Parigi. Porta chi vuoi, ma vacci. Fallo per me. Ovviamente dovrai raccontarmi tutto quando tornerai.»
«Non ho intenzione di andarci senza te», ribatto tristemente.
«Non fare la stupida. Il mio è un regalo e voglio che tu lo sfrutti.»
«Ma...», provo a controbattere, ma non me ne dà modo.
«No, Alice. Nessun "ma".»
«D'accordo», lo assecondo rassegnata.
«Esatto, è proprio questo quello che volevano sentire le mie orecchie. Divertiti», esclama prima di riagganciare, forse per non scoppiare a piangere.
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Million Reasons
Teen FictionJuan-les-Pins, 2016. Eric Morel è un ragazzo di ventitré anni dal carattere molto chiuso e introverso. Non ha un ricordo nitido di suo padre, il quale ha lasciato lui, sua madre e i suoi due fratelli quando Eric aveva solo tre anni. La causa probabi...