Abbiamo dormito in macchina e siamo svegli già da un po' scambiandoci qualche silenzioso sorriso e qualche carezza qui e là. C'è così tanta connessione emotiva Quando si è con la persona che si ama.
Abbiamo visto l'alba ed Alice è rimasta incantata dai colori così vivaci che il cielo ha assunto non appena il sole è spuntato. Per fortuna avevo con me una grossa coperta di lana e non abbiamo avuto problemi a superare la fredda notte.
La chiamata di mia madre interrompe il nostro momento romantico, ma non è me che chiama, è ad Alice che cerca.
«Kate, buongiorno», farfuglia imbarazzata, come se mia madre potesse vedere ora in che condizioni siamo. Certo, può immaginarlo, visto che nessuno dei due è tornato a casa.
Il viso di Alice si trasforma improvvisamente in una smorfia mista di preoccupazione e dolore.
«C'è qualcosa che non va?» le chiedo provando ad attirare la sua attenzione, ma con un gesto della mano allontana il mio viso provando a concentrarsi su quello che probabilmente le sta dicendo mia madre.
Chiusa la telefonata, Alice è sconvolta, mi guarda terrorizzata e sembra non sappia da dove iniziare per spiegarmi il tutto. Fa un grosso sospiro e prova ad aprire bocca, ma la richiude immediatamente. È insicura.
«Sai che puoi dirmi tutto, vero?»
Annuisce. «Da dove incomincio?» chiede più a se stessa che a me. «Tua mamma è in commissariato, ha accompagnato Emile a costituirsi.»
Questa è un ottima notizia, ma non capisco cosa abbia raccontato alla polizia.
«Emile dovrà scontare qualche anno in galera», continua provando a mantenere la calma.
Anno di galera? Non capisco. Si, si è preso gioco di me, ma non è una cosa penalmente punibile se non con qualche risarcimento danni. La galera mi sembra eccessiva.
Vedendo la mia espressione interrogativa, Alice poggia una mano sulla mia e riprende il discorso, a quanto pare non è tutto.
«Non ho finito. Con loro due c'è anche Candice, ed è grazie a lei se tua madre è riuscita a convincere Emile a confessare.»
Il solo nominare Candice mi fa venire una rabbia incredibile.
«E le bambina? Angéline e Julie con chi sono ora?»
«Ecco, questa è la parte più difficile», esclama sospirando.
Ah, bene. Pensavo che la parte più difficile fosse spiegarmi il motivo per il quale mio fratello maggiore rischia di marcire in carcere per non so quanti anni.
«Sono con tuo padre», mormora piano.
Scoppio a ridere. Rido così di gusto che non riesco a fermarmi. Mio padre? Certo, come no.
«Sono seria, Eric. Purtroppo non posso dirti altro, perché tua madre ha detto che vuole parlarne personalmente con te.»
Ditemi che è uno scherzo. Non può essere davvero. Mio padre è tornato. Con quale coraggio è qui a Juan Les Pins? Da quanto tempo?
E mia madre? Da quanto tempo lo sapeva? Come può fidarsi di un uomo che ci ha abbandonato? Che ha abbandonato mia madre con tre figli? I suoi figli.
Mi gira la testa, la mia vista è annebbiata e, senza pensarci due volte, sferro un pugno nel sediolino che mi ritrovo avanti, rompendo gran parte della tappezzeria. Alice salta per lo spavento, ma si fa strada tra le mie braccia sussurrandomi «Supereremo anche questa.»Siamo in commissariato, Alice ed io non sappiamo il motivo per il quale Emile ci abbia voluto vedere. In realtà non sappiamo nemmeno perché è qui a un passo dalla cella. Ma poco mi interessa in questo momento essendo che c'è uno sconosciuto, che sostiene di essere mio padre, in casa mia con mia nipote e Julie.
Con quale coraggio, mi chiedo ancora io, abbia avuto la sfacciataggine di tornare nelle nostre vite dopo così tanto tempo?
«Finalmente siete qui», esclama mia madre con voce roca, reduce da un pianto. Abbraccia immediatamente Alice e sussurra: «Se non vorrai perdonarlo, hai tutti i diritti.»
Alice si scosta e resta perplessa per un po', finché non ci raggiunge in manette mio fratello dall'aria stravolta.
«Alice. Alice, perdonami ti prego. Io non volevo, è stato un incidente...», farfuglia tra le lacrime.
«Non capisco a cosa tu ti riferisca», confessa sempre più confusa.
Emile sgrana gli occhi e cerca attenzioni da mia madre: «Pensavo glielo avessi detto.»
«Non spetta a me dirglielo», afferma affranta. «Vi lascio soli», esclama prima di lasciare la stanza.
Sono sempre più confuso, ma anche curioso di scoprire cosa possa aver fatto di così grave per indossare quei braccialetti tanto alla moda.
«Angéline sta bene?» chiede prima di tutto Alice preoccupata.
Emile annuisce e va sedersi difronte a noi, mentre lei tira un sospiro di sollievo.
«Non so da dove iniziare...»
«E piantala con questa messa in scena. Dicci perché sei qui o perché hai richiesto la nostra presenza. Ho problemi ben più gravi a cui pensare e tu non ne fai parte. Nostro padre è tornato e tua figlia è nelle sue mani per colpa tua, perché sei qui ora», grido alzandomi come una furia inveendo contro di lui, ma mio fratello non si scompone.
«Sono qui per chiedere il perdono.»
Mi sta davvero dando su i nervi!
«Perché vorresti il nostro perdono? Cosa hai fatto?» chiede Alice provando a mantenere la calma.
«Comincerò da te, Eric», sospira. «Nostro padre non è andato via di volontà sua. Fino ad oggi è stato in prigione.»
«Ottimo, ora si che sono tranquillo sapendolo a casa con le bambine», sbraito.
«Non ho finito. Se tutti questi anni è stato lì, è perché l'ha fatto per proteggermi, per non farmi finire in riformatorio.»
E perché mai avrebbe dovuto finire in riformatorio? Non lo interrompo.
«Tu eri piccolo, non ricorderai, ma a tredici anni e mezzo ho frequentato persone poco raccomandabili. Una sera mi hanno dato una pistola e mi hanno costretto a fare una cosa per dimostrare che ero uno di loro, un loro amico, come la vedevo io. Dovevo semplicemente rapinare una farmacia, ma non è andata esattamente così. La ragazza dietro al bancone ha fatto scattare l'allarme, così mi sono spaventato e ho pensato che...», si interrompe per dar sfogo alle sue lacrime. «Lei mi conosceva. Avrebbe detto tutto alla polizia, anche se fossi fuggito via. E così, in preda al panico, l'ho minacciata di sparare. Non credevo che la pistola fosse carica e quando il colpo è partito e lei si è accasciata al suolo in un mare di sangue, sono morto insieme a lei.»
Non posso credere a tutto questo. Il figlio perfetto, colui che non ha mai deluso mia madre, è capace di uccidere una persona. Non so più quale sentimento di avversione provare verso lui, mi fa letteralmente schifo.
«Ho chiamato l'unica persona che potesse aiutarmi. Papà», continua senza mai incrociare il suo sguardo. «È arrivato prima della polizia e... colto alla sprovvista, si è addossato tutte le colpe.»
Sono sconvolto e vorrei uccidere mio fratello con le mie stesse mani. Ho odiato mio padre per averci abbandonato per così tanto tempo, quando invece la causa è questo stronzo che mi ritrovo di fronte.
Mi alzo in piedi e urlo frustato facendo volare il tavolino dall'altro lato della stanza. Non so dove sia uscita questa forza, ma so che se mi capitasse Emile tra le mani, lo avrai già massacrato.
«Per quanto riguarda te, Alice.»
Lei sussulta. Il suo sguardo è terrorizzato e non riesce ad aprir bocca. Non è facile accettare che la persona che credevi di amare in realtà è un mostro.
«Tua sorella aveva scoperto il mio segreto. Stava dando di matto, così tra le urla e altro, l'ho spinta e ha battuto forte la testa», singhiozza. «È colpa mia se Céline ora è in coma», confessa.
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Million Reasons
Teen FictionJuan-les-Pins, 2016. Eric Morel è un ragazzo di ventitré anni dal carattere molto chiuso e introverso. Non ha un ricordo nitido di suo padre, il quale ha lasciato lui, sua madre e i suoi due fratelli quando Eric aveva solo tre anni. La causa probabi...